È stato per anni motivo di frustrazione per i clinici e di disperazione per i pazienti, orfani di soluzioni efficaci per questo sintomo così tormentoso da diventare malattia. Parliamo del prurito cronico, che secondo le stime può arrivare ad interessare fino a una persona su 5 nel corso della vita.
Per prurito cronico si intende una condizione che perduri per più di sei settimane, a prescindere dalla causa. Che può essere evidente, come nel caso di alcune malattie dermatologiche, o del tutto invisibile, come nelle neuropatie. Il prurito infatti è un sintomo trasversale a tante condizioni mediche, dalle malattie ematologiche, a quelle oncologiche, dalle malattie infettive, alle allergie, alle patologie internistiche. Per questo la sua gestione non può che essere multidisciplinare.
Tutto questo in teoria. Nella realtà, in Italia non esistono neppure delle linee guida dedicate (forse basterebbe mettere mano a quelle europee e adattarle alla nostra realtà sanitaria) e neppure centri dedicati al problema ‘prurito’, con qualche encomiabile eccezione come un ambulatorio del prurito multidisciplinare avviato da poco al Policlinico di Tor Vergata di Roma.
L’inferno dentro: il prurito e Dante
E intanto il problema continua a tormentare schiere di persone, impattando pesantemente sulla loro qualità di vita e sulle relazioni. Perché questo tormento non ti abbandona neppure di notte, devastando il sonno, trasformando le persone in insonni cronici, poi in depressi disperati, che rendono poco e male sul lavoro o a scuola.
Alcuni pazienti lo definiscono l’inferno dentro e forse non è un caso che anche Dante lo abbia usato come pena ‘infernale’ per i falsari che, in vita, venivano condannati ad essere arsi vivi, mentre nella decima bolgia dell’ottavo cerchio (le ‘Malebolge’) dell’Inferno, tormentati da un prurito insopportabile e senza rimedio, sono condannati a grattarsi compulsivamente la pelle con le unghie per l’eternità, nel vano tentativo di trovare sollievo al prurito che li tormentava (“Come ciascun menava spesso il morso de l’unghie sopra sé per la gran rabbia del pizzicor, che non ha più soccorso e sì traevan giù l’unghie la scabbia, come coltel di scardova le scaglie o d’altro pesce che più larghe l’abbia”, Canto XXIX Inferno).
Il prurito è il sintomo più frequente in dermatologia
Il 50% delle patologie dermatologiche si manifesta col prurito e la prevalenza del prurito cronico è del 22% nella popolazione generale; una percentuale già molto importante, che tende ad aumentare con l’età.
“Nonostante questi tassi di prevalenza – spiega il professor Manuel Fernandes Lobo Pereira (nella foto), professore associato di dermatologia presso l’Allergologia dell’Università della Charité di Berlino (Germania) e autore di un White Paper sul prurito dell’EADV (European Academy of Dermatology and Venereology) – c’è ancora scarsa awareness su questo problema e sul burden che questa condizione può determinare. Per questo è fondamentale che gli specialisti coinvolti nelle patologie caratterizzate da questo sintomo lavorino fianco a fianco con le Associazioni Pazienti (anche attraverso i PROMs) per capire quali siano gli unmet need e le possibili soluzioni”.
“Il prurito è infatti una condizione molto eterogenea che varia molto da una persona all’altra. Tra gli unmet need ci sono quelli della ricerca. Servono molti più studi sull’uomo; quello che sappiamo sulla patogenesi del prurito deriva prevalentemente da studi animali. Di certo, qualsiasi forma di prurito cronico deve essere studiata a fondo perché può nascondere una patologia e non essere solo un sintomo. In 1/3 dei casi il prurito è sintomo di una condizione sistemica; nell’8% dei casi è di origine neuropatica”.
La novità
Per le forme più gravi di prurito cronico, finora assolutamente orfane di una terapia specifica, la buona notizia è rappresentata dalla disponibilità di una terapia biologia innovativa, non immunosuppressiva, il dupilumab (un anticorpo monoclonale completamente umano che inibisce le vie di segnale dell’Interleuchina 4 e dell’Interleuchina 13). In Italia è indicato (per ora) nel prurito cronico da dermatite atipica e da prurigo nodulare, oltre che in una serie di altre malattie caratterizzate da infiammazione di tipo 2, spesso correlate e associate tra loro quali asma grave, rinosinusite cronica, esofagite eosinofila.
Nella dermatite atopica il farmaco è approvato dai 6 mesi in su. Oltre un milione di persone in tutto il mondo è in trattamento con questa terapia innovativa.