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Alzheimer: caccia al ladro dei ricordi. Il punto di Elias Khalil (Lilly)

Elias Khalil, Ad Italy Hub di Lilly in prima linea per la ricerca sull'Alzheimer.
Adyen Articolo
Velasco25

Dopo anni di silenzio, la ricerca sulla malattia che ruba memorie, volti e pezzi di vita sembra fare passi avanti. Almeno nei casi in cui l’Alzheimer viene intercettato in fase iniziale. La sfida è imponente: nei laboratori si cercano strategie per imbrigliare il ‘ladro dei ricordi’ anche nel caso delle persone che presentano una predisposizione genetica all’Alzheimer.

Ma a che punto siamo? E che ruolo potrà avere il nostro Paese in queste ricerche? Ne abbiamo parlato con Elias Khalil, presidente e amministratore delegato Italy Hub di Lilly, cluster che oltre all’Italia comprende 20 Paesi dell’Europa Centro-Orientale e Israele.

Qualche tempo fa lei ci ha detto che in Lilly da 35 anni siete impegnati nella ricerca di trattamenti e metodi diagnostici per le persone affette dalla malattia di Alzheimer. Quanto avete investito e a che punto è arrivata la ricerca?

Da quando abbiamo iniziato a fare ricerca su questa malattia nel 1988, abbiamo investito più di 8 miliardi di dollari, di cui più di 5 miliardi negli ultimi 10 anni, includendo oltre 10.000 pazienti in studi clinici, sponsorizzando o co-sponsorizzando 9 trial di fase 3 e altri attualmente in corso.

La ricerca di Lilly ha portato a significativi progressi, inclusi nuovi trattamenti che mirano a rallentare la progressione della malattia e migliorare la qualità della vita dei pazienti, ma anche a innovativi strumenti diagnostici che hanno cambiato il modo di individuare la malattia.

L’azienda continuerà a lavorare su nuove terapie per affrontare questa sfida globale.

Alzheimer: i segnali ‘spia’ e un video per non dimenticare

Dunque sta diventando importante riconoscere la malattia ai primi sintomi…

Sì, riconoscere i primi sintomi dell’Alzheimer è fondamentale per una gestione efficace della malattia. Oggi, con i nuovi farmaci in fase di sperimentazione, abbiamo la possibilità di offrire una speranza alle persone colpite dalla malattia, riducendone al contempo l’onere sociale.

L’intercettazione negli stadi precoci offre l’opportunità di migliori risultati di salute per i pazienti e può aiutare le famiglie a pianificare il futuro.

Lo dimostrano le nuove terapie che sono al momento in valutazione da parte dell’Ema (European Medicines Agency, ndr): prima si interviene e più si hanno chance di rallentare il corso della malattia.

Oggi abbiamo all’attivo anche un trial clinico che valuta i pazienti che hanno la patologia ma ancora senza sintomi.

Alla Washington University School of Medicine di St. Louis stanno testando un farmaco preventivo su pazienti di appena 18 anni, nella speranza di fermare l’Alzheimer decenni prima che i sintomi possano comparire. Lo studio internazionale Primary Prevention Trial arruolerà circa 250 giovani adulti ad alto rischio di Alzheimer precoce. Ce ne può parlare?

In Lilly siamo al passo con la ricerca e cerchiamo di andare sempre oltre. Lo studio Primary Prevention Trial ne è un esempio perché rappresenta un momento significativo nella ricerca sulla prevenzione dell’Alzheimer e potrebbe avere un impatto enorme sulla vita di molte persone.

L’obiettivo è quello di prevenire l’insorgenza della malattia in individui giovani (tra i 18 e i 25 anni) che presentano una predisposizione genetica, ovvero con mutazioni di alcuni geni.

Il trial mira a valutare se un farmaco sperimentale possa prevenire l’accumulo di placche di beta-amiloide nel cervello, che sono considerate un fattore chiave nello sviluppo dell’Alzheimer.

L’idea è di intervenire molto prima che i sintomi compaiano, sperando di interrompere il processo della malattia nella sua fase più precoce.

Negli Stati Uniti il via libera è arrivato l’estate scorsa: ci può dire quando l’anticorpo monoclonale Lilly potrebbe essere disponibile anche in Italia?

Esatto, l’anticorpo monoclonale è approvato negli Stati Uniti, in Inghilterra, Cina, Giappone, Messico, Emirati Arabi, Bahrein e Kuwait per il trattamento dell’Alzheimer, ma non è ancora disponibile in Italia. Attualmente, non abbiamo informazioni precise su quando potrebbe essere approvato nel nostro Paese.

Il processo di autorizzazione in Europa può richiedere del tempo, ma ci auguriamo che in seguito ai risultati promettenti e positivi degli studi clinici, questo possa avvenire al più presto per il bene dei nostri pazienti.

Non dobbiamo dimenticare che l’Alzheimer è una malattia che porta alla morte, quindi è importante che la prima generazione di anticorpi monoclonali sia accessibile il prima possibile per i pazienti perché offre l’unica speranza oggi disponibile.

Continuiamo a far progredire la scienza e non ci fermeremo finché la malattia di Alzheimer non diventerà un ricordo.

Il nostro Paese ha un ruolo nella ricerca Lilly sull’Alzheimer?

Certamente, in Lilly crediamo nella ricerca e soprattutto nel potenziale umano: qui in Italia ci sono molte persone di talento.

Medici e ricercatori hanno delle competenze importanti che possono contribuire in modo efficace allo sviluppo di uno studio clinico o di una ricerca in generale.

Avete promosso una campagna di consapevolezza sul ‘ladro dei ricordi’. Qual è l’obiettivo?

Tutti noi siamo coinvolti in qualche modo da questa terribile malattia. Abbiamo voluto promuovere una campagna che ricordasse a tutti cosa vuol dire quando una persona cara viene colpita dall’Alzheimer.

L’abbiamo lanciata lo scorso anno in occasione della Giornata mondiale dedicata alla malattia con il messaggio: “Pensaci, per non dimenticarlo”.

Si tratta di un video molto emozionante con la voce e il volto di Luca Ward: l’attore legge alcuni passaggi del libro “Elegia a Iris”, che racconta una storia d’amore e cosa succede quando questa patologia subentra con l’arrivo dei primi sintomi all’interno di un rapporto di coppia.

Alzheimer e demenze sono una minaccia per un Paese come il nostro, la cui popolazione invecchia. Qual è il messaggio da dare agli italiani?

Oggi in Italia il numero di persone con demenza è stimato in oltre un milione, di cui circa 600mila con Alzheimer; si ritiene inoltre che circa 3 milioni di persone siano direttamente coinvolte nell’assistenza dei loro cari che ne soffrono.

Questa malattia ha un onere economico a livello italiano di circa 15 miliardi di euro l’anno.

L’Alzheimer rappresenta quindi una sfida significativa: in una popolazione che invecchia, i casi sono in aumento e anche le persone coinvolte nel percorso terapeutico hanno bisogno di servizi più efficienti e supporti efficaci.

Per far sì che le nuove terapie possano essere messe a disposizione dei pazienti e dei loro cari sarà necessario adattare i nostri sistemi sanitari in modo che siano in grado di fornire alle persone una diagnosi in una fase iniziale della malattia.

In Lilly ci impegniamo per far sì che una diagnosi precoce e accurata, un trattamento appropriato e infine la prevenzione siano una realtà possibile, da qui a 10 anni, per le persone affette dalla malattia di Alzheimer e per le loro famiglie.

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