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salute delle donne
Adyen Articolo
Velasco25

Salute femminile sotto i riflettori, almeno per un giorno. Se per anni l’altra metà del cielo è stata sotto-rappresentata negli studi clinici, oggi infatti qualcosa sta cambiando. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità sono 1.200 i farmaci in sviluppo clinico nel mondo per le donne: 95 per patologie ginecologiche, 190 per tumore all’utero, 83 per tumore alle tube di Falloppio, 558 per tumore al seno, 251 per tumore alle ovaie, 22 per condizioni legate a gravidanza e parto.

La ricerca insomma “va avanti spedita. Ma ha bisogno di un numero crescente di donne negli studi clinici per ridurre il gap che oggi esiste. Per questo è importante agevolare il loro arruolamento, rafforzando strumenti quali ad esempio gli studi clinici decentralizzati (DCT) che permettono di prendere parte alle sperimentazioni restando a casa”, ricorda il numero uno di Farmindustria Marcello Cattani, in occasione della Giornata nazionale della salute della donna. Una ricorrenza istituita nel 2015 e dedicata a Rita Levi Montalcini – nata il 22 aprile – proprio per riflettere sulle trasformazioni e sulle strategie da adottare per rispondere ai nuovi bisogni di salute delle donne.

La buona notizia sulla mortalità per tumore

Ebbene, oggi l’Istituto superiore di sanità segnala che negli ultimi 15 anni per le donne giovani la mortalità per tumori si è ridotta di oltre il 20% nella fascia di età 20-49 anni dal 2006 al 2021. Nel 2024 si stimava che vivessero, dopo una diagnosi di tumore, circa 2 milioni di donne, di cui la metà con una sopravvivenza che superava i 10 anni. Il Dipartimento di Oncologia e Medicina molecolare dell’Iss, diretto da Mauro Biffoni, evidenzia il progressivo aumento della sopravvivenza in molti tipi di tumori maligni, frutto dell’introduzione di nuove terapie e di diagnosi in stadi più precoci che hanno interessato sia uomini che donne.

Le sopravvivenze osservate portano a stimare che la speranza di guarigione, cioè di avere una vita analoga per durata a quella di coetanee non malate, sia del 73% dopo una diagnosi di carcinoma della mammella, del 69% di tumore dell’utero, del 58% per il carcinoma della cervice uterina e del 32% per il carcinoma dell’ovaio. Negli anni più recenti sono state introdotte terapie farmacologiche selezionate per specifiche sottopopolazioni di pazienti che promettono di produrre ulteriori miglioramenti nella terapia delle forme avanzate di tumori, di cui si vedranno i risultati nei prossimi anni.

Salute mentale fra stereotipi e discriminazione

Il Centro di riferimento per le scienze comportamentali e la salute mentale dell’Iss ricorda invece le crescenti evidenze sull’influenza per la salute mentale femminile di fattori biologici, ma anche di determinanti socioculturali come gli stereotipi e i ruoli di genere, la discriminazione, la violenza, le molestie, l’equilibrio tra vita privata e lavorativa e le condizioni socioeconomiche. Comprendere e affrontare queste dimensioni è essenziale per costruire percorsi di cura realmente efficaci ed equi.

Gli esperti della Società Italiana di Neurologia (Sin) sottolineano come sia “tempo che le donne prestino attenzione alla propria salute – anche quella neurologica – con piena consapevolezza e informazione”. Spesso, infatti, a causa del carico di responsabilità legato alla gestione di molteplici ruoli e alla cura degli altri, le donne tendono a trascurare i segnali inviati dal proprio corpo, a sottovalutare il dolore o a rimandare controlli e accertamenti.

Le malattie delle donne

Questo comportamento può condurre a diagnosi tardive. “Le evidenze scientifiche dimostrano come numerose patologie del sistema nervoso colpiscano con maggiore frequenza e gravità le donne”, afferma Alessandra Nicoletti, Ordinario di Neurologia presso l’Università di Catania.

È il caso “dell’emicrania, che si manifesta con maggiore frequenza e in forma più debilitante nel sesso femminile, con attacchi più lunghi e intensi, anche a causa dell’influenza degli ormoni sessuali nelle diverse fasi della vita, dal menarca alla menopausa. Ma anche patologie più complesse, come la sclerosi multipla e la malattia di Alzheimer, presentano un’incidenza più elevata nella popolazione femminile. E ancora, molte malattie autoimmuni e disturbi dell’umore trovano nelle donne un terreno di vulnerabilità maggiore”.

Le donne sono più suscettibili a diverse patologie neurologiche. E le differenze biologiche, ormonali e sociali giocano un ruolo significativo in questa disparità. “Accanto ai dati clinici, emerge un altro elemento cruciale: il peso dello stress cronico sulla salute neurologica”, aggiunge Maria Teresa Pellecchia, associato di Neurologia presso l’Università degli Studi di Salerno. “Situazioni di disagio domestico, carichi emotivi non condivisi, e soprattutto episodi di violenza sembrano determinare un danno strutturale del cervello, causa di diversi disturbi neurologici e psichiatrici. La conoscenza di queste specificità può aiutarci a garantire alle donne un approccio gender-oriented che tuteli maggiormente il loro benessere e la loro salute neurologica”.

Prendersi cura delle donne

Ecco allora che “prendersi cura delle donne vuol dire prendersi cura della società, perché spesso ricoprono più ruoli contemporaneamente e fungono da caregiver di tutta la famiglia. Per questo la salute della donna è una priorità per l’industria farmaceutica”, sottolinea Cattani. Ma, in effetti, dovrebbe esserlo per l’intera società.

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