La questione non è se ci piace la farina di grillo, se mangeremmo volentieri la bistecca di carne in vitro o se faremo mai una scorpacciata di hamburger di larve o una frittura di coleotteri vietnamiti. Se la scienza dice che sono proteine buone, se finiscono sugli scaffali dei nostri supermarket, ognuno di noi ha diritto di scegliere se introdurre questi prodotti nella propria alimentazione.
In questo numero di Fortune Italia proviamo a interrogarci sulla sicurezza alimentare e sui controlli esercitati in sede comunitaria e nazionale sui ‘novel food’ che l’Unione europea ci propone (non ci impone). Vogliamo provare a capire se questo nuovo cibo avrà un impatto, in termini di concorrenza, sulla nostra filiera agroalimentare.
Non dobbiamo convincere nessuno su che cosa mangiare, ma mostrare che l’industria del cibo è una questione economica nazionale che ha riflessi importanti anche sulla ricchezza del Paese.
Appuntiamoci questa cifra: 522 mld di euro. Il sistema agroalimentare italiano, dall’agricoltura alla ristorazione, rappresenta il 15% del Pil nazionale, classificandosi primo in Europa per valore aggiunto agricolo. Il dato (fonte Crea) è aggiornato al 2020, prima della pandemia, quando le esportazioni erano normali, quando non c’era una guerra nel cuore dell’Europa, quando non esistevano sanzioni economiche, l’energia costava il giusto e non c’erano inflazione, speculazione e una possibile recessione.
Il sistema italiano agroalimentare ha dimostrato di essere resiliente in questi anni di rivolgimenti geopolitici e pandemia globale. Restiamo, infatti, il primo Paese produttore mondiale di vino in volume e primo europeo in valore negli ortaggi.
L’economia turistica nazionale, altro asset fondamentale del Belpaese, viene trainata dall’enogastronomia. Chi viene a visitarci lo fa certamente per ammirare le bellezze paesaggistiche, naturalistiche e monumentali italiche ma anche per mangiare e bere italiano e riportare in patria qualche nostro prodotto tipico.
E allora le domande sono: il novel food guadagnerà in Italia e in Europa quote di mercato che oggi sono appannaggio della dieta mediterranea? I prodotti a base di insetti, il vino con gli alert sanitari, il Nutriscore, faranno breccia nel palato dei consumatori italiani ed europei?
In Europa il valore delle esportazioni di novel food toccherà, entro il 2030, 260mila tonnellate per oltre 390 milioni di consumatori mentre il mercato mondiale della carne in vitro ha già registrato investimenti da capogiro, pari a 1,3 mld. Il tema che abbiamo davanti a noi non è il sovranismo alimentare ma la sovranità alimentare.
Si tratta di difendere il diritto di una Nazione di scegliere il proprio modello produttivo e di combattere il tentativo di omologazione alimentare globale. Questa è una battaglia anche economica. Perché il rischio non è mangiare i grilli, ma rischiare che i grilli si mangino il nostro sistema agroalimentare.