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Difesa, l’importanza del Public Affairs in un’industria strategica

Filippo Maria Grasso, Chief Institutional Affairs di Leonardo, uno dei massimi player italiani nella difesa
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Velasco25 Articolo

L’importanza delle Relazioni Istituzionali nel settore della difesa, tra innovazione tecnologica e sicurezza nazionale.

Quando si opera in settori strategici, tra i quali la difesa, come Leonardo, mantenere un costante dialogo con Governi e istituzioni sia nazionali che internazionali è fondamentale e gli interessi in gioco sono molteplici. Ne abbiamo parlato con Filippo Maria Grasso, Chief Institutional Affairs Officer di Leonardo Company e presidente di Leonardo Global Solutions Spa – LGS.

Cosa vuol dire occuparsi delle relazioni istituzionali in un settore così ‘delicato’?

È innanzitutto una grande sfida e un lavoro appassionante. Sia per il rilievo dei nostri interlocutori esterni in Italia e nel mondo sia per la possibilità di seguire le principali iniziative aziendali a partire dalla loro pianificazione interna.

Leonardo è una azienda quotata, di tipo Business-to-Government (B2G), gli affari istituzionali sono coinvolti in pressoché in tutti i progetti di rilievo strategico.

La complessità ha vari fattori. Certamente riguarda l’estensione del numero degli interlocutori, basti pensare che solo in Italia ci sono oltre 50 siti industriali, mentre nel mondo siamo distribuiti in 4 Paesi alcuni dei quali sono considerati ‘domestici’ come ad esempio gli Usa dove Leonardo è il secondo produttore industriale internazionale nel segmento della difesa.

Ovviamente ci sono poi altri paesi con cui stiamo sviluppando partnership industriali con cui il dialogo è quotidiano. Ma questo è solo un primo elemento, legato credo alla complessità di tutte le multinazionali industriali.

La sfida più profonda è invece quella legata alla trasformazione del segmento nel quale Leonardo opera e che Roberto Cingolani ha sintetizzato come una transizione in bullets & bytes.

Cioè, un’industria sempre più basata sulle nuove tecnologie, dove la spinta è data dall‘utilizzo straordinario di high performance computing, cloud, intelligenza artificiale, trasmissione dati ad altissima velocità che sono poi tutti aspetti legati al segmento Spazio. Tema centrale nel Gruppo.

A proposito di ambiti governativi e di difesa, fino ad oggi lo spazio era considerato un terreno di competenza dei Governi, ma abbiamo visto che non è più così…

Lo Spazio è un dominio della Difesa. Nel 2019 gli Stati Uniti creano la U.S. Space Force proprio con il compito di proteggere la difesa, la comunicazione e la sorveglianza in ambito spaziale, un dato incontrovertibile dell’interesse governativo sul tema e sulla rilevanza che questi ambiti assumono sempre di più nello scacchiere geopolitico.

A distanza di qualche anno appare evidente a tutti come l’utilizzo di tecnologie legate allo Spazio stia diventando sempre più un terreno di competizione internazionale dell’industria e una leva strategica per i governi.

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Gli Stati Uniti stanno continuando ad investire risorse enormi in questo settore, e anche l’Europa sta cercando di colmare il divario con più di qualche fatica. Spazio e interessi nazionali coincidono e l’Italia oggi è in grado di esprimere una buona maturità tecnologica anche grazie al Gruppo Leonardo.

Gestire tecnologie spaziali, siano esse costellazioni di satelliti, sistemi di comunicazione, lettura delle immagini o altro, vuol dire avere uno sguardo sull’evoluzione delle nuove tecnologie e dunque sulla politica industriale di un paese.

È la capacità di uno Stato di essere all’avanguardia non solo in ambito militare. Sono temi dove interesse nazionale, strategico e aziendale sono perfettamente aderenti, ed è difficile immaginare una strategia dove lo sviluppo delle tecnologie avvenga senza una stretta condivisione dei governi dei paesi coinvolti.

Parlando di infrastrutture, sicurezza e competenze non posso non pensare alla cybersecurity. È entrata in vigore la NIS 2, ma a che punto siamo?

La cybersecurity è un aspetto critico, ma è solo una parte del quadro. C’è un tema ancora più caratterizzante che riguarda la cultura del dato, o come dicono alcuni ‘l’esplosione dei dati’. La capacità cioè di gestire le informazioni, tema che diventerà sempre di più una competenza fondamentale non tanto per la singola industria ma per lo sviluppo stesso della specie umana.

