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Cercare lavoro usando l’intelligenza artificiale

Rivolgersi a strumenti come ChatGPT è ormai diventata una sorta di norma, che si sta affermando anche nell’ambito delle domande di lavoro.

La ricerca di un nuovo impiego può infatti risultare noiosa, vista la richiesta di testi e lettere di presentazione personalizzate. I candidati quindi sperano che l’intelligenza artificiale possa rendere tutto più semplice e la utilizzano per scrivere i loro CV e le loro lettere.

Il problema? I recruiter ne hanno abbastanza. “L’uso crescente di strumenti di intelligenza artificiale generativa, come ChatGPT, è particolarmente preoccupante per questi professionisti. Sempre più candidati utilizzano l’AI per redigere CV, lettere e risposte alle domande di candidatura, senza fare il minimo sforzo”, ha dichiarato a Fortune Matthew de la Hey, cofondatore e amministratore delegato della piattaforma di candidate experience inploi, con sede a Londra. “Se da un lato questi strumenti di intelligenza artificiale possono dare forza a chi cerca lavoro, dall’altro il risultato può essere frustrante per i selezionatori che devono esaminare le candidature, con i candidati di qualità che si perdono nella mole”.

A complicare le cose c’è il caso in cui i dipendenti inventano esperienze lavorative solo per “abbagliare”, ha dichiarato Ian Tunnicliff di Colossus Recruitment in un blogpost. Da tempo i recruiter utilizzano altri strumenti di intelligenza artificiale per vagliare grandi gruppi di candidati e scegliere quelli migliori.

Ma la maggiore facilità e l’accesso a strumenti sofisticati di AI sta facendo entrare anche chi cerca lavoro in questo perimetro. ChatGPT ha dimostrato subito di poter aiutare i candidati con le domande di lavoro, e questo sta mettendo una forma di tecnologia contro l’altra: l’IA diventa sempre più diffusa tra le persone in cerca di lavoro ma anche tra i reclutatori nel processo di assunzione.

All’inizio di quest’anno, un sondaggio condotto dalla piattaforma di design Canva ha rilevato che quasi la metà dei 5.000 intervistati ha utilizzato l’AI generativa per “costruire, aggiornare o migliorare” i propri curriculum. I riulstati ottenuti sono stati positivo e così il processo di ricerca è diventato più efficiente. Un altro studio condotto dalla società britannica di risorse umane Beamery ha rilevato che circa il 46% delle persone in cerca di lavoro utilizza l ‘AI per aiutarsi. Questo potrebbe rappresentare un problema ancora più grande, vista la ristrettezza del mercato del lavoro a livello mondiale. Prendiamo ad esempio il Regno Unito, dove anche se i tassi di disoccupazione sono diminuiti di recente, il mercato del lavoro è rimasto ostinato. Lo stesso vale per gli Stati Uniti, come dimostrano i forti dati sulle assunzioni in presenza di tassi di interesse elevati.

Perché questa corsa ai candidati che amano l’intelligenza artificiale?

Dal punto di vista dei candidati, l’uso di questi strumenti può renderli più sicuri di sé durante i colloqui di lavoro, ha affermato Brandy Burch di Benefitbay, che elabora pacchetti di benefit negli Stati Uniti.

“Questi programmi possono creare curriculum per migliorare le possibilità di superare i sistemi di tracciamento dei candidati (ATS), raccomandare parole chiave ed enfatizzare le esperienze più importanti”, ha detto, avvertendo però che è necessario comunque “mantenere l’autenticità e il tocco personale“.

Con l’aumento del volume di candidati che si affidano a ChatGPT, i selezionatori stanno imparando a riconoscere se il materiale che ricevono è stato manipolato oppure no. Ad esempio, secondo i dati della società di consulenza Neurosight citati dal Financial Times, il 57% dei candidati ha utilizzato il chatbot OpenAI nelle proprie candidature. Inoltre, coloro che hanno utilizzato la versione gratuita di ChatGPT hanno avuto meno probabilità di superare i test psicometrici rispetto a coloro che hanno utilizzato la versione a pagamento.

Fortunatamente, anche se lo screening iniziale da parte dei reclutatori permette ai curriculum influenzati dall’intelligenza artificiale di essere selezionati, i colloqui – di persona o virtuali – con i recruiter potrebbero aiutare a selezionare i candidati con un’esperienza autentica.

Questa storia è stata pubblicata originariamente su Fortune.com

Foto Urbazon – Getty Images

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