A gennaio, quattro autosaloni in tre grandi città sono riusciti a vendere 8.600 auto Tesla nell’arco di un solo fine settimana, dopo la notizia che il Paese non avrebbe più contribuito a finanziare parte del prezzo di acquisto di una nuova auto elettrica nell’ambito del programma iZEV.
Anche se c’era da aspettarsi il picco e gli ordini Tesla vengono tipicamente effettuati online piuttosto che in un negozio fisico, si parla di due auto vendute al minuto per tre giorni di fila. Inoltre, secondo Motor Illustrated, con sede in Quebec, l’89% di tutte le richieste di risarcimento presentate in quel periodo riguardano Tesla.
“Non verrà effettuato alcun pagamento finché non saremo certi della validità delle richieste”, ha dichiarato il ministro dei Trasporti Chrystia Freeland in una dichiarazione al Toronto Star.
All’inizio del mese, il quotidiano canadese ha riferito per la prima volta del numero sospettosamente elevato di richieste di rimborso per veicoli elettrici negli ultimi giorni di gennaio del programma incentivi. Un concessionario di Quebec City ha documentato più di 4.000 vendite di veicoli in un solo fine settimana.
“Ho anche dato ordine al mio dipartimento di modificare i criteri di ammissibilità per i futuri programmi iZEV per garantire che i veicoli Tesla non siano ammissibili agli incentivi fino a quando i dazi illegittimi e illegali degli Stati Uniti saranno imposti contro il Canada”, ha aggiunto la Freeland di Ottawa. Anche tre province hanno cancellato le sovvenzioni locali per i veicoli elettrici Tesla.
Tesla non ha risposto alla richiesta di commento di Fortune.
Il post cancellato: “Il Canada non è un vero Stato”
Anche se non ci fossero questi casi di potenziale frode, Tesla rimarrebbe comunque un facile bersaglio politico in questo momento, dato che l’amministratore delegato Elon Musk è il volto pubblico dell’amministrazione Trump, non solo negli Stati Uniti, ma anche in Canada.
Uno degli assi portanti della fallita candidatura di Chrystia Freeland alla guida dei liberali di centro-sinistra al posto dell’uscente Justin Trudeau si basava sulla minaccia di imporre tariffe del 100% sulle Tesla.
Anche se la madre di Musk è nata nel Saskatchewan e quel ramo della sua famiglia è dunque originario del Paese, Musk ha appoggiato pienamente gli attacchi tariffari di Trump e le sue proposte di far diventare il Canada il 51esimo Stato Usa.
Di conseguenza, si è diffusa una petizione ufficiale affinché il Parlamento esamini la possibilità di privare Musk del suo passaporto canadese. Il patron di Tesla ha risposto all’iniziativa sostenendo che “il Canada non è un vero Paese”, ma poi ha cancellato il post.
Per decenni i legami tra i due vicini, alleati e partner commerciali del Nord America sono stati calorosi: il conflitto tra i due era così remoto da essere oggetto di parodie di ‘South Park’.
Tuttavia, a poche settimane dall’insediamento dell’amministrazione Trump, le relazioni tra Canada e Stati Uniti sono crollate ai minimi storici e le reazioni interne contro il trattamento riservato da Trump ai governi amici sono state scarse o nulle.
Nel frattempo, la versione soft di Donald Trump in Canada, il leader conservatore Pierre Poilievre, ha visto il suo sostegno crollare in un’ondata di nuovo nazionalismo.
Questo articolo è stato pubblicato originariamente su Fortune Italia