Perché non trasformare una crisi, quella tra l’Europa ‘scroccona’ e gli Stati Uniti dei dazi, in un’opportunità? L’idea era stata anticipata qualche giorno fa dal ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, che a margine di un’evento dedicato al futuro della ricerca aveva spiegato: “Disinvestendo, l’America crea un flusso di ritorno. Noi, d’altra parte, stiamo investendo molto sulle grandi infrastrutture di ricerca e su temi sfidanti come supercomputing, tecnologie quantistiche, biotecnologie”.
Insomma, il clima è cambiato. “Abbiamo verificato che ricercatori che avevano trovato approdi formativi altrove stanno invertendo la tendenza, per tornare in Europa e, sperabilmente, in Italia”. Ebbene, Bernini è al lavoro su quello che potremmo definire un Piano di rientro dei cervelli. E sta “predisponendo un bando di 50 milioni di euro per far ritornare i nostri ricercatori”.
La scienza che corre e la mossa dell’Italia
Un progetto con una visione: “In un momento in cui purtroppo gli Stati Uniti disinvestono nella ricerca, noi strainvestiamo: da qui al 2026 il Mur investirà circa 11 miliardi di euro sulle infrastrutture di ricerca’”, ha calcolato Bernini a margine degli Stati generali dell’Università, organizzati da Forza Italia a Roma.
Come riferisce Adnkronos, il nuovo Piano punta ad aumentare l’attrattività del sistema accademico e della ricerca italiano per gli studiosi all’estero. Il progetto sarà strutturato in più fasi e sostenuto da un finanziamento continuo.
Il bando in arrivo
Il primo intervento prevede la pubblicazione nei prossimi giorni di un avviso pubblico, finanziato con 50 milioni, per la presentazione di proposte progettuali da parte di giovani ricercatori fuori dall’Italia, vincitori dei bandi Erc Starting Grants o Erc Consolidator Grants.
Si tratta di programmi di ricerca finanziati dall’European Research Council, destinati a ricercatori di eccellenza di ogni età e nazionalità, che intendono svolgere attività di ricerca di frontiera negli Stati membri dell’Ue o nei Paesi associati. Lo Starting è rivolto a ricercatori con 2-7 anni di esperienza post-dottorato e un curriculum promettente; il Consolidator è pensato invece per ricercatori con 7-12 anni di esperienza post-dottorato, che abbiano già dimostrato indipendenza e maturità scientifica.
Una piccola precisazione: l’Italia nel 2024 è sul podio per numero di ‘cervelli’ premiati dal Consiglio europeo della ricerca (Erc) con i Consolidator Grant 2024, terza dopo tedeschi e francesi. Ma è solo sesta fra i Paesi che ospitano progetti scientifici vincitori. Insomma, abbiamo le menti, ma ancora non sapevamo come trattenerle. Per cambiare le cose serviva un Piano (e, naturalmente, fondi ad hoc). Eccoli.
Chi può partecipare
Al bando potranno partecipare giovani ricercatori – italiani e non – che abbiano concluso il proprio progetto in una Host Institution estera (università o centro di ricerca) e che svolgano attività di ricerca fuori dal nostro Paese. I progetti presentati potranno avere una durata massima di 36 mesi.
Il clima negli Stati Uniti
Intanto in un appello pubblicato nei giorni scorsi su ‘Scientific American’, circa 1.900 scienziati statunitensi si sono scagliati contro il “clima di paura” alimentato dall’amministrazione Trump contro i ricercatori. Un vero e proprio attacco alla scienza, accusano i firmatari di una lettera aperta, che sta mettendo a rischio la salute, l’economia e la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.
Lo stanziamento complessivo sul piatto
In Italia l’idea è quella di aprire le porte agli scienziati. Offrendo loro laboratori, progetti, incentivi. Ecco allora che i 50 milioni di euro del bando si aggiungono ai 5 milioni recentemente destinati a progetti di cooperazione internazionale e ai 20,3 milioni per il supporto alla ricerca sulla base del decreto First, firmato il mese scorso.
“Io non temo la fuga dei cervelli. I cervelli non fuggono, ma vanno a contaminarsi”, ci aveva detto Bernini. “Soprattutto stiamo dando loro le opportunità di tornare. Mi fa piacere pensare che tutti debbano seguire i loro talenti e le loro aspirazioni, anche a coloro che per reddito non potrebbero permetterselo”.
L’idea del ministro è chiara: “Fare in modo che chi ha talento, lo sviluppi. Ma dobbiamo essere noi ad alimentare la ricerca e a offrire infrastrutture” in grado di attrarre i talenti. Insomma, la ricerca che ha prodotto scienziati come Enrico Fermi, Renato Dulbecco e Rita Levi-Montalcini non è più una ‘Cenerentola’ e punta ad attirare nel nostro Paese le menti più brillanti.