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Il Doge e la verità sui ‘preservativi per Gaza’

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Velasco25 Articolo

La Elizabeth Glaser Pediatric Aids Foundation (Egpaf) ha ricevuto un colpo devastante quando l’USAID ha interrotto bruscamente una serie di contratti, tagliando i finanziamenti che sostenevano il trattamento dell’Hiv per 350 mila persone in Africa. I tagli hanno portato a carenze di medicinali, operatori sanitari non pagati e infrastrutture mediche fatiscenti.

La decisione, potenzialmente influenzata dalla confusione di Elon Musk su un’errata assegnazione di fondi, ha messo l’Egpaf in difficoltà. Un dirigente della fondazione ha dichiarato a Fortune: “Un gran numero di persone morirà” se i finanziamenti non verranno ripristinati. “La mia ipotesi è che molti di quei soldi siano finiti nelle tasche di Hamas, non in preservativi”, ha detto Musk ai suoi 220 milioni di follower, senza offrire prove a sostegno della sua affermazione.

Musk e la Casa Bianca, che per prima ha fatto questa affermazione, si sbagliano. Non sono stati inviati preservativi nel territorio devastato dalla guerra e controllato dai terroristi. L’Egpaf non era neanche consapevole del suo potenziale coinvolgimento nella vicenda: non stava lavorando nelle zone colpite dal conflitto ma a Gaza, ma in Mozambico.

Fortune ha visionato la corrispondenza e i registri dei finanziamenti e questo sarebbe quanto accaduto, stando anche alle interviste con il personale responsabile della gestione del programma.

Inizia il conto alla rovescia

Quando si sono iniziate a diffondere notizie sul caos all’interno dell’USAID, il personale di Egpaf ha temuto per il suo lavoro ma ha sperato che il valore delle sue missioni lo avrebbe risparmiato dai tagli.

Alla fine di febbraio però, l’organizzazione ha ricevuto le e-mail che temeva. I suoi tre progetti in Lesotho (la nazione di cui, secondo quanto detto recentemente dal Presidente Trump, “nessuno ha mai sentito parlare”), Eswatini e Tanzania erano stati interrotti.

Immediatamente, il trattamento di 350 mila pazienti affetti da Hiv tra cui 10 mila bambini e 10 mila donne incinte, è stato messo a repentaglio. Secondo Trish Karlin, vicepresidente esecutivo per lo sviluppo commerciale e gli affari esterni dell’Egpaf, “un gran numero di persone morirà” se i finanziamenti non verranno ripristinati.

L’avviso di cessazione, visionato da Fortune, non offriva alcun processo di revisione prima della decisione. La comunicazione diceva all’ente di beneficenza e ai suoi partner di cessare immediatamente le attività.

L’ammanco di fondi, circa 32,7 milioni di dollari, era stato destinato alla spesa per una serie di servizi sviluppati con il sostegno della Casa Bianca negli ultimi due decenni.

Non appena la fondazione ha ricevuto le e-mail dall’USAID, è scattato il conto alla rovescia. L’Hiv ha una ben nota finestra di 90 giorni: durante questo periodo senza trattamento, può essere trasmesso più facilmente. Il virus può anche mutare rapidamente durante l’interruzione delle cure, diventando resistente ai farmaci che una volta tenevano a bada i sintomi.

Corsa ai medicinali

Karlin ha raccontato che l’infrastruttura sanitaria su cui il suo team aveva lavorato per decenni ha iniziato a disintegrarsi da un giorno all’altro.

I pazienti hanno iniziato a fare incetta di medicinali e le farmacie hanno esaurito le scorte. Il personale che gestisce le strutture di analisi ha iniziato a lavorare gratuitamente, così come i consulenti che aiutano i pazienti a gestire l’aspetto psicologico della diagnosi.

“I fondi coprivano una serie di cose. I servizi sanitari non sono solo un flacone di pillole che arriva in un Paese, ma anche l’infrastruttura che fornisce quei servizi alle persone che ne hanno bisogno”, ha spiegato Karlin a Fortune in un’intervista esclusiva.

Questo include “il personale sanitario, il supporto per la consulenza, i test, i campioni di sangue per vedere come le persone stanno progredendo nella loro malattia, quali altre infezioni opportunistiche possono avere, la formazione per il supporto psicosociale”. In alcuni casi la logistica. Sappiamo di farmaci che giungono nel Paese ma non in farmacia perché manca il modo di farli arrivare. È un servizio complesso”.

Inoltre, i fondi hanno sostenuto anche i servizi di quantificazione, ordinazione e ridistribuzione delle scorte nei siti di cura e di analisi, nonché i servizi specializzati nelle cliniche prenatali e nei reparti di maternità. E finanziano anche medici specialisti, infermieri, clinici, team di laboratorio e peer educator.

