La scienza lo ha dimostrato ampiamente: il matrimonio apporta una serie di benefici per la salute. Effetti che vanno dal minor rischio di malattie cardiache, a una maggiore longevità (soprattutto per gli uomini), fino a un pericolo ridotto di depressione e a migliori tassi di sopravvivenza al cancro. Ma ora arrivano le sorprendenti scoperte di un nuovo studio: essere sposati può aumentare significativamente il rischio di demenza.
La scoperta
I ricercatori hanno scoperto che le persone vedove, divorziate e mai sposate avevano un rischio di demenza, inclusi il morbo di Alzheimer e la demenza a corpi di Lewy, dimezzato o ancora inferiore rispetto alle loro controparti sposate. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Alzheimer’s & Dementia dell’Alzheimer’s Association.
Qualche possibile spiegazione
Attenzione: i risultati, osservano gli autori, potrebbero anche indicare “diagnosi tardive tra le persone non sposate”, poiché quelle in coppia sono “più propense a ricorrere a cure mediche preventive, potenzialmente a causa dei partner che notano i sintomi precoci. Le persone nelle fasi iniziali della demenza potrebbero dunque non essere consapevoli dei propri sintomi e non riconoscere o ritardare la diagnosi, soprattutto se non sposate: potrebbero non ricevere il feedback di un partner”.
In alternativa, scrivono i ricercatori della Facoltà di Medicina della Florida State University, i risultati potrebbero davvero “mettere in discussione l’ipotesi che il matrimonio protegga dalla demenza”.
Come è stato condotto lo studio
Gli scienziati hanno esaminato le cartelle cliniche del National Alzheimer’s Coordinating Center, uno studio longitudinale condotto su 24.107 anziani (età media 71,8 anni) nell’arco di 18 anni, suddividendoli poi in quattro gruppi: sposati, vedovi, divorziati e mai sposati.
Uno studio del 2017 del College of London, nel frattempo, era giunto alla conclusione opposta: i single o i vedovi secondo questo lavoro presentano un rischio maggiore di demenza rispetto alle persone sposate. Il dato è emerso da una revisione di 15 studi esistenti, pubblicata sul Journal of Neurology Neurosurgery & Psychiatry.
Matrimonio e salute
I ricercatori della Florida riconoscono la varietà dei risultati ottenuti nel corso degli anni, ma hanno anche offerto delle spiegazioni per giustificare le loro conclusioni.
“Alcune prove indicano un aumento in alcuni ambiti del benessere, come la felicità e la soddisfazione di vita dopo il divorzio e la partecipazione sociale dopo la morte del partner”, scrivono.
Inoltre, affermano, le persone che non si sono mai sposate hanno maggiori probabilità di socializzare con amici e vicini e “di adottare comportamenti più sani rispetto alle loro controparti sposate”. Le coppie, nel frattempo, “tendono ad avere una minore integrazione sociale e a impegnarsi in interazioni meno frequenti e di qualità inferiore” con amici e vicini rispetto ai single. E proprio gli aspetti positivi dei legami sociali, ipotizzano gli studiosi, potrebbero fungere da fattori protettivi contro la demenza nel tempo.
D’altra parte le teorie sul perché il matrimonio porti a una salute migliore includono un effetto sul sistema immunitario e una riduzione dello stress; ma anche comportamenti più sani, come correre meno rischi e mangiare meglio; una salute mentale più solida, in parte dovuta a un migliore supporto sociale. Non solo: alcuni studi suggeriscono che le persone con problemi di salute hanno meno probabilità di sposarsi.
L’effetto sulla demenza
Ma i ricercatori della Florida hanno un’idea diversa: secondo loro è la qualità del matrimonio a influire maggiormente sui relativi risultati in termini di salute.
“Esistono prove sostanziali che i benefici del matrimonio per la salute siano presenti solo nei matrimoni di qualità“, osservano. Al contrario, gli individui infelici hanno maggiori probabilità di avere una salute e una mortalità uguale o peggiore rispetto a vedovi, divorziati o mai sposati. Insomma, ancora una volta sarebbe la qualità del legame a fare – davvero – la differenza. Anche sul rischio di demanza.
L’articolo originale è su Fortune.com
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