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Vacanza: quella giusta fa bene a lavoro e salute

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Velasco25 Articolo

Se siete tra quanti pensano che lavorare di più sia sempre meglio, magari accumulando ferie non godute, forse quanto segue non è per voi. Ma se pensate che alla fine il rendimento professionale sia la conseguenza diretta di quanto si sta bene psicologicamente, dedicate più tempo a voi stessi. E, soprattutto, programmate la vacanza ideale.

Non stiamo parlando della meta, che ognuno può scegliere in base alle predilezioni personali. Ma all’intensità del periodo di riposo e recupero, che va oltre la durate delle ferie. Perché solo se ci disimpegna davvero dal lavoro, sia nel corpo che nella mente, si possono massimizzare gli effetti positivi delle ferie. 

Ad offrire indicazioni molto precise sull’importanza della vacanza “giusta” per ottimizzare non solo il benessere ma anche il rendimento lavorativo è un’originale metanalisi sui risultati di 32 studi di nove Paesi apparsa sul Journal of Applied Psychology rivista dell’American Psychological Association.

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La ricerca è stata condotta da esperti dell’Università della Georgia, coordinati da Ryan Grant e ci comunica innanzitutto il valore nel tempo del giusto riposo. Dalle osservazioni che emergono si evince non solo che le vacanze sono più utili per favorire il benessere dei dipendenti di quanto si pensasse in precedenza, ma si scopre anche il loro effetto “long-term”. Ovvero creano spesso benefici più duraturi di quanto immaginiamo.

E allora, di fronte a stress professionali e finanziari in crescita e necessità di essere sempre “sul pezzo” per migliorare la propria immagine, proviamo a spezzare il circolo vizioso che si può creare. “Pensiamo che lavorare di più sia meglio, ma in realtà rendiamo meglio prendendoci cura di noi stessi – ammonisce in una nota Ryan – Dobbiamo interrompere questi intensi periodi di lavoro con intensi periodi di riposo e recupero”. 

Sia chiaro. Non si può fare di ogni erba un fascio. E non si deve pensare che il solo fatto di non essere al lavoro sia di per sé motivo di relax e tonificazione psicofisica. Gli esperti fanno notare infatti che quanto più si sta lontani da ansie e preoccupazioni professionali, tanto maggiore è il valore della moderna accezione del latino “vacare”. 

“Se non sei al lavoro ma stai pensando al lavoro in vacanza, potresti anche essere in ufficio – segnala l’esperto – Le vacanze sono una delle poche opportunità che abbiamo per disconnetterci completamente”. Tradotto. Evitate di rispondere alle e-mail o al telefono. E se ci riuscite tentate anche di distogliere la mente dalle preoccupazioni dell’ufficio. Come? Si arriva alla seconda parte delle indicazioni pratiche.

La metanalisi della letteratura mostra infatti che le persone che hanno svolto regolare attività fisica durante le vacanze hanno ottenuto maggiori opportunità di benessere psicofisico nel tempo. Come a dire che “sudare” per svago e non per obbligo aiuta. 

Ancora Grant: “Molte attività fisiche in vacanza offrono benefici fisiologici e per la salute mentale. Ma sono anche opportunità uniche per esperienze davvero positive che probabilmente non si hanno nella vita di ogni giorno”.

Ultime raccomandazioni. Prima della partenza preparate i bagagli in calma. E programmate due giorni di riposo al rientro, senza riprendere le attività appena sbarcati dall’aereo o dopo aver scaricato in fretta e furia l’auto.  Prendersi uno o due giorni di riposo per riacclimatarsi quando si torna a casa può facilitare la transizione al ritorno alla modalità lavorativa.

L’importante, come dicevano i romani, è comunque vacare. E staccare davvero. Anche per controllare quei disturbi da iperconnessione che comprendono varie sintomatologie psicosomatiche conseguenti allo stress cronico, e presentano anche punti in comune con le condizioni di dipendenza compulsiva (come il gioco d’azzardo, lo shopping ossessivo, il fumo, l’alcool).

Alla base c’è un‘ansia di prestazione, che porta il soggetto a non riuscire a staccare la spina. Se si  vive in una condizione di perenne accelerazione si teme che, rallentando il ritmo, si possa diventare meno competitivi o inadeguati rispetto ai ritmi produttivi che si pongo come obiettivo. Questo è un errore da evitare. Per noi e per la nostra organizzazione. 

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