I negoziati tra il Giappone e gli Stati Uniti a Washington sono il primo vero banco di prova per verificare se le tariffe del Liberation Day del Presidente americano Donald Trump porteranno a nuovi accordi commerciali.
Trump, pubblicando un post sui social media mercoledì, si è detto soddisfatto dei colloqui finora avuti. “Un grande onore aver appena incontrato la delegazione giapponese per il commercio”, ha scritto su Truth Social. E ha parlato di “Grandi progressi!”.
Oltre al post di Trump, i dettagli forniti dai negoziatori giapponesi e statunitensi sono stati pochi. All’incontro hanno partecipato il Segretario al Tesoro Scott Bessent, il Segretario al Commercio Howard Lutnick e il Rappresentante per il Commercio Jamieson Greer. La parte giapponese è guidata da Ryosei Akazawa, ministro per la Rivitalizzazione economica del Giappone e suo principale negoziatore tariffario.
L’unico risultato pubblicamente riconosciuto dell’incontro è che le due parti si incontreranno di nuovo.
Akazawa ha detto ai giornalisti che una questione non è stata sollevata: i tassi di cambio. L’amministrazione Trump ha accusato economie come il Giappone di manipolare le loro valute per ottenere un vantaggio sul commercio.
Il Giappone può ottenere un accordo commerciale?
Il Giappone è un importante banco di prova della volontà dell’amministrazione Trump di firmare accordi commerciali con i suoi più stretti alleati e maggiori partner commerciali. Il Paese asiatico, insieme alla Corea del Sud, all’Australia, al Regno Unito e all’India, è tra le principali priorità degli Stati Uniti per i negoziati, come ha riportato il Wall Street Journal all’inizio della settimana.
Le azioni giapponesi sono salite leggermente giovedì, con l’indice di riferimento Nikkei 225 in aumento dell’1,35% alla chiusura del mercato.
Il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba ha dichiarato ai giornalisti giovedì che ci sono ancora “distanze tra le rispettive posizioni del Giappone e degli Stati Uniti” e ha avvertito che ulteriori negoziati non saranno facili.
Il Giappone è uno dei numerosi Paesi asiatici che stanno sopportando il peso dei dazi di Trump. Anche prima del Liberation Day la tariffa del 25% di Trump sulle importazioni di auto e acciaio ha rappresentato una minaccia significativa per l’economia giapponese.
Il 2 aprile, Trump ha imposto dazi del 24% su tutte le importazioni dal Giappone; in seguito ha sospeso le tariffe per 90 giorni in modo da consentire i negoziati. Attualmente, le importazioni giapponesi sono soggette a una tariffa di base del 10%, anche se per le automobili e l’acciaio vale ancora quella del 25%.
In un post in vista dell’incontro con il Giappone, Trump ha dichiarato che avrebbe parlato di “tariffe, costo del supporto militare e TRADE FAIRNESS”.
Altri leader mondiali staranno probabilmente osservando l’esito dei negoziati di Trump con il Giappone. Tokyo ha segnalato che non ha intenzione di offrire grandi concessioni al presidente per ottenere un accordo.
Nel frattempo, Ishiba è al telefono con altri leader mondiali mentre il suo referente per il commercio continua a lavorare a Washington. L’emittente pubblica NHK riferisce che il primo ministro giapponese ha parlato separatamente con il presidente francese Emmanuel Macron e con il primo ministro malese Anwar Ibrahim per discutere il modo migliore di affrontare i dazi statunitensi.
Questo articolo è stato pubblicato su Fortune.com
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