Mindfulness. Tecniche di meditazione. O, semplicemente,esperienze di preghiera e riflessione. Sempre di più, siamo portati a ricercare strategie che in qualche modo possano rappresentare fonti di pace interiore e di ispirazione per le attività professionale, favorendo il benessere del corpo e dell’anima. Detto che per chi si realizza in queste pratiche gli effetti positivi sono davvero a portata di mano – pensate solo ad una ricerca delle Università di Bath e Southampton pubblicata su British Journal of Health Psychology che mostra come anche solo dieci minuti quotidiani di mindfulness possono alleviare depressione ed ansia – viene da pensare a cosa può capitare invece a chi non riesce ad entrare nel “mood” giusto. E arriva la noia.
Perché capita che durante pratiche particolarmente impattanti (ma non per tutti) sullo spirito e quindi sulla psiche non tutti riescano a partecipare come si dovrebbe. E a volte addirittura ci si può annoiare. Fino a creare una sorta di “noia spirituale” che compare mentre si prende parte a queste pratiche.
Cosa succede in questi casi? Cosa accade a chi proprio non riesce a partecipare e quindi si trova in queste condizioni di noia dello spirito? E quale impatto può avere sullo stato psicologico questa condizione?
Se volete esplorare la noia spirituale, che va ben oltre il senso di perdita di tempo che si può riscontrare quando si prende parte a qualcosa che non ci coinvolge, provate a leggere la ricerca condotta dagli esperti dell’Università di Vienna e dell’Università di Essex pubblicata su Communications Psychology.
Oltre a far presente che non tutti traggono le stesse sensazioni da esperienze emotivamente e psicologicamente coinvolgenti (almeno per alcuni) lo studio rivela come le conseguenze di questa particolare noia possano essere particolarmente impattanti.
E parte da un presupposto, descritto in una nota dell’ateneo austriaco con le parole di Thomas Götz del Dipartimento di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione: “La noia si sviluppa quando ci sentiamo troppo o troppo poco stimolati da un’attività o da un compito, un segno di un livello di controllo inadeguato. E compare anche quando riteniamo basso il valore dell’attività“.
L’analisi psicologica di chi si annoia si inserisce in un contesto psicologico ben definito, la teoria del valore di controllo che è stata alla base del sondaggio esperito per ottenere i dati. Secondo questa teoria la noia, in quanto emozione spiacevole e avversiva caratterizzata da una percezione del tempo alterata, pensieri vaganti e il desiderio di sfuggire alla situazione, sarebbe principalmente guidata da due fattori: il controllo percepito dell’attività in corso e il valore soggettivo che le attribuiamo.
Come nasce la noia spirituale
Da questo presupposto ha preso il via un sondaggio su oltre 1.200 persone. Analizzando cinque tipici contesti spirituali (yoga, meditazione, ritiri silenziosi, sermoni cattolici e pellegrinaggi).
Come nasce la noia spirituale? Sostanzialmente dalla sensazione di essere eccessivamente (o anche troppo poco) stimolati, oltre che dalla limitata percezione positiva per chi pratica l’attività spirituale. Questi due aspetti impattano negativo sulla motivazione e sulla consapevolezza durante l’attività, smorzandone in modo anche molto pesante i potenziali effetti positivi.
In questo momento storico, peraltro, cercare rifugio e sollievo in attività che aiutino a tonificare lo spirito appare importante. Ma se ci si annoia? Il consiglio degli esperti è personalizzare l’esperienza, non scegliendo magari solo sulla base di quanto viene proposto dagli amici ,ma piuttosto sulle proprie percezioni e sui propri bisogni.
Ovviamente, poi, occorre sempre monitorare quanto avviene. E questo è un compito dei maestri, degli istruttori e dei religiosi. Importante è mantenere un dialogo sia con chi partecipa attivamente e trae vantaggio psicoemotivo da queste pratiche, sia con chi invece tende a far passare il tempo, senza benefici e quindi andando in contro alla noia spirituale. Che va contrastata, con scelte giuste.
Magari anche comprendendo come le pratiche dedite al benessere dello spirito, da scegliersi caso per caso in base alle proprie opinioni e impostazioni religiose e sociali, possano aiutarci.