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Draghi randella l’Europa in Parlamento e invoca una difesa comune

Mario Draghi in Senato.
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Velasco25 Articolo

“La nostra sicurezza è oggi messa in dubbio dal cambiamento nella politica estera del nostro maggior alleato rispetto alla Russia che, con l’invasione dell’Ucraina, ha dimostrato di essere una minaccia concreta per l’Unione europea. Gli indirizzi della nuova amministrazione hanno drammaticamente ridotto il tempo disponibile. L’Europa è oggi più sola nei fori internazionali come è accaduto di recente alle Nazioni Unite e si chiede chi difenderà i suoi confini in caso di aggressione esterna e con quali mezzi”.

Ha detto parole severe Mario Draghi, ex Presidente della Bce ed ex premier, oggi consulente speciale della Presidente della Commissione Ue, presentando questa mattina il suo Rapporto sul futuro della competitività europea, nella Sala Koch del Senato davanti alle commissioni riunite Bilancio, Attività produttive, e Politiche Ue dei due rami del Parlamento.

Un piano di investimenti da 800 miliardi

“Quando la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, mi ha chiesto di redigere un Rapporto sulla Competitività, i ritardi accumulati dall’Unione apparivano già preoccupanti”, ha sottolineato con gravità Draghi, parlando dell’investimento da 800 miliardi di euro che il Rapporto della Commissione europea prevede di stanziare per innovazione, transizione energetica e difesa.

“L’Unione europea ha garantito per decenni ai suoi cittadini pace, prosperità, solidarietà e, insieme al suo alleato americano, sicurezza, sovranità e indipendenza. Ma questi valori sono oggi posti in discussione”. Un’esposizione in cui non è mancata la preoccupazione per il nuovo deterioramento dei rapporti con gli Stati Uniti, causati dalle tariffe doganali imposte dal Presidente Donald Trump.

“La nostra prosperità, già minacciata dalla bassa crescita per molti anni, si basava su un ordine delle relazioni internazionali e commerciali oggi sconvolto dalle politiche protezionistiche del nostro maggiore partner. I dazi, le tariffe e le altre politiche commerciali che sono state annunciate avranno un forte impatto sulle imprese italiane ed europee”.

La difesa europea

All’interno del Rapporto non poteva mancare la questione legata alla prospettiva di una difesa comunitaria. Con il congedo degli Stati Uniti dal dossier russo-ucraino, il ritorno di Trump a un isolazionismo continentale, che avrà impatti inevitabili sull’Alleanza atlantica, la difesa è oggi “tra le maggiori vulnerabilità a cui è esposta l’Unione”.

Ma per progettare una difesa europea in modo efficace: “occorre definire una catena di comando di livello superiore che coordini eserciti eterogenei per lingua, metodi, armamenti e che sia in grado di distaccarsi dalle priorità nazionali operando come sistema della difesa continentale”. Cedere sovranità sarà quindi inevitabile. Questo obiettivo non ammette alcuna forma di sciovinismo dato che si può raggiungere solo favorendo “le sinergie industriali europee concentrando gli sviluppi su piattaforme militari comuni (aerei, navi, mezzi terrestri, satelliti)”.

Importante il passaggio anche sul ReArm Europe. “Occorrerebbe che l’attuale procurement europeo per la difesa, pari a circa a 110 miliardi di euro nel 2023, fosse concentrato su poche piattaforme evolute anziché su numerose piattaforme nazionali, nessuna delle quali veramente competitiva”.

L’ex premier ha anche zittito, con la solita autorevolezza, le troppe polemiche sorte intorno alla necessità per il Vecchio continente di incrementare i propri investimenti sulla Difesa. “Sarebbe meglio per l’Europa aumentare i propri investimenti per la Difesa, anziché ricorrere in maniera così massiccia alle importazioni: ne avrebbe certamente un maggior ritorno industriale“.

Intervenire sui costi dell’energia

Draghi ha anche sottolineato la crescente importanza e urgenza che temi come i costi dell’energia e la regolamentazione politica dell’innovazione, prima tra tutti l’intelligenza artificiale, hanno per l’agenda dell’Ue.

“Costi dell’energia così alti pongono le aziende, europee e italiane in particolare, in perenne svantaggio nei confronti dei concorrenti stranieri, mettono a rischio la sopravvivenza di alcuni settori tradizionali dell’economia, ma anche lo sviluppo di nuove tecnologie ad elevata crescita”. E’ quindi necessaria “una seria politica di rilancio della competitività europea deve porsi come primo obiettivo la riduzione delle bollette per imprese e famiglie”.

Negli ultimi sei mesi, ha evidenziato Draghi, il prezzo del gas naturale all’ingrosso è salito oltre il 40%, raggiungendo picchi che superano il 65%. Anche il costo dell’elettricità continua a essere 2-3 volte superiore di quello degli Stati Uniti.

Ma il costo dell’energia, afferma l’ex premier, in Italia è ancora più evidente. “I prezzi dell’elettricità all’ingrosso sono stati in media superiori dell’87% rispetto alla Francia, del 70% rispetto alla Spagna, del 38% rispetto ai tedeschi. Inoltre, nei prezzi finali ai consumatori incide anche la tassazione, in Italia tra le più elevate in Europa. nel primo semestre del 2024, l’Italia risultava il secondo Paese europeo con il più alto livello di imposizione e prelievi non recuperabili per i consumatori elettrici non domestici”.

Troppa regolamentazione sull’innovazione

Per l’Unione europea l’innovazione digitale e tecnologica rappresenta un problema. Mentre Cina e Stati Uniti innovano, l’Ue sembra solo saper regolamentare. “Troppe regole e troppo frammentate, – ha dichiarato Draghi – che spesso penalizzano l’iniziativa individuale, scoraggiano lo sviluppo dell’innovazione, penalizzano la crescita dell’economia con la conseguenza che la difesa del mercato unico è divenuta sempre più rara”.

L’ex premier cita infatti uno studio del Fondo Monetario Internazionale che ha mostrato come l’ossessione europea per la regolamentazione “abbia contribuito a creare delle barriere interne al mercato unico che equivalgono a un dazione del 45% sui beni manifatturieri e del 110% sui servizi“.

Un approccio deleterio che ha portato molti cervelli e talenti europei a lasciare il continente. “Non c’è da stupirsi, se i nostri inventori più brillanti scelgono di portare le loro aziende in America e se i cittadini europei li seguano con i propri risparmi”.

Questo eccesso normativo, ricorda Draghi, ha portato l’Unione europea a essere in un “ritardo probabilmente incolmabile” sull’intelligenza artificiale. Non solo una dei maggiori terreni di competizione geopolitica, da qui ai prossimi anni, ma anche un “urgenza essenziale” per industria, servizi e infrastrutture. Per questo ha invocato “la creazione di un vero mercato unico europeo dei servizi per 450 milioni di persone, che è il vero presupposto per l’avvio di un ciclo dell’innovazione ampio e vitale”.

 

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