Quel che manca da noi spesso è il coinvolgimento e anche un po’di competenze. L’esito, visto dall’Italia, è invece un divario infrastrutturale pesante che ci penalizza perché accentua questo ritardo in termini economici e presenta preoccupanti ripercussioni sociali di esclusione per chi vive nei piccoli comuni e si trova tagliato fuori dalle reti di telecomunicazione, ferroviarie e autostradali. La conseguenza è l’impatto del (poco) utilizzato partenariato pubblico-privato per la realizzazione di grandi opere.
Non c’è un adeguato coinvolgimento delle comunità locali. Quel débat public alla francese che permette ai cittadini di capire perché si fa un ponte o una galleria. E non ci sono competenze finanziarie nel personale della pubblica amministrazione che dovrebbe vagliare gli investimenti. Così la corruzione s’insinua nei rivoli dei progetti alimentando ulteriore malcontento.
Eppure, dopo un periodo di incertezza, il settore degli investimenti privati in infrastrutture nel mondo sta mostrando segni di ripresa, con nuove tendenze che stanno ridefinendo le strategie degli investitori e per l’Italia, dunque, sarebbe una grande occasione.
Secondo un recente rapporto di Boston Consulting, il mercato mostra segnali di stabilizzazione, con asset gestiti che hanno raggiunto il massimo storico di 1.300 miliardi di dollari a giugno 2024. Tuttavia, la raccolta fondi rimane inferiore ai livelli del 2022.
A trainare gli investimenti sono soprattutto i data center che spinti dalla crescente domanda di intelligenza artificiale e cloud computing, sono aumentati in modo esponenziale: da 11 miliardi di dollari del 2020 a 50 miliardi nel 2024.
Anche gli investimenti nelle energie rinnovabili e nelle soluzioni di accumulo con batterie continuano ad attrarre capitali e si affiancano a quelli sulle tradizionali infrastrutture energetiche. Secondo gli ultimi dati forniti da Terna le richieste di allacciamento alla rete elettrica che arrivano da parte di potenziali data center e server legati al cloud computing sono passate da un gigawatt di 4 anni fa ai 40 di oggi.
La domanda esponenziale di gestione e raccolta dati sta calamitando anche in Italia ingenti investimenti. L’esplosione delle interconnessioni digitali per finalità industriali sta facendo il resto. Un mercato polverizzato, ma che si sta aprendo a grossi investitori. Sono presenti in Italia Tim Cloud, Aruba Cloud, Equinix e gli internazionali come Ibm Cloud, Amazon Web Services.
Tutti hanno bisogno di una connettività multipla sul territorio. Google ha siglato una partnership con Tim per una regione in Italia. Microsoft Azure si è alleata a Poste Italiane investendo sul Paese oltre 1,5 miliardi anche sul personale. Amazon ha appena presentato al governo un progetto da qui ai prossimi cinque anni che consiste nella realizzazione di un data center a Milano per un valore di 1,2 miliardi di euro. La stessa Tim ha puntato 130 milioni sul cloud.
Il gruppo delle telecomunicazioni ha varato un piano di investimenti per costruire un nuovo data center vicino Roma. La struttura andrà ad aumentare del 25% la capacità complessiva della società e sarà operativa entro la fine del 2026.