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Musica dal vivo, l’effetto sul cuore dei piccoli

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Velasco25 Articolo

“Tutti i grandi sono stati bambini”. Ricordare le frasi del Piccolo Principe parlando di fisiologia e benessere può sembrare fuori luogo. Ma probabilmente, quando pensiamo di recarci a uno dei concerti estivi che tanto ci piacciono, ricordiamo che sul fronte della fisiologia e dell’impatto della musica sull’organismo possiamo imparare da loro, dai piccoli. Magari anche invitandoli alle performance musicale.

Perché la musica dal vivo, molto più che quella che i bimbi possono ascoltare a casa, diventa un formidabile e naturale regolatore del ritmo cardiaco. Pensate un po’ che facendo osservare a diversi piccoli uno spettacolo musicale, la loro frequenza cardiaca tende a sincronizzarsi ben di più che se gli stessi ascoltano le medesime sinfonie a casa.

A dimostrare questa realtà, confermando il ruolo del ritmo come sistema di armonizzazione dei battiti, è un’originale ricerca pubblicata su Psychology of Aesthetics, Creativity and the Arts e coordinata tra gli altri da Laura Cirelli dell’Università Scarborough di Toronto. Morale: fin da piccoli siamo portati ad ascoltare i concerti, magari con i ritmi che più preferiamo. E allora sfruttiamo questa estate per “iniziare” i bimbi ai ritmi delle esibizioni dal vivo, anche per favorire il loro sviluppo e la loro socializzazione.

La musica, in questo senso, diventa uno strumento che unisce. Eccome. L’analisi questa volta ha preso in esame 120 bambini di età compresa tra i sei e i 14 mesi mentre guardavano un’opera per piccoli: più o meno metà di loro guardavano l’opera dal vivo, gli altri la stessa registrata.

Ebbene: oltre a catturare di più l’attenzione (e più a lungo), il concerto riusciva a portare il ritmo cardiaco verso una frequenza del tutto simile, cosa che non si verificava allo stesso modo con le stesse note ma ascoltate in registrazione. Sia chiaro: l’indagine va ad integrare un corposo archivio di lavori scientifici che mostra il valore della musica non solo come elemento di stabilizzazione e di benessere, ma anche di sincronizzatore naturale del ritmo cardiaco. Ora si scopre che questa azione si ha anche nei bimbi più piccoli.

A conferma che ritmo, melodia e armonia diventano strumenti di benessere, se correttamente usati. Probabilmente perché la musica è l’espressione di ciò che l’essere umano raccoglie di più profondo in sé, con evidente impatto sulla fisiologia e, spesso anche sulla patologia psicologica e non solo.

L’importante – e questo studio lo conferma – è sviluppare il rapporto tra uomo e suono in un percorso che prende il via fin dal momento della nascita. Magari anche attraverso la partecipazione a performances canore ottimali per i più piccoli, sapendo che poi, anche da grandi, le sette note ci possono aiutare. Schopenauer diceva che “la musica è qualcosa che risuona dall’essere stesso del mondo poiché tale essere racchiude in sé, anzi è esso stesso musica”.

Insomma: possiamo imparare dalle sette note. Sia per i più piccoli che per gli adulti, il giusto concerto diventa uno stimolo per il sistema nervoso che si attiva e può favorire la comparsa di effetti a livello cognitivo, di umore. Senza dimenticare che si possono anche migliorare le funzioni immunitarie. Il tutto, sia chiaro, senza pensare che sia necessario scegliere un particolare stile. Ma se pensiamo ai concerti probabilmente chi non è propriamente al massimo delle condizioni psicologiche può scegliere arie dai tempi veloci che accelerano respirazione, battito e pressione.

O, al contrario chi vuole rilassarsi deve puntare su qualcosa di classico e calmo. Sapendo che in genere il folk rallegra, il pop rinvigorisce, il blues aiuta a trovare ispirazione. L’importante, in ogni caso, è ricordare che esiste un vero e proprio “fil rouge” che lega emozioni e fisiologia.

Se non ci credete andate a rivedere la ricerca di Michael Miller, Direttore del Centro di Cardiologia Preventiva presso l’Università di Maryland, apparsa qualche tempo fa su Medical Hypotheses. Le conclusioni sono chiare e spiegano come oltre alla psiche anche la fisiologia cardiovascolare può risentire del benessere legato alla musica. Lo conferma l’esperto: “Quando siamo sottoposti a stimoli piacevoli (come appunto quelli della musica che più si gradisce, ndr.) il cervello rilascia endorfine o composti ad azione simile, che a loro volta possono favorire la liberazione di ossido nitrico”. Così, le arterie si dilatano, l’infiammazione si riduce, si aiuta il benessere di cuore e vasi. Con la musica giusta. E fin da piccoli. Buon concerto. Reale, se possibile, o almeno virtuale!

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