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Ilva, nel piano di Am a rischio 1500 assunzioni

Diecimila persone assunte, ma solo per la durata del piano industriale, poi saranno 8.500. E assunzioni con esclusione di continuità con il passato. Sono alcuni dei punti del contratto di affitto con obbligo di acquisto siglato dalle società del gruppo Ilva e da Am InvestCo Italy il 28 giugno 2017. Dettagli che vengono svelati dal Secolo XIX e che fanno insorgere i sindacati, ai quali il contratto non è stato fatto leggere per motivi di riservatezza.

Il contratto, che il quotidiano genovese ha letto in esclusiva, prevede inoltre che nell’arco del piano Am non può licenziare, ma può incentivare l’esodo e avvalersi degli ammortizzatori sociali; la violazione dell’obbligo dei livelli occupazionali comporta una penale di 150 mila euro per dipendente licenziato. Il prezzo dell’aggiudicazione è stato fissato a 1,8 miliardi di euro, mentre quello dell’acquisto verrà calcolato con la valutazione del magazzino, dei debiti e dei crediti.

L’acquisto, infine, è subordinato al verificarsi di una serie di condizioni legate, tra l’altro, alle pendenze giudiziarie. “Il contratto conferma quello che denunciavamo da tempo e cioè che la trattativa che stavamo cercando di portare avanti da mesi era finta in quanto il Governo ci ha preso in giro e ha già contrattato tutto con Mittal, penali comprese”, commenta il segretario genovese della Fiom Bruno Manganaro, spiegando che questo significa “meno persone in fabbrica e a condizioni di salario peggiori, con il rischio che i lavoratori che resterebbero fuori non finiscano solo nella scatola nera della società in amministrazione controllata ma anche in ditte di appalto senza prospettive e chissà a quali condizioni”.

Uno scenario che rischia di aggravare la situazione di stallo nella trattativa: la settimana scorsa i sindacati hanno infatti deciso di sospendere il confronto e avviare assemblee informative nelle fabbriche, dopo il passo indietro di ArcelorMittal sui livelli occupazionali. Oggi dal consiglio di fabbrica delle Rsu dell’Ilva che si è svolto a Taranto, convocato da Fim, Fiom, Uilm e Usb, è emerso che per riprendere la trattativa sindacale al Mise sull’Ilva “è necessaria una radicale modifica dell’impostazione da parte di Mittal in materia di organici e salari”.

ArcelorMittal, dal canto suo, ha ribadito recentemente la volontà di partire da 10mila lavoratori per arrivare a 8.480 nel 2023, mentre le organizzazioni sindacali pretendono che l’occupazione sia garantita a tutti i 14mila dipendenti. Il sindaco di Taranto, che ha partecipato all’incontro, spinge perché la trattativa venga riaperta “altrimenti – sostiene – si concluderà comunque senza aver ottenuto nulla” e annuncia “importanti passi avanti” verso il ritiro del ricorso al Tar contro il piano ambientale. L’incontro è stato invece disertato dal Governatore Michele Emiliano e dai parlamentari M5s, che in una conferenza stampa sulla vicenda Ilva hanno indicato come unica via d’uscita l’accordo di programma. Da mercoledì 9 maggio seguiranno le assemblee con i lavoratori a valle delle quali saranno stabilite le iniziative di mobilitazione ed sempre più probabile il ricorso a uno sciopero generale.

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