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Perché Giorgia Meloni difende la maternità contro ogni maschilismo

Nell’intervista rilasciata al settimanale “Chi” il presidente del Consiglio Giorgia Meloni torna su un tema di rilevanza epocale per l’Italia: maternità e lavoro. Intrecciando la propria esperienza personale e l’azione politica, Meloni pone al centro la condizione delle donne che lavorano e sono anche madri, o vorrebbero diventarlo. Non perché la maternità sia il destino di ogni donna, ma perché troppo spesso le donne italiane non sono libere di scegliere. L’odioso aut aut, o madre o lavoratrice, rappresenta una delle più gravi ingiustizie del nostro Paese, e contribuisce a quell’inverno demografico che rischia di far scomparire la nostra civiltà. 

Meloni, con la franchezza che le appartiene, risponde a quanti l’hanno criticata per aver portato con sé la piccola Ginevra in occasione della missione in Cina: “Non ne capisco la ragione. Riesco a dimostrare che il mio incarico è compatibile con la maternità, allora non ci sono più scuse per quelli che usano la maternità come pretesto per non far avanzare le donne sul posto di lavoro”. Perché in Italia esistono “quelli che” penalizzano le donne madri o potenzialmente tali, come se una ipotetica gravidanza fosse in sé una minaccia, un rischio da scongiurare. Se non volete vedere in queste affermazioni una via di destra al femminismo, troverete certamente la risposta a chi accusa la premier di essere un paradosso vivente, una premier donna maschilista. “Non penso – prosegue Meloni – che si difendano i diritti delle donne con battaglie del tipo farsi chiamare “la presidenta”. Perché se ti chiamano presidenta, o assessora, ma vieni esclusa dal mondo del lavoro perché hai dei figli, temo che la parità sia ancora parecchio lontana”.

Insomma, Meloni va dritta al punto: parliamo di questione femminile ma facciamolo con pragmatismo, affrontiamo i nodi concreti che trasformano la maternità quasi in una condizione di minorità, per tagliarci fuori dal mercato del lavoro. Per ridurci in uno stato di subalternità che spesso porta noi donne a rinviare sine die il momento della procreazione, o a rinunciare al lavoro per il quale abbiamo studiato e fatto sacrifici. Sono questi i nodi sul tavolo, le storie di vita vissuta che riguardano milioni di italiane, non certo le disquisizioni dottorali sulle desinenze che storpiano la lingua più bella del mondo con lemmi come “sindaca” e “ministra”. Non scherziamo. 

Meloni evidenzia il singolare paradosso per cui è stata la destra, e non la sinistra, a intestarsi una conquista di portata storica: la prima donna a Palazzo Chigi. Svelando così l’ennesimo segreto di Pulcinella: il maschilismo della sinistra italiana. “Esiste una differenza sostanziale – spiega Meloni – tra il pensiero conservatore e liberale e quello di sinistra: noi crediamo che il merito venga prima di tutto, loro pensano che le etichette vengano prima di tutto. Risultato: da noi non c’erano preclusioni per alcuno, ma ognuno doveva dimostrare il suo valore e dare il massimo. Da loro le donne hanno spesso pensato che il ruolo ricoperto dovesse essere una concessione di una classe dirigente prevalentemente maschile, o un obbligo imposto attraverso quote rosa. Ma quando pretendi di essere il capo perché lo dicono le quote, non riesci a esercitare la leadership”.

Non basta certo una donna a Palazzo Chigi per risolvere i problemi di tutte le donne italiane. Eppure sarebbe sciocco non riconoscere ciò che è stato fatto. Secondo gli studi più accreditati, grazie ai provvedimenti del Governo una madre lavoratrice riesce ad avere in tasca fino a 5700 euro in più in un anno. L’aumento dell’assegno unico, l’ampliamento del congedo parentale, i fringe benefit più alti per i lavoratori con figli, l’asilo gratis per il secondo figlio e soprattutto la decontribuzione per le mamme lavoratrici disegnano un impegno nella giusta direzione, ma le risorse per rendere queste politiche davvero efficaci su scala nazionale sono ancora insufficienti. C’è poi l’annosa questione della carenza di asili nido, su cui il Pnrr investe ingenti risorse, speriamo di essere in grado di trasformarle in strutture tangibili in tempi non biblici. Solo così, aumentando gli sforzi e la buona volontà, potremo vivere un giorno in una società in cui la maternità non sia uno stigma o una minaccia da cui difendersi. Solo così avremo un futuro, solo così il nostro Paese avrà un futuro. 

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Paideia

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