Con l’avvento della digitalizzazione si stima infatti che la quantità di dati prodotta raddoppi ogni due anni, superando di gran lunga quella accumulata in tutta la storia umana precedente. L’esplosione dei dati presenta un’enorme sfida ovviamente anche a livello industriale in vari ambiti.

La gestione avanzata dei cloud per l’archiviazione e l’elaborazione, il livello di protezione in particolar modo delle piattaforme e dei dati sensibili ma soprattutto la possibilità di selezionare e organizzare i dati in modo efficace e la capacità di estrarre informazioni strategiche per decisioni sempre più rapide e puntuali.

In questa logica nel 2019 Leonardo ha sviluppato il suo primo HPC (high performance computing) che oggi è fra i primi 3 nel mondo in termini di performance nel segmento difesa. Oggi la possibilità di usufruire di queste infrastrutture rappresenta la differenza sostanziale tra chi può competere in un mercato sempre più esteso e complesso e chi è destinato ad essere una componente della catena di fornitura.

Una considerazione che ha dei riflessi non solo per l’industria ma anche per il proprio Paese. Uno Stato che incoraggia e supporta lo sviluppo di tecnologie avanzate attraverso la propria industria ha bisogno di ingegneri, di ricercatori e professionisti altamente qualificati, creando un circolo virtuoso di crescita economica e innovazione.

Leonardo gioca un ruolo chiave in questo scenario, sia per la formazione delle future generazioni, sia per il mantenimento della sovranità tecnologica nazionale, un elemento strategico per tutto il sistema industriale italiano ed europeo.

Ursula von der Leyen ha recentemente annunciato la Bussola della Competitività, parlando di un nuovo approccio orientato alla deregulation per favorire l’innovazione.

Il rapporto Draghi indica chiaramente la perdita di competitività di un’Europa lenta e gratuitamente proceduralizzata. La complessità burocratica frena i processi, e in un momento storico caratterizzato da instabilità e minacce concrete, la rapidità è essenziale.

Snellire le procedure diventa essenziale per accelerare lo sviluppo industriale e tecnologico. Nel segmento Aerospazio Difesa e Sicurezza le industrie di Italia, Francia e Germania stanno dimostrando un dinamismo che sta già portando a partnership industriali, ed è interessante notare che il nostro Paese sia tra i promotori di questa dinamica.

L’industria della difesa non può basarsi esclusivamente su un framework nazionale, piuttosto deve operare in un sistema più ampio ed integrato fra Stati, come sta dimostrando il progetto del ReArm Europe. Solo così si possono garantire efficienze nella spesa e negli investimenti a difesa dell’intera area europea.

Lo stesso vale per lo sviluppo di nuovi business. Se prendiamo ad esempio la creazione di un gigante dell’industria spaziale o della difesa elettronica, è necessario rivedere alcune regole antitrust per permettere aggregazioni più ampie e veloci.

Il rischio, altrimenti, è che le aziende europee non riescano a competere con i colossi globali, che operano con velocità differenti.

I mercanti nel palazzo

I mercanti nel palazzo’ di Giacomo Lev Mannheimer analizza il rapporto tra imprese e politica per rispondere in modo chiaro a una domanda che chi opera in questo settore si è sentito rivolgere almeno una volta: cos’è il lobbying?

La sua originalità sta nell’introdurre il concetto di extra mercato, ovvero l’insieme delle dinamiche che influenzano l’economia al di fuori della logica di domanda e offerta, con un approccio e un linguaggio più vicini al mondo delle imprese, ma soprattutto facendo attenzione a tenersi ben lontano dal concetto di potere, che nell’immaginario comune è legato a questo settore, e a ciò che ne deriva.

Mannheimer usa una trattazione che combina sapientemente tecnicismi, riferimenti alla cultura pop e al cinema, offrendo strumenti pratici ed esempi concreti su come gestire l’interazione tra aziende e istituzioni politiche, il tutto con un approccio coinvolgente.

Ogni capitolo affronta un aspetto dell’extra mercato: dalla sua definizione alla misurazione, fino alle strategie di gestione e al rapporto con l’innovazione. Particolarmente interessante è il capitolo sul framing, fondamentale per inquadrare un tema nel dibattito pubblico, sempre più influenzato dai social media.

Forse ‘I mercanti nel palazzo’ non è il libro che mancava, ma è sicuramente quello giusto in un contesto in cui il rapporto tra imprese e politica è spesso oggetto di stereotipi e semplificazioni.

Con una chiave di lettura lucida e accessibile, si rivela una risorsa preziosa tanto per i professionisti quanto per chi desidera comprenderne meglio le dinamiche.

L’articolo originale è stato pubblicato sul magazine di Fortune del marzo 2025 (numero 2, anno 8).

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