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Gli ultimi dati Istat: l’Italia senza bambini (e giovani)

Italia demografia Istat fecondità
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Velasco25 Articolo

L’Italia invecchia e si trova – letteralmente – a fari i conti con sempre meno nascite. Nel 2024 i bebè sono stati appena 370mila, -2,6% rispetto al 2023. Come segnala puntualmente l’Istat siamo a un nuovo minimo storico in termini di fecondità, complice la trappola demografica che ha portato progressivamente alla riduzione dei potenziali genitori.

“Al 1 gennaio 2025 si stima un’età media della popolazione residente di 46,8 anni, in crescita di due punti decimali (circa tre mesi) rispetto al 1 gennaio dell’anno precedente”, ha evodenziato il presidente dell’Istituto Francesco Maria Chelli, in un’audizione alla Camera.

Natalità: se in Italia stanno scomparendo anche i genitori

Il saldo migratorio tra arrivi e partenze

Calano anche i decessi (651mila): il 3,1% in meno sul 2023. La speranza di vita supera i livelli pre-pandemici, una buona notizia questa, che conferma la longevità di una popolazione in cui si allarga la proporzione delle tempie grigie, ma che non può non preoccupare pensando al futuro.

Negli indicatori demografici nel 2024 l’Istituto di statistica sottolinea anche il numero degli arrivi dall’estero (inferiori di circa 5mila unità rispetto al 2023): parliamo di 435mila immigrati. Ma d’altra parte a lasciare il nostro Paese sono stati ben 191mila connazionali (+33mila rispetto all’anno precedente). Il saldo con l’estero è dunque pari a +244mila persone.

Altro che 60 milioni di abitanti…

Gli italiani dunque sono sempre meno: al 31 dicembre 2024 parliamo di 58.934.000 (dati provvisori), 37mila in meno rispetto alla stessa data dell’anno precedente. Un calo che  prosegue ininterrottamente dal 2014, segnala l’Istituto di statistica.

Se a spopolarsi è sopattutto il Sud

L’emorragia di popolazione non coinvolge tutte le aree del Paese. Mentre nel Nord la popolazione aumenta dell’1,6 per mille, il Centro e il Sud registrano variazioni negative rispettivamente pari a -0,6 per mille e a -3,8 per mille. Nelle Aree interne il fenomeno è particolarmente rilevante.

Mentre a livello regionale, la popolazione risulta in aumento in Trentino-Alto Adige (+3,1 per mille), Emilia-Romagna (+3,1 per mille) e in Lombardia (+2,3 per mille), mentre le maggiori perdite si concentrano in Basilicata (-6,3 per mille) e Sardegna (-5,8 per mille).

I giovani emigranti

Insomma, gli italiani fanno pochi figli e i ragazzi, se possono, se ne vanno. “Nel decennio 2013-22 – ha detto Chelli alla Camera – sono costantemente aumentati i giovani italiani che hanno trasferito all’estero la residenza; molto meno numerosi sono stati invece i rientri in patria. In tale periodo, di oltre un milione di cittadini espatriati, un terzo (352mila) aveva un’età compresa tra i 25 e i 34 anni e, tra questi, oltre 132mila (37,7%) erano in possesso della laurea al momento della partenza” ha detto Chelli in audizione alla Camera.

D’altro canto, i rimpatri di giovani della stessa fascia d’età sono stati circa 104mila, di cui oltre 45mila laureati. Risultato? Per l’intero periodo l’Italia ha perso 87mila giovani laureati.

L’Istat e l’esercito degli ultracentenari

A restare sono gli over 65: oggi ben 14 milioni 573mila. “Cresce il numero di ultra ottantacinquenni, i cosiddetti grandi anziani, che raggiungono i 2 milioni 422mila individui (+103mila in un anno) e rappresentano il 4,1% della popolazione totale, di cui il 65% donne”, continua il presidente Istat.

In aumento anche gli ultracentenari: a inizio 2025 sono più di 23.500, oltre 2mila in più rispetto all’anno precedente (83% donne). Il Paese insomma sta cambiando e la direzione è chiara: negli ultimi anni si riduce costantemente la popolazione attiva. Destinata a fare i conti con le fragilità di un esercito di senior.

Il Paese delle culle vuote e la crisi della natalità, l’analisi di Blangiardo

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