GILEAD
Leadership Heade

Mennini: “Hta e programmazione chiave per la sostenibilità delle cure”

Francesco Saverio Mennini

La sfida della sostenibilità è il suo pane quotidiano. Il Capo Dipartimento della programmazione del ministero della Salute, Francesco Saverio Mennini, traccia un bilancio dei suoi primi mesi.

Il mondo della sanità è stato percepito per decenni come un costo. “Ma è un concetto sbagliato: si tratta di un investimento per la salute. Però ancorché gli interventi sanitari e le tecnologie innovative rappresentino il driver principale per migliorare la salute e attrarre investimenti in sanità, il ritorno dell’investimento è normalmente di medio-lungo termine. E l’esito è spesso incerto”. Parola di Francesco Saverio Mennini, economista sanitario ed esperto di Hta (Health Technology Assessment), dal febbraio scorso Capo del Dipartimento della programmazione, dei dispositivi medici, del farmaco e delle politiche in favore del Servizio sanitario nazionale del ministero della Salute. Convinto che, per governare la rivoluzione in corso nel mondo delle cure, “programmazione e Hta rappresentino gli strumenti chiave per verificare l’effettivo valore di un intervento sanitario e di una nuova tecnologia”.

Che bilancio può fare dei primi mesi di attività?
Molto positivo. Molto stimolante. È un’attività che ti assorbe completamente, in quanto hai la responsabilità nei confronti dei cittadini e dei pazienti. Devi cercare sempre di prendere decisioni che siano orientate a migliorare l’organizzazione e la gestione del nostro Ssn, così da garantire la migliore assistenza possibile. Fortunatamente ho trovato, all’interno del ministero, tante professionalità di livello, una garanzia affinché questo percorso virtuoso possa portare ai risultati sperati e al rispetto degli obiettivi che il ministero si è prefissato di raggiungere.

Professor Mennini, come funziona il nuovo Dipartimento e come procede il dialogo con i vostri interlocutori principali?
Ciascun Dipartimento coordina, sovrintende e controlla l’operato delle Direzioni generali cui sono demandati specifici compiti e funzioni. Il Dipartimento, quindi, fornisce gli indirizzi generali cui si informa l’azione delle Direzioni generali, in conformità e in attuazione delle linee generali di indirizzo predisposte dal ministro e assicura l’esercizio organico e integrato delle funzioni espletate dalle Direzioni generali. Ancora, è responsabilità del Capo Dipartimento di riferire periodicamente agli uffici di diretta collaborazione del ministro del modo di svolgimento delle funzioni e dei compiti assegnati alle direzioni generali, così da agevolare ed accelerare lo svolgimento concreto delle attività degli uffici stessi.

Non da ultimo, in capo al dipartimento vi è la responsabilità circa i risultati complessivamente raggiunti dalle Direzioni generali, in attuazione delle linee di indirizzo del ministro. 

Il capo dipartimento, quindi, deve assicurare la stretta integrazione tra le attività degli uffici nello svolgimento delle funzioni. Per tramite, poi, dell’ufficio di Gabinetto fornisce il supporto istituzionale alle funzioni del ministro. Nello specifico del dipartimento da me diretto, si provvede alle attività di coordinamento e di vigilanza in tema di programmazione sanitaria, disciplina della professioni sanitarie, delle politiche riguardanti l’organizzazione dei servizi sanitari, e della disciplina e sorveglianza concernente medicinali, dispositivi medici e degli altri prodotti di interesse sanitario. Il dialogo con i nostri principali interlocutori è continuo ed improntato ad una fattiva collaborazione. 

