Il titolo sintetizza il percorso necessario per rendere operativo uno strumento fondamentale come l’intelligence, nel potenziamento del Protocollo di Legalità. Un’attenta analisi che si pone l’obiettivo di offrire significativi spunti di riflessione, tra problemi e prospettive, con proposte operative per rafforzare gli strumenti di contrasto all’infiltrazione criminale.
Le mafie continuano a crescere in maniera esponenziale e non solo sui territori dove tradizionalmente hanno da sempre esteso i loro tentacoli, arrivando a contaminare anche l’economia legale. Ciò accade in particolare quando i contorni tra il lecito e l’illecito si fanno sfumati: nelle crepe di questa ambiguità s’insinua la criminalità.
L’attuale fase di ripresa post pandemica, insieme ad altre vulnerabilità legate alla crisi energetica e all’instabilità della politica italiana, offrono alla criminalità organizzata nuovi orizzonti su cui espandersi.
Per usare le parole di Marisa Manzini, Sostituto Procuratore Generale di Catanzaro, le mafie alterano le regole del mercato e della democrazia, creano disuguaglianza sociale e avvelenano i territori nei quali sono presenti.
Un quadro delineato in maniera chiara e impietosa dall’ultima Relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia. La mafia ha cambiato veste. Un “fiuto” per gli affari che passa da una mimetizzazione attuata mediante il ‘volto pulito’ di imprenditori e liberi professionisti attraverso i quali la mafia si presenta alla pubblica amministrazione adottando una modalità d’azione che può passare inosservata e non destare allarme sociale.
Così come ha chiaramente spiegato il Sottosegretario agli Interni, Wanda Ferro, nella sua prefazione, il “consenso sociale” è probabilmente la chiave con cui le organizzazioni criminali riescono a penetrare fino ai gangli più profondi del sistema economico e sociale dei diversi territori. Anche recenti inchieste giornalistiche hanno fatto emergere come spesso l’immissione di liquidità da parte delle organizzazioni mafiose viene recepita dalla gente come positiva.
Per contrastare questa collusione tra mafia ed economia sono necessari strumenti di azione differenziati, di repressione, certo, ma anche di prevenzione e di educazione alla legalità.
Bisogna lavorare per protocolli esigibili. La guerra si vince promuovendo un’azione sinergica di tutte le forze impegnate contro l’illegalità, con un coordinamento delle informazioni e un lavoro di intelligence per sconfiggere una piaga sociale che mette l’imprenditoria in ginocchio.
Il Protocollo di Legalità ha ricadute positive non soltanto nelle aree particolarmente depresse, ma deve poter innervare tutto il tessuto produttivo. Un modo di operare nel segno della trasparenza che s’inserisce di diritto come intervento culturale, pratico e in linea ai tempi che cambiano e alle attuali realtà sociali.
L’impegno dell’Intelligence insieme allo strumento del protocollo di legalità, va nella direzione virtuosa totale, anche e soprattutto ai fini della raccolta di strategie e strumenti, di dati, applicazioni e processi per raccogliere, utilizzare e analizzare le caratteristiche delle aziende per dare vita a una serie di best practice in termini di trasparenza e legalità da parte delle imprese del sistema, per incrementare i livelli di responsabilità e correttezza di chi fa impresa e non solo.