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Maltempo in Emilia Romagna: le strategie per mitigare le alluvioni

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È ancora allerta rossa in Emilia Romagna, alle prese con un’ondata di maltempo che ha scaricato sulla Regione piogge intensissime e prolungate. Risultato? Le immagini mostrano fiumi esondati, strade impraticabili, campi allagati. Con un bilancio di oltre mille sfollati. Il tutto nelle stesse aree duramente colpite poco più di un anno fa. Se il cambiamento climatico moltiplica gli eventi estremi in Italia, cosa è stato fatto in questi mesi per il territorio? E cosa ci suggeriscono le esperienze all’estero?

Il punto sugli interventi

In Emilia Romagna “i fondi stanziati dal commissario sono stati tutti impegnati e quelli ancora da liquidare sono relativi a cantieri in corso o completati, per i quali si stanno realizzando i collaudi. Complessivamente, subito dopo l’emergenza i lavori di ripristino del territorio hanno visto 402 interventi immediati: 130 già completati, 158 quelli in corso e 114 in progettazione. Il tutto per un investimento totale di circa 343 milioni di euro, tra somme urgenze, urgenze e programmazione di fondi regionali”, ha puntualizzato la presidente facente funzioni dell’Emilia-Romagna, Irene Priolo.

Se gli interventi urgenti sui fiumi “sono tutti realizzati o in corso”, ha detto Priolo, “per reggere eventi di questa portata, come ci hanno indicato tutti gli esperti incaricati, occorrono interventi strutturali di più ampio respiro. Sono quelli individuati dal piano della ricostruzione che abbiamo concordato col Commissario e che attendiamo con impazienza che sia approvato”.

Ma è davvero possibile ingegnerizzare fiumi e terreni per ridurre i rischi legati alle alluvioni e migliorare la resilienza dei territori? Fortune Italia lo ha chiesto ad Alessandro Miani, presidente Società Italiana di Medicina Ambientale Sima.

Le aree di espansione fluviali

“L’adozione di pratiche moderne per prevenire le alluvioni causate da eventi meteorologici estremi come le bombe d’acqua – spiega Miani – si fonda su una combinazione di strategie infrastrutturali, naturalistiche e gestionali che lavorino in sinergia. Un approccio particolarmente efficace è l’incremento di infrastrutture verdi come le aree di espansione fluviale e le zone umide ripristinate, che fungono da veri e propri serbatoi naturali capaci di trattenere l’acqua in eccesso, riducendo il carico sui sistemi idrici urbani. In Italia, l’introduzione di queste misure ha già dimostrato una riduzione del rischio di alluvione fino al 30% in aree precedentemente soggette a frequenti eventi calamitosi”.

Agricoltura rigenerativa

Un altro strumento fondamentale “è l’agricoltura rigenerativa, che promuove la copertura vegetale permanente e il miglioramento della struttura del suolo, aumentando così la capacità di assorbimento dell’acqua e riducendo l’erosione del suolo. In Francia, l’implementazione di tecniche di agricoltura sostenibile ha dimostrato di ridurre del 15% il rischio di ruscellamento superficiale, uno dei principali fattori che contribuiscono alle inondazioni in aree rurali”, ricorda Miani.

Tetti verdi e giardini pluviali

Tra le pratiche più all’avanguardia, “la creazione di tetti verdi e giardini pluviali nelle città, che – riferisce Miani – permette di trattenere fino al 70% delle precipitazioni, mitigando così l’impatto delle forti piogge e riducendo il sovraccarico dei sistemi fognari. Berlino, pioniera nell’adozione di questi sistemi, ha visto una riduzione significativa del rischio di allagamenti urbani, con un abbattimento del 25% dei volumi d’acqua in eccesso durante le precipitazioni intense”.

AI e algoritmi

Anche le soluzioni tecnologiche stanno giocando un ruolo chiave nella prevenzione delle alluvioni, con l’introduzione di sistemi di allerta precoce basati su intelligenza artificiale e modelli predittivi che analizzano in tempo reale le condizioni meteorologiche e i livelli dei fiumi, consentendo interventi tempestivi e mirati. “In Giappone, questi sistemi hanno contribuito a ridurre del 40% i danni causati da alluvioni nelle aree ad alta densità urbana, evidenziando il potenziale di una gestione proattiva delle emergenze”, dice l’esperto.

Fiumi e acque piovane

“La rinaturalizzazione dei corsi d’acqua attraverso la rimozione di barriere artificiali e il ripristino di meandri naturali migliora la capacità di adattamento dei fiumi alle piogge intense, permettendo un deflusso più controllato delle acque. In Svizzera, l’applicazione di questi principi ha portato a una riduzione del rischio di alluvione di oltre il 20% nelle valli alpine, mostrando l’efficacia delle soluzioni basate sulla natura”, aggiunge ancora Miani.

Ma le bombe d’acqua mettono in ginocchio anche le città.In questo caso “l’adozione di piani di gestione delle acque piovane, che includono l’installazione di cisterne sotterranee e la creazione di superfici permeabili, è fondamentale per ridurre l’impatto” delle precipitazioni violente e intense. Lo dimostra il caso di Singapore: “Queste misure possono ridurre del 35% i volumi d’acqua in eccesso, prevenendo così le inondazioni in un ambiente urbano densamente popolato”, conclude Miani.

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