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Botafogo e la sponsorizzazione invisibile: quando il calcio diventa veicolo di salute pubblica

Botafogo, campagna sul melanoma
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Velasco25 Articolo

In un’epoca in cui ogni spazio sulle maglie da gioco è monetizzato al massimo, un club brasiliano ha scelto una strada radicalmente diversa. Il Botafogo, squadra storica del campionato brasiliano, ha rinunciato a una delle sue sponsorizzazioni più visibili per lanciare un messaggio di forte impatto sociale: sensibilizzare sull’importanza della diagnosi precoce del melanoma, un tumore della pelle tanto silenzioso quanto letale.

Per dodici giornate consecutive, i calciatori del Botafogo hanno indossato una maglia quasi identica a quella ufficiale. Quasi, perché sul retro, accanto al numero, compariva una piccola macchia nera, appena percettibile. Nessun logo, nessuno slogan, nessun colore appariscente. Solo una tacca scura che, partita dopo partita, si ingrandiva in modo impercettibile. Come accade con il melanoma, che spesso cresce inosservato fino a diventare una minaccia fatale.

La campagna, chiamata “O Patrocínio Que Ninguém Viu” (“La sponsorizzazione che nessuno ha visto”), è stata ideata dalle agenzie End to End e Área 23, in collaborazione con l’Instituto Melanoma Brasil. Il meccanismo narrativo è semplice e geniale: la macchia cresce con l’avanzare delle partite, simulando la progressione della malattia. Solo dopo dodici giornate, il club ha rivelato l’iniziativa sui propri canali digitali con una domanda diretta e spiazzante: “Avete notato la macchia sulla nostra maglia?”

L’impatto è stato immediato: tifosi sorpresi, media coinvolti, e un’ondata di consapevolezza virale. Sul sito ufficiale della campagna (opatrocinioqueninguemviu.com.br) è possibile approfondire i segnali da non ignorare, le misure di prevenzione e l’importanza della diagnosi precoce. Il melanoma rappresenta solo il 4% dei tumori cutanei, ma è responsabile dell’80% dei decessi associati a questa malattia in Brasile.

Rebecca Montanheiro, presidente dell’Istituto Melanoma Brasil, ha definito la campagna “una metafora potente e necessaria”, mentre Pedro Souto, direttore marketing del club, ha sottolineato come il calcio possa e debba svolgere un ruolo sociale: “Il nostro pubblico è vasto e appassionato. Abbiamo scelto di usare questa visibilità per salvare vite.”

Quella di Botafogo è una delle espressioni più intelligenti e sensibili di brand activism degli ultimi anni. In un contesto in cui le imprese sono sempre più chiamate a prendere posizione su temi sociali, ambientali e di salute pubblica, la decisione del club brasiliano mostra che anche lo sport può essere piattaforma di educazione e cambiamento.

Non è solo comunicazione: è impatto reale. È un invito a guardare con attenzione anche ciò che non si vede. E, forse, è proprio questo il compito più importante che un brand può assumersi oggi.

 

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