Più volte in passato ci ha parlato di sostenibilità, una sfida per l’Ssn. Si sta facendo abbastanza per finanziare la sanità pubblica?
È necessario focalizzare l’attenzione sull’accrescimento dell’efficienza della spesa sanitaria, piuttosto che su un mero contenimento della sua crescita. Dunque occorre creare i presupposti per promuovere un’ottimale allocazione delle risorse, aumentando la soddisfazione dei cittadini ed evitando duplicazioni delle prestazioni e possibili iniquità. Sarebbe opportuno ripensare, così come stiamo facendo, al Ssn come a un investimento per il Sistema Paese. È necessario garantire il trade off tra innovazione-sostenibilità e governance, accompagnato da un livello di spesa sanitaria che sia correlato al fabbisogno e alle possibilità del Paese. Vediamo qualche numero: sul fronte della spesa sanitaria siamo passati da 115,6 mld di euro del 2019 a 138,7 mld del 2024. Con riferimento al Def di aprile 2024 si registra un +5,8% rispetto al 2023. Alcuni commentatori si sono focalizzati sulla percentuale di spesa sanitaria in rapporto al Pil, troppo bassa e in calo (in realtà si passerebbe dal 6,3% nel 2023 al 6,4% nel 2024 e al 6,3% nel 2026), ma la misura è fallace, perché risente dell’andamento congiunturale del Pil. Se infatti è vero che il rapporto tra spesa e Pil previsto per il 2024 è pari al 6,4%, utilizzando al denominatore il Pil del 2023 avremmo un rapporto pari al 6,7%, che salirebbe al 7,1% considerando il dato 2022. Nel 2019 il Fondo sanitario nazionale ammontava a 114,5 mld; con l’emergenza Covid nel 2020 è salito a 120 mld, con un incremento di 5,5 mld. A questi si sono aggiunti 6,6 mld di spese straordinarie per la pandemia. L’attuale governo ha continuato su questa strada, portando il fondo a 128,8 mld nel 2023 e a 134 mld nel 2024, un ulteriore incremento del 4%. La Legge di Bilancio 2024 prevede una crescita di ben 11,2 mld tra il 2024 e il 2026.

È in arrivo un’ondata di innovazione. Come gestire i frutti della ricerca in modo che non travolgano il sistema?
Credo fortemente che un sistema sanitario e sociale, che aspiri a porre le basi di una reale sostenibilità economica, organizzativa e finanziaria, debba potersi dotare di una visione in termini di programmazione e pianificazione. Il valore delle tecnologie rappresenta uno degli aspetti più importanti in questo scenario, soprattutto se collegato al concetto di innovazione. Ma come valorizzare le innovazioni? Ebbene, proprio l’Hta e la valutazione economica rappresentano lo strumento chiave per verificare l’effettivo valore di una nuova tecnologia. Ma non è sufficiente dimostrare se una tecnologia è costo-efficace: è necessario sviluppare degli approcci che, a partire dai risultati della valutazione economica, permettano anche di calcolare la disponibilità a pagare del sistema in considerazione dell’impatto su tutto il sistema di welfare. Per le tecnologie più impattanti, si dovrebbe ragionare in un’ottica allargata, tenendo in considerazione non solo la spesa sanitaria, ma anche quella sociale e previdenziale (costi diretti e indiretti) e delle famiglie (out of pocket). Oggi più che mai la politica è chiamata a prendere decisioni che determineranno la vita del nostro Paese e la struttura organizzativa, gestionale ed economica del nostro sistema di welfare negli anni che verranno. Come recentemente affermato dal ministro Schillaci, stiamo adottando un modello di programmazione sanitaria centrato sul Piano sanitario nazionale, che testimonia la volontà di passare da una governance affidata al Patto per la salute a una governance in cui Stato e Regioni si assumono responsabilità davvero condivise verso tutti i cittadini. L’impegno è quello di restituire ai cittadini un equo accesso alle cure previste dai Livelli essenziali di assistenza in tutto il territorio nazionale che, negli anni passati, non è stato pienamente garantito.

Mennini, lei è un esperto di Hta: può spiegare ai nostri lettori perché questo processo di valutazione è fondamentale per il settore?
L’Health Technology Assessment è un processo scientifico basato sull’evidenza che consente alle autorità competenti di determinare l’efficacia relativa delle tecnologie sanitarie nuove o esistenti. Si tratta di uno strumento importante per garantire la corretta applicazione e utilizzo dell’innovazione. Questo vuol dire velocizzare l’accesso dei pazienti alle tecnologie maggiormente innovative; garantire una valorizzazione corretta delle tecnologie sanitarie basata sulla reale utilità, ma anche permettere una corretta programmazione sanitaria. Senza Hta verrebbe a mancare la capacità di distinguere tra le varie opzioni, e il rischio sarebbe di utilizzare risorse in maniera non rispondente ai reali bisogni della popolazione e, soprattutto, di non investire in maniera efficiente.

