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Se le assicurazioni decideranno dove potremo vivere

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Velasco25 Articolo

Incendi, inondazioni, tempeste: il cambiamento climatico sta ridisegnando il mercato immobiliare e assicurativo.

In un futuro non lontano, saranno le compagnie assicurative a decidere dove possiamo abitare. Se un posto presenta un elevato rischio idrogeologico o è particolarmente vulnerabile agli incendi, sarà praticamente impossibile ottenere la copertura assicurativa.

Gli incendi di Los Angeles hanno scoperchiato il vaso di Pandora: da tempo le assicurazioni private hanno avviato una vera e propria fuga dalla California. Solo nel 2023, sette delle dodici più grandi compagnie hanno sospeso o limitato le nuove polizze. Dal 2020 sono 2,8 milioni quelle che non sono state rinnovate: 531mila riguardavano immobili nella contea di LA. Troppo elevato il rischio di tempeste, inondazioni e, soprattutto, incendi. Una tendenza destinata a peggiorare: quindici dei venti incendi più distruttivi del Golden State si sono verificati dal 2015 al 2024. Al di là delle falle nella prevenzione e nei soccorsi, gli incendi che hanno raso al suolo le ville da sogno di Pacific Palisades rientrano tra gli eventi estremi con cui sempre di più dovremo fare i conti a causa del cambiamento climatico.

Di fronte a catastrofi di tale entità, le compagnie assicurative sembrano intenzionate a fare un passo indietro. Secondo le stime più aggiornate di Accuweather, i danni e le perdite economiche subiti dalla California in seguito ai wildfires di inizio gennaio oscillano tra i 250 e i 275 miliardi di dollari.

Le assicurazioni sono imprese private, devono mietere profitti, in assenza dei quali portano i libri in tribunale: quali imprese possono impegnarsi a coprire perdite di queste dimensioni? Si può dire allora che il cambiamento climatico ha un impatto devastante sul mercato immobiliare e assicurativo. Laddove le compagnie sono difatti sparite, i residenti sono ricorsi al piano statale California Fair: un sistema di ultima istanza molto più costoso, con coperture limitate e già sotto stress a causa delle migliaia di richieste da smaltire. Certo è che un cataclisma come quello verificatosi a LA rischia di mandare in bancarotta uno Stato intero. Il rischio di insolvenza è altissimo, e vale tanto per i privati che per gli attori pubblici.

Come disinnescare questo circolo infernale? Con l’intensificarsi degli eventi climatici estremi e la fuga delle compagnie assicurative, si pone la necessità di interventi strutturali volti a mitigare il rischio. Nelle zone vulnerabili a terremoti, frane, smottamenti e incendi probabilmente nessuno potrà costruirsi una casa, o contare su una qualche forma di copertura assicurativa. Semplicemente in quei posti non si potrà più vivere, a meno che l’abitazione non sia ‘a prova di bomba’.

Un esempio? Il Giappone che, grazie a regolamenti antisismici e cultura della prevenzione, si è guadagnato la reputazione di Nazione meglio equipaggiata ad affrontare i terremoti, anche i più catastrofici. In pochi sanno che l’Italia è la patria del moderno concetto di assicurazione: il più antico contratto assicurativo di cui si abbia conoscenza fu sottoscritto a Genova nel 1347. A cotanta storia dovrebbe seguire uno sforzo maggiore per una sterzata nel senso della sicurezza e della prevenzione.

L’articolo originale è stato pubblicato sul numero di Fortune dell’aprile 2025 (numero 3, anno 8)

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