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Bianca Balti e il tumore all’ovaio: dai geni alle strategie di cura

tumore Bianca Balti

È un annuncio che dà i brividi quello che la splendida Bianca Balti ha affidato al suo profilo Instagram, corredato da un bellissimo sorriso distopico: “Domenica scorsa sono corsa in pronto soccorso per un brutto dolore addominale e ho scoperto che si trattava di un tumore dell’ovaio in stadio 3c. È stata una settimana piena di paura, dolore e lacrime ma soprattutto di amore, speranza, risate e forza. Ho davanti a me un lungo viaggio, ma so che lo sconfiggerò. Per me stessa, per le persone che amo (soprattutto mia figlia) e a tutti quelli che hanno bisogna di forza, posso prestarne un po’ della mia, perché ne ho tanta”.

Una notizia piombata come un fulmine a Barcellona, dove è in corso uno dei più grandi congressi di oncologia al mondo, quello dell’Esmo (Società Europea di Oncologia). Una vetrina di progressi terapeutici, di battaglie vinte (in attesa di vincere la guerra contro il cancro) e di tanta speranza. Che non deve mai venir meno naturalmente. Anche se la storia di Bianca Balti, portatrice della mutazione Brca, la stessa di Angelina Jolie, che conferisce un rischio aumentato di sviluppare una serie di tumori, in questo contesto è comunque un pugno nello stomaco. Che va razionalizzato.

“Per il tumore dell’ovaio ancora oggi non abbiamo uno screening efficace – ricorda a Fortune Italia la professoressa Domenica Lorusso, ordinario di Ostetricia e Ginecologia presso la Humanitas University e direttore del Programma di Ginecologia Oncologica Humanitas San Pio X di Milano – e questo fa sì che nell’80% dei casi la malattia venga diagnosticata al 3° o al 4° stadio”.

In realtà, in questo caso è particolarmente sfortunato, perché qualcosa in più si sarebbe potuto fare. “La signora Balti – prosegue l’esperta – presenta una mutazione, quella del gene Brca, che non causa la malattia, ma sicuramente conferisce un aumentato e accertato rischio di svilupparla e le pazienti portatrici del gene di Angelina Jolie, sono oggi le uniche alle quali si può offrire una prevenzione primaria del tumore dell’ovaio. Si tratta della cosiddetta chirurgia profilattica, cioè dell’asportazione delle tube e delle ovaie ad una certa fascia d’età, che è entro i 40 anni per le pazienti portatrici della mutazione BRCA1 e entro i 45 anni per quelle portatrici della mutazione BRCA2”.

La top model italiana si era già sottoposta nel dicembre 2022 alla mastectomia bilaterale ed era diventata una testimonial, come già prima di lei Angelina Jolie, della chirurgia profilattica; in una recente intervista aveva fatto capire di aver messo in conto anche l’asportazione delle ovaie. Ma, nel suo caso, la malattia è stata più veloce delle strategie di prevenzione. Bianca Balti oggi ha una malattia in stadio avanzato.

“Un tumore ovarico al terzo stadio – ricorda il professor Saverio Cinieri, presidente di Fondazione Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica) – significa che il tumore non è più confinato all’ovaio, ma può essersi esteso e aver dato metastasi peritoneali”. Il che spiegherebbero i forti dolori addominali che hanno portato la modella in pronto soccorso.

Ma allora cosa succede adesso? “Oggi – rassicura Lorusso – proprio per le pazienti portatrici della mutazione BRCA1/2 abbiamo delle strategie terapeutiche estremamente efficaci, rappresentate dai PARP inibitori, questa nuova classe di farmaci in compresse che vengono prescritti al termine dei sei cicli di chemioterapia, come trattamento di mantenimento per i due anni successivi. Gli studi ci dicono che questo si traduce in un ritardo mediano di tre anni alla ripresa di malattia; a distanza di cinque anni, una paziente su due di quelle trattate con i PARP inibitori è ancora senza recidive e a 7 anni il 70% di loro è ancora in vita”.

Bianca Balti, che vive da anni negli Stati Uniti, è stata operata in questo Paese dopo essersi recata in pronto soccorso per una complicanza (forse un’ostruzione intestinale). Ma non è certo necessario andare in America per trovare centri d’eccellenza. “Quello dell’ovaio – sottolinea la professoressa Lorusso – è un tumore raro che, in quanto tale, va trattato presso centri di riferimento dove c’è esperienza su tutto il percorso terapeutico di questa patologia, che richiede i migliori e più esperti chirurghi, oncologi, patologi e patologi molecolari. È importante sottolineare per che le pazienti italiane hanno a disposizione in Italia diversi centri d’eccellenza per la cura di questa patologia, che nulla hanno a che invidiare a quelli di altri Paesi. Alle pazienti italiane viene offerta la chirurgia profilattica, come quella citoriduttiva al momento in cui la malattia compare, il test del BRCA e i farmaci di ultima generazione”.

“La storia della signora Bianca Balti – spiega il professor Giovanni Scambia, direttore scientifico di Fondazione Policlinico Gemelli Irccs e uno dei più esperti al mondo sulla chirurgia dell’ovaio – è una situazione che si presta a due considerazioni. La prima è che oggi siamo in grado di curare molto meglio questo tipo di tumore e in molti casi otteniamo la guarigione delle pazienti. La Balti fa bene dunque ad essere ottimista in merito alle sue prospettive terapeutiche. Non possiamo però dimenticarci di sottolineare ancora una volta l’importanza della prevenzione, che nel caso della mutazione del gene Brca comporta la chirurgia preventiva profilattica, consistente appunto nell’asportazione delle ovaie, oltre che del seno. È molto importante dunque identificare le pazienti che hanno la mutazione del gene Brca (in particolare a quelle con familiari portatori di questa mutazione), attraverso il test dedicato”.
FOTO: @biancabalti

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