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Se l’intelligenza artificiale può aiutarti a trovare uno ‘scopo’ a lavoro

intelligenza artificiale lavoro

Se ti venisse messo a disposizione il 20% del tempo che passi al lavoro ogni giorno, come lo utilizzeresti? Questa è la domanda che Lareina Yee, senior partner di McKinsey e presidente del McKinsey Technology Council, mi ha posto mentre discutevamo le implicazioni dell’intelligenza artificiale generativa per i lavoratori.

Da quando OpenAI ha lanciato ChatGPT nel 2022, il mondo è in fermento per l’idea che i robot potrebbero letteralmente prendere il nostro posto sul lavoro. Un sondaggio del 2023 condotto da Fortune e The Harris Poll ha rilevato che il 40% dei lavoratori che conoscono ChatGPT teme che potrebbe sostituirli. Migliaia di loro hanno già perso il lavoro a causa della tecnologia. Il noto investitore di venture capital Kai-Fu Lee prevede che l’intelligenza artificiale sostituirà il 50% dei posti di lavoro entro il 2027.

Se fosse vero, questo potrebbe avere un impatto serio sulle nostre carriere e sui nostri conti bancari. Ma potrebbe anche minacciare il nostro senso di scopo, il nostro purpose, che molti di noi trovano e cercano proprio nel lavoro, specialmente dopo il fenomeno delle Grandi Dimissioni. La ricerca di McKinsey rivela che il 70% dei dipendenti afferma che il proprio scopo è definito dal lavoro. Se l’intelligenza artificiale ci togliesse quel lavoro, cosa ci rimarrebbe?

Tutto dipende da come utilizziamo il nostro tempo, ed è proprio questo il punto che Yee vuole sottolineare con la sua domanda. Lei crede che l’intelligenza artificiale generativa ci permetterà di trovare un maggiore piacere nel lavoro sostituendo i compiti più banali, liberandoci così per coltivare connessioni umane e investire nella nostra crescita personale.

“Non abbiamo dati che mostrano come le persone utilizzerebbero questo tempo, ma l’ottimista che è in me dice che lo impiegheremmo per cose che le macchine non possono fare”, dice. “Il tempo è una risorsa scarsa. Se fossimo in grado, come esseri umani, di spostare il nostro tempo verso attività di qualità superiore?”

A quel punto il potenziale sarebbe infinito, afferma Yee.

Ciò che ci rende umani

Lo scopo è solo uno degli elementi che rendono il lavoro significativo, definito dal filosofo e ricercatore di psicologia Frank Martela come un lavoro che ha un valore oltre a permetterci di sbarcare il lunario. Martela, professore associato presso l’Università di Aalto in Finlandia e cofondatore di Filosofian Akatemia, ha trascorso la sua carriera studiando il significato della vita. Nel 2018, ha pubblicato una ricerca con la teologa Anne B. Pessi, che ha rilevato che il significato, l’autorealizzazione e uno scopo più ampio sono dimensioni chiave del lavoro.

Secondo Martela, il purpose – la sensazione che il proprio lavoro aiuti altre persone o una causa – è la fonte più tipica di significato nel lavoro. “Ecco perché infermieri, medici e pompieri sono considerati lavori particolarmente significativi: l’impatto sugli altri è tangibile e, in alcuni casi, può salvare vite”.

Tuttavia, aggiunge Martela, troviamo significato anche nel fatto di poter esprimere noi stessi attraverso il lavoro. “Artisti o atleti sentono che vengono pagati per fare ciò che amano. Un estroverso potrebbe amare il suo lavoro come venditore perché gli consente di interagire con le persone”.

Erin Cech, professore associato di sociologia presso l’Università del Michigan, spiega che l’idea di centrare la nostra identità e autoespressione nel lavoro è stata a lungo alla base della nostra comprensione di chi siamo e di chi vogliamo essere. Questa ricerca di autoespressione, insieme a un mercato del lavoro più precario rispetto a quello dei nostri genitori, ci ha portato a considerare il nostro lavoro come un grande investimento personale.

Meno compiti noiosi, più connessioni umane

Martela sostiene che l’intelligenza artificiale possa essere positiva per la ricerca di significato nel lavoro, poiché ci permette di essere più creativi ed efficienti nei compiti più stimolanti. “Più l’intelligenza artificiale si occupa delle attività noiose e di routine, più possiamo concentrarci su quelle entusiasmanti, creative e impegnative”.

Yee condivide questo punto di vista, sottolineando che l’intelligenza artificiale ci libererà tempo per connetterci con i colleghi o investire nelle nostre competenze e nella nostra rete professionale, migliorando così anche la nostra performance lavorativa.

Anche se scopo e significato nel lavoro non sono facili da misurare, Yee riconosce che le decisioni aziendali su come utilizzare il tempo libero grazie all’intelligenza artificiale saranno cruciali. Inoltre, gli strumenti di intelligenza artificiale possono anche essere straordinariamente efficaci nel mostrare empatia, fungendo da coach per aiutare i lavoratori a costruire connessioni più profonde.

Tuttavia, Cech avverte che se l’intelligenza artificiale inizia a imitare gli aspetti relazionali del lavoro umano, ciò potrebbe influire negativamente sulla soddisfazione lavorativa. Le relazioni di lavoro sono una parte fondamentale dell’esperienza lavorativa, e se i robot si occupano di creare tali connessioni per noi, potrebbe esserci un impatto significativo sulla nostra quotidiana soddisfazione sul lavoro.

Infine, Martela riflette sul fatto che, pur essendo migliori di noi in molti compiti, i robot potrebbero sfidarci a trovare il senso di ciò che facciamo. Tuttavia, sottolinea che molti trovano ancora il gioco degli scacchi significativo, nonostante le moderne AI siano imbattibili in quel campo.

Questa storia è stata originariamente pubblicata su Fortune.com

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