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Livio Buffo, fondatore di oscarwine: il mio bilancio di Vinitaly 2023

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Velasco25 Articolo

Livio Buffo è il fondatore di oscarwine – brand del vino e sito internet diventato in pochi anni uno dei punti di riferimento del settore – e Ceo di Cenacoli, giovane agenzia di comunicazione che ha nel suo portfolio enti pubblici e multinazionali. Lo abbiamo incontrato a una settimana dalla chiusura di Vinitaly, per conoscere la sua opinione sulla kermesse italiana del vino. Un appuntamento che continua a crescere nei numeri ma che secondo alcuni avrebbe bisogno di miglioramenti per poter fare il definitivo salto di qualità.

Buffo, che cosa ne pensa di Vinitaly 2023?

Vinitaly è come Sanremo: tante lamentele ma ogni anno c’è la fila per entrare perché nessuno vuole mancare. Sono poche le cantine e gli addetti ai lavori che hanno detto no a Verona.

Un esempio?

Sono mancate alcune cantine importanti, quelle che, dopo la pandemia, hanno fatto scelte di comunicazione e marketing che non prevedono la loro presenza a Vinitaly. Mi è capitato di incontrare il direttore vendite di una di queste realtà che era venuto a salutare i colleghi di altre aziende e qualche amico. Alla fine, chi è del settore un salto a Vinitaly lo fa comunque.

Ritiene efficace la scelta di queste aziende di non andare a Verona?

Questa analisi dovremmo lasciarla alle cantine: per alcune il Vinitaly è un costo, per altre un investimento. Se un’azienda ha sviluppato una sua piattaforma per incontrare clienti durante tutto l’anno, ha un’immagine forte e reputa che Vinitaly non sia strategica per sviluppare nuovi contatti commerciali, è giusto che non vada. Quello che non mi piace, invece, sono i proclami di chi non partecipa, quasi che l’assenza sia una medaglia da mostrare orgogliosamente sul petto.

Ossia?

Ci sono realtà, di cui ho raccolto i commenti, non particolarmente contente di questo Vinitaly ma che hanno criticato l’evento dopo averlo vissuto e hanno argomentato la loro posizione, spiegando le mancanze e cosa si potrebbe migliorare. Questo atteggiamento è costruttivo e può essere utile agli organizzatori. Dall’altra parte c’è chi si pone in maniera quasi ostile a Vinitaly, facendo polemica sterile. Questo atteggiamento non porta niente di buono al mondo del vino.”

Che cos’è che proprio non l’è piaciuto?

Qualche problema con le navette, poche rispetto alla mole di pubblico. Una sera sono tornato a piedi in stazione prima di amici che avevano scelto di prendere il mezzo pubblico. Guardando a cosa è successo dentro la fiera, da addetto ai lavori non amo l’atteggiamento di alcune aziende che si arroccano nei loro stand e non sono particolarmente disponibili con il pubblico in termini di relazioni e di assaggi. Ci vorrebbe maggior equilibrio fra lo spazio e il tempo dato ai buyer stranieri o ai clienti e l’attenzione verso il pubblico di Vinitaly.

A Verona ha partecipato alla tavola rotonda “Health warnings: il pericolo è solo nell’etichetta”, ospite di Luigi Polizzi, Direttore Generale PIUE presso il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste. Di cosa avete parlato?

La discussione verteva sugli avvisi sanitari in stile pacchetto di sigarette che l’Irlanda inserirà su tutti i prodotti contenenti alcol. Si tratta di una misura che rientra tra le azioni che il Governo dell’isola di smeraldo ha scelto per contrastare il fenomeno dell’alcolismo. Premesso che non sappiamo se altri Stati seguiranno la strada tracciata dall’Irlanda, né se gli health warnings saranno introdotti obbligatoriamente in Italia e nel caso quale sarà lo spazio occupato sull’etichetta, l’Italia non ha gli stessi problemi dei ‘verdi’ o degli scandinavi in termini di alcolismo. Scrivere su un’etichetta ‘nuoce gravemente alla salute’ o ‘provoca il cancro’ non risolve il problema dell’alcolismo: chi vuole bere, consumerà comunque alcolici. Non mi sembra che gli avvisi sui pacchetti di sigarette abbiano scoraggiato i consumatori.

Erano presenti anche medici e professori universitari. Qual è la loro posizione?

Quella della scienza. Senza giri di parole hanno spiegato che l’etanolo non fa bene, invitando a bere con moderazione, a un consumo consapevole, comportamento che riguarda tanto la salute, quanto le possibili conseguenze di una sbronza. Secondo gli esperti scientifici del Mohre, le politiche alcol zero non funzionano, che siano divieti o terrorismo psicologico. I consumatori andrebbero invece aiutati nelle scelte con strategie di informazione mirata per adottare comportamenti corretti.

Cosa intende quando parla di conseguenze di una sbronza?

Ci sono persone che si mettono al volante ubriache e provocano incidenti, a volte mortali. Bisogna fare cultura, insegnare a prendere un taxi o farsi accompagnare da un amico sobrio, piuttosto che mettere in pericolo la propria vita e quella degli altri. I ragazzi, così come tanti adulti, dovrebbero disimparare la cultura dello sballo e apprendere il consumo consapevole. Un avviso allarmistico su un’etichetta non cambia i comportamenti sbagliati, la cultura sì.

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