La produzione industriale italiana cala da 25 mesi consecutivi. A febbraio 2025 l’Istat stima che l’indice destagionalizzato relativo è diminuito dello 0,9% rispetto a gennaio. Sono colpiti tutti i principali gruppi di industrie, tranne l’energia.
Il dato anno su anno è particolarmente cupo. A febbraio 2025 la diminuzione rispetto allo stesso mese dell’anno prima è del 2,7% (con un giorno lavorativo in meno), mentre il segno meno è relativo anche al trimestre, con un -0,7%.
Se si guardano i dati grezzi (quindi senza gli effetti di calendario) il calo diventa un crollo, nel confronto annuale: -6,4%.
Si registra una crescita esclusivamente per l’energia (+7,6%); al contrario, diminuzioni contraddistinguono i beni strumentali (-9,8%), i beni intermedi (-4,6%) e i beni di consumo (-2,0%).
“In termini tendenziali, al netto degli effetti di calendario, l’indice complessivo prosegue la lunga fase di flessione. La dinamica tendenziale è negativa per tutti i principali raggruppamenti di industrie, con l’eccezione dell’energia”, commenta Istat.
Chi si salva
Come nel dato mensile, anche nel confronto annuale si salva solo l’energia, insieme all’industria di legno e carta e all’industria alimentare.
Chi soffre di più
Soffrono in tanti, ma nessuno soffre come il settore auto. Le flessioni più ampie si rilevano nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-14,1%), nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-12,9%) e nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-12,0%).