La scomparsa di Papa Francesco lascia la Chiesa cattolica in balia di una netta divisione tra progressisti e conservatori. In questo contesto, farà molta differenza la nomina al Soglio pontificio del successore di Jorge Mario Bergoglio, per il quale è probabile che si cercherà di convergere su una figura molto più moderata.
In particolare, dopo tre papi stranieri, è plausibile che l’ala italiana (rappresentata nel Conclave da 17 cardinali elettori) spinga per un pontefice nato in Italia o comunque nel continente europeo. In questo senso, sono tre i candidati italiani più papabili: il Segretario di stato vaticano Pietro Parolin, il presidente della Cei Matteo Maria Zuppi e il patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa.
Pietro Parolin
È uno dei candidati più citati nei sondaggi vaticani. L’attuale Segretario di stato, 70 anni, è un uomo capace di riscuotere consenso anche perché difficilmente inquadrabile tra i progressisti o i conservatori.
Nato nel 1955 a Schiavon, nel Vicentino, entra in seminario all’età di 14 anni. Viene ordinato sacerdote nel 1980 e nel 1983 entra alla pontificia Accademia ecclesiastica. Nel 1986 si laurea in diritto canonico alla Gregoriana e nello stesso anno entra nel servizio diplomatico del Vaticano: è in Nigeria fino al 1989 e in Messico dal 1989 al 1992. Entra, in seguito, nella sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato. Nel 2009 diventa nunzio in Venezuela, finché nel 2013 Papa Francesco non lo nomina Segretario di stato.
Proprio in questa veste, forte della sua esperienza diplomatica in Asia e America latina, è stato artefice di un accordo storico che ha portato a un primo disgelo i rapporti tra il Vaticano e la Repubblica popolare cinese.
Matteo Maria Zuppi
È uno dei candidati più quotati tra i progressisti. Matteo Maria Zuppi, 69 anni, attuale presidente della Cei, è considerato una figura molto vicina a Bergoglio, soprattutto per la sua attenzione ai più svantaggiati e ai migranti.
È da sempre a fianco della comunità di Sant’Egidio con la quale nel 1992 prende parte agli accordi di pace in Mozambico. Nel 1993 si trova in Guatemala mentre nel 2003 collabora con Nelson Mandela per il cessate il fuoco in Burundi. Viene nominato vescovo ausiliario di Roma da Benedetto XVI, nel 2012 e nel 2015 arcivescovo di Bologna da Papa Francesco che nel 2019 lo crea cardinale e nel 2022 lo mette a capo della Cei.
Nel 2023, dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, viene inviato dal Pontefice in una missione di pace per trattare la restituzione dei bambini ucraini rapiti da Mosca, mentre nel 2024 si reca nella capitale russa, dove incontra il Ministro degli esteri Serghei Lavrov e il vescovo metropolita Antonij di Volokolamsk.
Pierbattista Pizzaballa
Il Patriarca di Gerusalemme, 59 anni, è nato nel 1965 nella provincia di Bergamo. Entra nel seminario minore di Rimini dopo le medie e consegue la maturità classica presso il seminario arcivescovile di Ferrara. Nel 1984 entra nell’ordine dei frati minori francescani, mentre nel 1990 viene ordinato sacerdote e nello stesso anno si trasferisce a Gerusalemme. Riveste il ruolo di vicario per il patriarca per le comunità cattoliche di lingua ebraica in Israele. Nel 2004 viene nominato Custode di Terra Santa, ruolo che mantiene fino al 2016 quando Papa Francesco lo nomina amministratore apostolico del patriarcato. Nel 2020 viene nominato Patriarca latino di Gerusalemme e nel 2023 è creato cardinale.
Una figura giovane ma con una solida visione internazionale, soprattutto in Medio Oriente. Il suo forte legame con Israele e allo stesso tempo le sue prese di posizione in difesa del popolo palestinese, lo renderebbero un’importante figura di mediazione per il conflitto in corso.