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Salute: con stili di vita corretti 1 mld di risparmi in Italia

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Adyen Articolo
Velasco25

Quanto a lungo l’Italia che invecchia – e non fa figli – potrà permettersi il Servizio sanitario nazionale? La domanda non è affatto retorica, ma la risposta proposta dagli economisti sanitari è decisamente sintetica: occorre investire (davvero) in prevenzione. Basti pensare che uno stile di vita corretto – agendo su cattiva alimentazione, fumo, alcol, sedentarietà  – consentirebbe un risparmio da oltre un miliardo di euro l’anno solamente per i costi sanitari diretti. Tutelando la salute dei singoli e quella del Ssn.

A calcolarlo sono gli esperti di “The Observatory of the Economics of Public Health – Osservatorio sull’Economia della Salute Pubblica”, fondato dall’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari (Altems) – Facoltà di Economia. Un’iniziativa che punta a monitorare in modo sistematico proprio abitudini e stili di vita della popolazione italiana, valutando l’impatto dei cambiamenti sulla spesa sanitaria nazionale.

Come puntualizza il professor Francesco Moscone della Brunel Business School e dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, l’Osservatorio “sarà coordinato da un comitato scientifico composto da esperti nei campi dell’economia sanitaria, della statistica, dell’econometria e della sanità pubblica, sia italiani che internazionali. L’inclusione di esperti stranieri garantisce che le migliori pratiche globali informino le raccomandazioni dell’Osservatorio, consentendo al contempo all’Italia di adattare strategie collaudate ai suoi specifici contesti culturali, economici e sociali”.

Capitolo fumo e alcol

Forse è utile qualche esempio: nel Belpaese il fumo continua a rappresentare una delle principali sfide per la salute pubblica. Se anche solo la metà dei fumatori modificasse le proprie abitudini optando per prodotti alternativi senza combustione, i risparmi per il Ssn potrebbero superare i 700 milioni di euro all’anno.

Inoltre quasi il 3% della popolazione italiana è classificato come grande consumatore di alcol. Se una persona su 1.000 riducesse i drink ai livelli raccomandati (massimo due unità al giorno per gli uomini, una per le donne), il Ssn potrebbe risparmiare 60 milioni di euro all’anno.

Più attivi è meglio (ricordando che basta poco zucchero)

Magari questo non sarà il periodo ideale (considerati i tanti dolci della tradizione pasquale), ma basterebbe limitare lo zucchero per dare una sterzata in senso salutare alla nostra dieta. Ogni italiano consuma 32 kg di zucchero l’anno, pari a 22 zollette  al giorno (2021). Così colpisce sentire che 109.000 italiani sono morti prematuramente nel 2021 proprio a causa di un’alimentazione non sana. Inoltre solo il 5% dei connazionali ha consumato la dose giornaliera raccomandata di frutta e verdura (dati 2023).

Non solo: il 40% degli italiani non svolge alcuna attività fisica. Le stime suggeriscono che, se una persona su 100 iniziasse a praticare almeno 150 minuti di attività fisica moderata a settimana, il risparmio per il sistema sanitario potrebbe essere di 223 milioni di euro all’anno.

Tradurre la ricerca in azioni

Come spiega Giuseppe Arbia, direttore di Altems, si tratta della prima piattaforma in Italia che combina modellistica economica, innovazione sanitaria e scienze comportamentali. “L’obiettivo – sottolinea – è offrire una consulenza diretta ai politici per tradurre la ricerca in azione e passare a un sistema efficiente, efficace e più stabile. La nostra nazione dovrà passare da un modello di assistenza sanitaria reattivo e basato sul trattamento a un approccio sistemico e proattivo in cui l’intervento precoce, le strategie di salute comportamentale e le soluzioni innovative siano prioritarie”.

L’impatto della prevenzione

Si tratta di fare un vero e proprio cambio di paradigma. “La creazione di un sistema sanitario orientato alla prevenzione riduce i costi sanitari, aumenta la produttività della forza lavoro e stabilizza le finanze pubbliche, garantendo una popolazione più sana e un’economia italiana più competitiva. È una grande sfida”, dicono i professori Arbia e Moscone. Che richiede riforme politiche mirate, collaborazione intersettoriale e un approccio basato sui dati.

“Attualmente il sistema sanitario italiano si confronta con inefficienze, disuguaglianze regionali, carenza di personale e un’eccessiva dipendenza dall’assistenza ospedaliera – ricordano gli esperti – Sebbene l’aspettativa di vita rimanga tra le più alte d’Europa, le malattie prevenibili come le patologie cardiovascolari, l’obesità e il diabete sono in aumento, contribuendo all’incremento dei costi sanitari a lungo termine”. L’adozione di misure di prevenzione mirate potrebbe invertire il trend. Dando solide basi al Ssn e contribuendo a difendere il diritto alla salute.

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