“Non siamo arrivati a costruire questi programmi da un giorno all’altro. Purtroppo alcuni di essi possono essere erosi molto, molto rapidamente, ma siamo pronti a tornare in azione dove ce n’è bisogno e vogliamo farlo”, ha detto Karlin.

L’USAID non ha risposto alla richiesta di commento di Fortune.

Perché finanziarlo?

I fondi provenienti da Washington – attraverso l’USAID, i Centri per il Controllo delle Malattie o il Dipartimento della Difesa – forniscono la maggior parte dei finanziamenti all’Egpaf, integrati da sovvenzioni della Fondazione Gates.

Una parte dei fondi proviene dal Pepfa, il President’s Emergency Plan for Aids Relief, istituito dal presidente George W. Bush, che ha salvato più di 26 milioni di vite in 50 Paesi dalla sua istituzione. Dato il legame con il Pepfar, l’Egpaf sperava che avrebbe continuato a ricevere il suo sostegno.

Il motivo per cui si vuole prevenire la diffusione dell’Hiv è lo stesso del 2003, quando è stato creato il Pepfar: al di là della mera buona volontà umanitaria, si tratta anche di proteggere vite americane.

“Il nostro mondo è così interconnesso… Ho pensato che questo sarebbe stato un risultato del Covid: che le persone avrebbero compreso maggiormente questo aspetto”, ha spiegato Karlin. “Le infezioni da Hiv sono diminuite negli Stati Uniti, i trattamenti sono migliorati. Ora abbiamo una tecnologia di prevenzione che permette di fare due iniezioni all’anno con una prevenzione del 100% dall’infezione”.

“Molto di quel lavoro, di quegli studi clinici, è stato fatto in altre parti del mondo. Sta aiutando a scoprire nuove tecnologie che ci aiuteranno tutti nel lungo periodo”.

E poi ha aggiunto: “È difficile per le persone capire quello che accade in luoghi in cui non sono mai state o in comunità che non conoscono, ma ci sono cose che ci uniscono tutti. Se sei un genitore con un figlio malato, non importa in quale Paese tu viva, vuoi che quel bambino sia sano”.

“Se una donna incinta rischia di trasmettere qualcosa al suo bambino, ogni madre può capire quanto sia orribile”.

La Gaza sbagliata

Quando Elon Musk, capo del Dipartimento per l’efficienza del governo (Doge) ha affermato per la prima volta di aver scoperto un pagamento di 50 milioni di dollari per preservativi destinati a Gaza, Karlin non pensava che la sua squadra sarebbe stata trascinata nella vicenda.

L’Egpaf acquista trattamenti contraccettivi, ma non ha mai acquistato il miliardo di preservativi che un pagamento di 50 milioni di dollari fornirebbe. Inoltre non opera nel territorio di Gaza, teatro del conflitto in Medio Oriente, ma nella provincia di Gaza in Mozambico.

Quando è stato fatto notare a Musk che si trattava di un errore, ha ammesso, senza specificare, che poteva aver commesso un errore.

Karlin non sa se i contratti dell’Egpaf siano stati annullati a causa di questa confusione. “Posso dire con certezza che non stavamo acquistando preservativi per Gaza nel nostro programma in Mozambico”, ha detto.

Le molteplici richieste di commento di Fortune alla Casa Bianca, al Dipartimento di Stato e al Doge non hanno ricevuto risposta.

La confusione su queste decine di milioni di dollari è indicativa del più ampio caos che si registra attualmente nel governo federale: ad esempio, a un dipendente del Doge è stato accidentalmente concesso il permesso di modificare dati sensibili del Tesoro, il personale dell’USAID sarebbe rimasto chiuso fuori dai propri uffici di Washington e si è reso necessario chiarire la politica che stabilisce se sia Musk o il gabinetto a essere responsabile della riduzione del personale.

Donatori come la Fondazione Gates hanno già contattato l’Egpaf per sapere se possono contribuire a colmare il buco di finanziamento del 90% creato dal governo statunitense. Ma Karlin ha detto che: “Quando si lascia un vuoto così grande, non c’è modo di intervenire e colmarlo immediatamente. Ed è il punto della questione… senza una vera e propria strategia di transizione: Ok, il governo, vuole uscire da questo tipo di lavoro, ma abbiamo bisogno di un piano per un passaggio responsabile”.

Col tempo, Karlin spera che il lavoro dell’Egpaf venga riconosciuto e che i finanziamenti vengano ripristinati: ad esempio, Musk ha ammesso che le misure di prevenzione dell’Ebola sono state “brevemente” cancellate.

“Sono una persona ottimista, ma di questi tempi è sempre più difficile esserlo”, ha detto Karlin. “Quando ci sarà una maggiore comprensione delle cose che sono state interrotte, spero che ci sarà una sorta di riconciliazione sul fatto che alcune di queste cose devono continuare perché altrimenti un gran numero di persone morirà”.

Questa storia è stata pubblicata originariamente su Fortune.com

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