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La Corte europea potrebbe bloccare il golden passport a Malta

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Velasco25 Articolo

Malta, la piccola nazione insulare situata tra la Sicilia e il Nord Africa che ospita poco più di 550.000 persone, sebbene non sia la più nota delle destinazioni mediterranee europee, offre qualcosa di particolarmente attraente per gli ultra-ricchi del mondo: uno dei programmi di golden passport più popolari al mondo, che consente una via d’accesso alla cittadinanza nell’Unione Europea senza le difficoltà di un normale processo di immigrazione.

Ma, a seconda di come si concluderà un causa legale intentata dalla Commissione europea e che sta durando da anni, questi programmi di cittadinanza per investitori facoltosi potrebbero essere vietati a Malta e in tutta l’Ue o, al contrario, diventare molto più comuni.

Diversi programmi di immigrazione dell’Ue per gli investitori sono attualmente all’esame della Corte di giustizia europea e si prevede che l’esito di questa causa possa scuotere il sistema di cittadinanza in cambio di denaro che ha fatto la sua comparsa in tutto il continente nell’ultimo decennio o giù di lì.

Questo avviene dopo che i Paesi europei hanno iniziato a offrire i cosiddetti programmi golden visa all’indomani della crisi del debito del 2012, come modo per attrarre capitali da parte di ricchi investitori stranieri.

Il golden passport a Malta

Il programma di Malta, tuttavia, è unico perché offre agli investitori facoltosi la cittadinanza accelerata, non solo la residenza.

Al prezzo di almeno 600.000 euro (circa 660.000 dollari), persone facoltose, tra cui oligarchi russi, cittadini cinesi e celebrità straniere, hanno acquistato un passaporto maltese, che consente loro di vivere e lavorare in tutta l’Ue.

Dopo le proteste dell’opinione pubblica su questi programmi, nel 2022 la Commissione europea, il ramo esecutivo dell’Ue, ha presentato una causa legale contro Malta, sostenendo che la cittadinanza deve essere basata su un “legame genuino” con un Paese, non sugli investimenti.

“Legame genuino” significa essenzialmente che deve esistere un legame specifico tra una persona e un Paese per richiedere il riconoscimento legale, ed è un concetto controverso nella comunità giuridica internazionale.

Possibilità di corruzione e riciclaggio

Una volta diventati cittadini di Malta, paese membro dell’Ue questi ricchi investitori possono vivere e lavorare in qualsiasi Stato membro.

Tutto ciò può essere un problema, afferma Eka Rostomashvili, responsabile della campagna informativa sui flussi di denaro “sporco” presso Transparency International, un’organizzazione anti-corruzione, perché può permettere a personaggi “loschi” di aggirare le normali procedure di immigrazione, dando loro un accesso più facile nei Paesi dove possono continuare a svolgere attività illegali, come il riciclaggio di denaro.

“Da diversi anni ormai, nell’Ue, abbiamo un’ondata di proteste contro questi programmi”, afferma Rostomashvili.

Naturalmente, non tutti i ricchi investitori hanno un passato losco. Ma secondo Rostomashvili i programmi di visto pongono anche altri problemi.

Le conseguenze sul costo degli immobili

Gli investimenti immobiliari, ad esempio, sono spesso i veicoli principali per ottenere questi passaporti e visti e, di conseguenza, i prezzi delle case in Paesi come il Portogallo e la Spagna, che avevano i popolari programmi di rilascio del visto basati sugli investimenti, sono saliti alle stelle, spingendo fuori i locali. Tutto ciò ha messo sotto pressione i politici europei per un giro di vite su questa pratica.

Diversi Paesi europei, tra cui Irlanda, Portogallo e Spagna, hanno già iniziato a ridurre i loro programmi di visti d’oro. Cipro e Bulgaria, che in passato offrivano programmi di cittadinanza per investimento simili a quello di Malta, li hanno eliminati del tutto negli ultimi anni.

I report rivelano l’esistenza di fenomeni corruttivi

Transparency International ha iniziato a indagare sui programmi di passaporti per l’immigrazione nel 2018 e successivamente ha collaborato con i giornalisti di Al Jazeera in un’inchiesta che ha scoperto come i funzionari governativi di Cipro, un paese che aveva un programma di golden passport, permettessero a criminali condannati e latitanti di ottenere la cittadinanza, aiutandoli a volte personalmente in questo processo. L’indagine ha portato la nazione insulare mediterranea a revocare almeno 233 passaporti d’oro.

In seguito a questa indagine e alle pressioni esercitate dall’opinione pubblica, la Commissione europea ha avviato negli anni una serie di misure antiriciclaggio relative ai visti d’oro. Tra queste, l’obbligo per gli intermediari che vendono o commercializzano i visti di segnalare alle autorità europee le attività sospette.

Ma secondo Rostomashvili le misure potrebbero andare oltre. Ad esempio, i requisiti di residenza potrebbero essere ancora troppo blandi per gli investitori che desiderano ottenere i visti: in alcuni casi, è sufficiente vivere fisicamente nel Paese per alcuni giorni per diventare residenti.

L’autrice ritiene inoltre che i processi di due diligence, che verificano la legittimità dei richiedenti e la fonte dei loro investimenti, potrebbero essere migliorati.

I rischi di una “corsa al ribasso”

“Pensiamo che questa sia un aspetto particolarmente attrattivo per gli individui corrotti e i criminali”, afferma l’autrice a proposito della mancanza di requisiti di residenza. “Se qualcuno dovesse effettivamente trasferirsi o risiedere lì, o trascorrervi un periodo di tempo considerevole, per noi non sarebbe così rischioso”.

Transparency International teme che, se il “modello Malta” dovesse andare avanti, altri Paesi ne lanceranno uno proprio e si scatenerà una “corsa al ribasso” in cui si avranno requisiti di sicurezza sempre più permissivi per attirare sempre più investitori.

Chi è interessato ad acquistare un passaporto sceglierà la strada più economica, afferma l’autrice, perché in definitiva vuole accedere all’Ue, non al singolo Paese che vende la cittadinanza.

“Ciò che ci preoccupa di più come organizzazione anticorruzione è che questo facilita la corruzione transfrontaliera e permette ai corrotti di eludere i controlli e potenzialmente anche le responsabilità”, afferma Rostomashvili. “Gli standard si abbasseranno ulteriormente in assenza dei controlli [standardizzati] che abbiamo sempre voluto”.

La Corte europea potrebbe pronunciarsi a favore di Malta

Rostomashvili dichiara che Transparency International teme che l’argomentazione del “legame genuino” avanzata dalla Commissione Europea non sia sufficiente a convincere la Corte che i programmi debbano essere annullati.

Rostomashvili ha sottolineato come, in effetti, un parere legale non vincolante dell’avvocato generale dell’Ue Anthony Michael Collins abbia evidenziato il fatto che la Corte di giustizia potrebbe pronunciarsi a favore di Malta, .

Collins ha scritto che il diritto dell’Ue non richiede un “legame autentico” e che i singoli Paesi “hanno deciso che spetta a ciascuno di loro determinare chi ha il diritto di essere uno dei loro cittadini”. Sebbene il tribunale con sede a Lussemburgo non sia tenuto a seguire il parere da lui espresso, questo contribuirà a orientare la decisione.

La sentenza del tribunale potrebbe arrivare in qualsiasi momento. A seconda dell’esito, la Commissione europea potrebbe sporgere un’altra causa basata sulla corruzione o sul riciclaggio di denaro, verso la quale, secondo Rostomashvili, il tribunale potrebbe essere più ricettivo.

L’articolo originale è stato pubblicato su Fortune.com

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