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Olimpiadi di Parigi, Malagò (Coni): “Sono follemente ottimista”

Giovanni Malagò

Il conto alla rovescia è partito: il 26 luglio inizieranno le Olimpiadi di Parigi, annunciate come le più gender balanced di sempre. “I numeri sono molto chiari. A Parigi – dice a Fortune Italia il presidente del Coni, Giovanni Malagò – gli atleti ammessi sono stati 10.500: 5.250 uomini e 5.250 donne. Inoltre ci sono anche lo stesso numero di competizioni e di medaglie. Se si pensa che per molti anni del secolo scorso le donne neanche potevano partecipare, il mondo del Cio ha dimostrato un profondo rispetto della parità di genere”.

Le Olimpiadi di Parigi sono in dirittura d’arrivo: quali sono le sue aspettative?

Fare meglio di Tokyo, dove abbiamo raggiunto il record di medaglie (10 d’oro, 10 d’argento e 20 di bronzo, ndr). Un obiettivo molto ambizioso, ma io sono follemente ottimista.

In che condizioni di salute è lo sport italiano?

A parte alcuni sport di squadra, a dir poco eccellente. Arriviamo alle Olimpiadi di Parigi forti del fatto che da quattro anni siamo la prima Nazione in Europa.

Può confidarci se ci sono degli atleti che, al momento, vede in una condizione di forma particolare?

Sono talmente tanti, che farei fatica a elencarli tutti: basta ricordare i nomi dei nostri atleti che si presentano ai vertici del ranking. E ce ne sono molti che hanno lavorato, almeno fino ad adesso, da protagonisti. Ma il bello nello sport, è che ogni volta si ricomincia tutto da capo: ogni prestazione ha un momento e un contesto, al di là dei risultati del passato.

Presidente Malagò, lei si è già espresso sulla brutta uscita della Nazionale dal Campionato europeo  (“sembrava di essere su Scherzi a parte”). Nelle scorse settimane i vertici del nostro calcio sono finiti sul banco degli imputati: sarebbe opportuno un cambio di figure dirigenziali?

Sono sempre stato dell’idea che le persone devono fare le loro valutazioni e non devono essere spinte da soggetti terzi. In questo caso però l’argomento non si pone, per un motivo molto semplice: essendoci un’elezione a breve (il 4 novembre prossimo, ndr), si vedrà chi ritiene di ricandidarsi o meno. Anche al di là delle aspettative di una certa parte dell’opinione pubblica.

Resta il fatto che il calcio italiano, che muove miliardi, sembra incapace di esprimere quei campioni che stiamo vedendo nel tennis, nel nuoto, nella scherma, nell’atletica, nello sci. È un problema legato a uno sport dove girano troppi soldi?

No, io non penso questo. Anzitutto si deve partire da un presupposto: nel calcio ci sono 200 Paesi al mondo che lo praticano, ma uno solo vince una competizione mondiale. Poi c’è il fatto che il calcio ha delle fortissime responsabilità, ma l’errore è trasferirle sull’allenatore o sul presidente della Federazione di turno: tutti gli attori che hanno concorso a essere protagonisti negli ultimi anni, dal mio punto di vista, hanno delle responsabilità sui risultati della Nazionale.

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Paideia

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