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Giochi di ruolo e laboratori per disinnescare la violenza in casa e in azienda

violenza

Giochi di ruolo, gaming, palestre relazionali, laboratori per lo sviluppo dell’intelligenza emotiva. Sono decisamente innovativi gli approcci allo studio per migliorare le relazioni, in famiglia, a scuola, ma soprattutto in azienda. Obiettivo, contrastare l’epidemia di violenza che spesso di manifesta contro le donne e i più fragili, come testimonia la cronaca.

“In un contesto ad alta densità conflittuale, non può essere l’intelligenza artificiale, per altro necessaria, a curare le nostre ferite. Serve un’intelligenza relazionale, che ci faccia percepire il perché del conflitto, della violenza, e soprattutto chi soffre violenza e chi la causa”, dice a Fortune Italia la psichiatra e già senatrice Paola Binetti, che insieme al senatore Antonio De Poli ha organizzato un evento dedicato a questi temi nei giorni scorsi a Roma, a Palazzo Madama.

“C’è un’opzione fondamentale per cui ognuno di noi deve scegliere liberamente come reagire alla frustrazione o alla aggressione”, ricorda Binetti.

All’evento – in collaborazione con la Commissione Diritti umani del Senato presieduta da Stefania Pucciarelli – è stato presentato “Donne e relazioni”, l’ultimo numero dei Quaderni Fondazione Marco Vigorelli Corporate family responsibility. Nel volume vengono illustrati il progetto di Marco Scicchitano e il suo metodo sull’uso del gioco di ruolo in clinica, in ambito educativo e formativo; i risultati della ricerca State of the Heart di Six Seconds sull’utilizzo dell’intelligenza emotiva nell’ottica del benessere di professionisti e aziende; l’esempio delle palestre relazionali promosso da Elis per mettere in comunicazione le aziende.

“Restituire violenza a violenza, subire passivamente, lasciarsi dominare dalle emozioni e abbandonarsi ad una condotta istintiva che taglia fuori la capacità di ragionare, i valori della mediazione. È questo il campo circoscritto della nostra libertà – riflette Binetti – assumere la violenza per amplificarla, stemperarla nella magnanimità e nel perdono, interrompere la relazione interpersonale. Non ci sono regole fisse. Ci sono persone che interagiscono liberamente cercando di far emergere quel che reputano il bene della famiglia, della società. Perché l’alternativa resta circoscritta tra l’affermazione di sé, il proprio individualismo, e il valore intrinseco della relazione”.

Quanto a quelle che appaiono come vittime predestinate, “le donne sono in grado di generare legami e di prendersi cura delle persone ferite, solo se escono dal circuito delle relazioni tossiche, anche in ambito professionale – evidenzia Binetti – Imparare a lavorare in un’ottica di team building a difesa del benessere relazionale è la sfida essenziale per garantire efficacia ed efficienza al lavoro”.

Una sfida essenziale anche per un’attivazione ‘salutare’ dell’intelligenza artificiale. “Occorre assumere i vantaggi dell’AI senza perdere di vista il valore della umanizzazione relazionale a casa, a scuola e nel lavoro. Sono le soft skill che permettono di controllare le emozioni, gestire le frustrazioni, investire nelle proprie aspirazioni e nei propri sogni. Sostenere le competenze relazionali e riconoscerne il valore deve essere una istanza forte nella formazione, anche in un’ottica di prevenzione delle manifestazioni violente”, conclude Binetti.

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