Qualsiasi piano di rilancio del nucleare, a causa dei tempi e dei costi, deve confrontarsi con un quadro di crescita delle rinnovabili.
Ci possono essere diversi motivi che hanno spinto alcuni Governi ed aziende a riconsiderare la possibilità di fare nuovi investimenti nella produzione di energia nucleare.
Le ragioni dei nuovi investimenti sul nucleare
La crisi del gas russo ha posto una nuova enfasi sulla sicurezza delle forniture; il peggioramento della crisi climatica, con l’ormai manifesta impossibilità di rimanere entro l’aumento di 1,5° C rispetto all’età preindustriale, rende urgente l’uso di fonti che non producano CO2; la crescente domanda di elettricità da parte dei data center ma anche delle nuove tecnologie green (es. auto elettriche) ha aumentato la preoccupazione che la produzione di elettricità possa in futuro essere insufficiente a soddisfare la domanda.
Fra questi motivi, però, non sembra esserci quello economico, vale a dire l’attuale costo di costruzione delle centrali nucleari in Europa.
Costi e tempo
Dal 2009 al 2024, l’LCOE (o Levelized Cost of Electricity) medio per il fotovoltaico su scala utility è sceso da 359 a 61 dollari per MWh, quello dell’eolico a terra è passato da 135 a 50 dollari per MWh, mentre quello del nucleare è aumentato da 123 a 182 dollari per MWh (World Nuclear Industry Status 2024), al punto da renderla la fonte di energia più costosa su scala utility.
Ancora più che per le altre grandi opere di ingegneria, inoltre, la costruzione di centrali nucleari tende a essere molto più lunga e costosa delle previsioni.
Alcuni esempi in Europa
La Francia ha collegato l’ultimo dei reattori alla sua rete nel dicembre 2024, è Flameville 3, che segue di 25 anni la messa in funzione di quello precedente. Per la sua realizzazione ci sono voluti 17 anni, rispetto ai cinque anni previsti, e un costo di circa 13 miliardi di euro, quattro volte superiore al budget iniziale. La Corte dei Conti francese ha recentemente dichiarato che EDF non recupererà mai l’investimento.
Nel marzo 2022 la Finlandia ha collegato alla sua rete elettrica il reattore Olkiluoto 3, la prima centrale EPR (Reattore Europeo Pressurizzato) di nuova generazione a entrare in funzione in Europa. La costruzione avrebbe dovuto concludersi in quattro anni, ma è durata più di 16, per problemi tecnologici, sfociati anche in cause legali. Il costo, di circa 11 miliardi di euro, è stato quasi il triplo del previsto.
La centrale di Hinkley Point C, nel Regno Unito, era prevista per il 2017, con un costo di costruzione di 18 miliardi di sterline. Le ultime previsioni parlano ora di una possibile apertura nel 2031, con costi saliti ad almeno 35 miliardi di sterline.
Un altro progetto, per una centrale da costruire a Sizewell, è in standby perché motivi di sicurezza hanno portato a escludere uno dei partner originali, la cinese CGN. Nel 2020 si stimava un costo di 20 miliardi di sterline, oggi si parla di 40.
Il mix con le rinnovabili
Se si pensa di cominciare oggi a costruire una centrale nucleare, il costo dell’energia dovrà essere paragonato a quello che avrà raggiunto l’energia prodotta da fonti rinnovabili tra 10, 15 o 20 anni.
Se il trend continuerà a essere quello descritto dai dati del levelized cost of electricity, il paragone sarà insostenibile. Inoltre tale costo non include ancora quello per la gestione dei rifiuti nucleari prodotti dalle centrali stesse.
Nel frattempo, nell’Unione europea, le fonti rinnovabili hanno raggiunto, nel 2024, il 47% della produzione di elettricità (il 55% in Germania, il 39% in Italia), con le fonti fossili al 29% e il nucleare al 24%.
Gli investimenti sulle rinnovabili in crescita
Gli investimenti in tecnologie rinnovabili continuano a crescere in tutto il mondo (oltre 700 miliardi di dollari nel 2024 secondo BNEF).
Le principali criticità
Tuttavia le tecnologie fotovoltaiche ed eoliche continuano a presentare due criticità: la non programmabilità della produzione e la forte dipendenza dalla Cina per la realizzazione degli impianti.
La prima criticità può essere meglio gestita tramite gli investimenti in reti elettriche e tecnologie di stoccaggio mentre la seconda richiede una maggiore diversificazione delle fonti di approvvigionamento di tecnologie e materiali critici.
Qualsiasi piano di rilancio dell’energia nucleare dovrà confrontarsi con un quadro di crescita positiva delle energie rinnovabili, con costi di costruzione delle nuove centrali ad oggi superiori ad altre tecnologie e con tempi di realizzazione che devono tener conto di cambiamenti climatici in accelerazione.
L’articolo originale è stato pubblicato sul magazine di Fortune del marzo 2025 (numero 2, anno 8).