Presso il ministero della Salute è stato istituito un dipartimento One Health ed è nato un Intergruppo parlamentare ad hoc. Perché è importante questa strategia?
One Health è un approccio ideale per raggiungere la salute globale perché affronta i bisogni delle popolazioni più vulnerabili sulla base dell’intima relazione tra la loro salute, la salute dei loro animali e l’ambiente in cui vivono, considerando l’ampio spettro di determinanti che da questa relazione emerge. Molti dei determinanti della salute si verificano al di fuori del settore della salute umana e sono multifattoriali: coinvolgono i cambiamenti climatici, l’impatto antropogenico, l’inquinamento, la salute degli animali, la perdita di biodiversità, le disuguaglianze sociali. Questo richiede la collaborazione di tutti i settori interessati per costruire una risposta integrata ed efficace attraverso strategie di prevenzione e attività concrete per ridurre l’impatto dei rischi attuali ed emergenti per la salute individuale e collettiva.

Proprio per questo l’attuale ministero della Salute ha previsto e istituito un Dipartimento ad hoc, quello della Salute umana, della salute animale e dell’ecosistema (One Health) e dei rapporti internazionali che ha tra le sue principali funzioni quella di individuazione, definizione, valutazione, informazione e promozione di corretti stili di vita, in relazione all’ecosistema, all’ambiente di vita e a quello di lavoro.

A che punto siamo sul fronte della digitalizzazione?
Nei sistemi sanitari solidaristici avanzati, è ormai un obbligo morale, procedurale, economico e scientifico registrare, monitorare e misurare le attività caratterizzanti l’assistenza sanitaria e sociale. Appare quindi ineludibile, ai fini di una corretta programmazione e pianificazione sociosanitaria, proporre e realizzare un sistema in cui tutti gli interlocutori possano interagire e attingere alle informazioni (dati) per le rispettive funzioni.

L’intervento del PNRR relativo alla digitalizzazione degli ospedali e all’aggiornamento del patrimonio digitale delle strutture sanitarie pubbliche permetterà di migliorare l’efficienza dell’erogazione dei LEA e di adeguare strutture ai migliori standard organizzativi internazionali. La definizione di standard tecnologici uniformi su tutto il territorio nazionale permetterà di informatizzare il percorso del paziente (patient journey) e quindi di monitorare in tempo reale il suo percorso di cura indipendentemente dalla struttura di cura. Tale obbiettivo può essere raggiunto solo se telemedicina venisse inserita nel LEA, poiché questo permetterebbe di raggiungere lo stesso livello di digitalizzazione delle strutture afferenti all’SSN.

Al fine di monitorare correttamente lo stato di digitalizzazione delle singole Regioni è stato chiesto alle regioni stesse di inserire anche le risorse necessarie nei singoli Contratti  Istituzionali di Sviluppo  (CIS).

Ancora, l’implementazione di sistemi di gestione delle informazioni ed analisi dei dati omogenei tra i diversi attori del sistema concorrerebbe ad un utilizzo più efficace di tali flussi non sono a livello locale, ma anche a livello nazionale. Si rende necessario garantire l’appropriatezza d’uso dei dati, mediante la definizione di una metodologia condivisa e omogenea.

Integrazione, territorialità, prossimità, digitalizzazione, telemedicina, interoperabilità, sostenibilità sono concetti chiave per il nuovo disegno delle strutture e dei processi sanitari che dovranno essere presi in carico grazie ad una vera sinergia che permetta di trarre il massimo valore possibile per la salute.

L’Ecosistema dei Dati Sanitari (EDS), che raccoglie ed elabora i dati trasmessi dalle strutture sanitarie e socio-sanitarie, dagli enti del Ssn, da quelli resi disponibili tramite il sistema Tessera Sanitaria (TS), è lo strumento atto a garantire il coordinamento informatico e assicurare servizi sanitari omogenei su tutto il territorio nazionale e andrà ad implementare il sistema della sanità digitale, rappresentando la più grande banca dati sulla salute esistente in Italia. La gestione dell’Ecosistema è invece affidata all’Agenas, cui spetta anche il compito di responsabile del trattamento dei dati personali.

Una curiosità. Lei insegnava Economia e management sanitario ma anche Prevention and promotion in global health all’Università di Roma Tor Vergata, cosa le manca della vita da docente?
L’aula, le lezioni, gli studenti e i miei ricercatori. Ho sempre pensato che l’attività di docente universitario debba focalizzarsi su lezioni e ricerca. Sicuramente l’attività di aula è la più importante e anche quella caratterizzata da un maggior carico di responsabilità. Hai la responsabilità di formare, non solo tecnicamente, le generazioni che dovranno garantire la sostenibilità del sistema economico e sociale. È fondamentale, ma anche molto sfidante.

Leadership Forum
Paideia

Leggi anche

Ultima ora

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.