L’età non è un vaccino contro anoressia, bulimia e binge eating. I disturbi alimentari colpiscono infatti anche persone adulte. Uomini ma soprattutto donne. Un fenomeno in crescita ma di cui non si parla molto, che presenta caratteristiche peculiari. A partire dal fatto che, per una persona di 30 o 40 anni, chiedere aiuto e trovare ascolto diventa ancor più difficile.
Ad accendere i riflettori sugli adulti con anoressia, bulimia e altri disturbi alimentari è Comestai, neonata startup frutto di un’idea di Aurora Caporossi – già founder di Animenta che per anni ha lottato contro l’anoressia e che oggi è impegnata ad aiutare altri come lei – Un’iniziativa che punta a migliorare l’accessibilità al trattamento.
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I centri in Italia
Sono 214 le strutture sul territorio nazionale, tra centri di cura e associazioni, che si occupano di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (Dna) censite dall’Istituto Superiore di Sanit. Trentaquattro in più rispetto a ottobre 2024.
La mappa conta 132 centri appartenenti al Servizio sanitario nazionale, 32 del privato accreditato convenzionato e 50 associazioni. Per quanto riguarda la distribuzione geografica, 79 sono al Nord, 34 al Centro Italia e 51 tra Sud e Isole.
La maggior parte dei centri è strutturata per prendere in carico persone dai 13 ai 45 anni ma una quota del 51% afferma di poter prendere in carico anche ragazze e ragazzi nella fascia di età tra 7 e 12 anni, il 21% bambini di 6 anni o meno e il 76% anche chi ha più di 45 anni.
Come si accede
Per la prima visita nel 48% dei servizi è necessaria la prenotazione al Cup o la richiesta Ssn. Le équipe di cura sono multidisciplinari e le figure maggiormente rappresentate sono psicologi, medici specialisti in psichiatria o neuropsichiatria infantile, dietisti e infermieri.
Le priorità
Chi soffre di anoressia può arrivare a perdere oltre l’85% del proprio peso corporeo, con complicanze che vanno dal ritardo nell’accrescimento (negli adolescenti) ad anomalie cardiache e cerebrali. “Data la loro complessità, i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione richiedono un approccio multidisciplinare e l’intervento di specialisti adeguatamente formati ma in Italia sono ancora pochi i centri in grado di offrire questo tipo di assistenza, integrando terapia nutrizionale, psichiatrica e psicologica”, afferma Antonella Lezo, presidente della Società Italiana di Nutrizione Artificiale e Metabolismo (Sinpe).
“All’interno di questo percorso il supporto nutrizionale rappresenta la prima base. Serve, innanzitutto, a scongiurare il rischio di morte, che in questi pazienti, a causa del loro grave stato di malnutrizione, è fino a 12 volte superiore rispetto alla popolazione generale, e a prevenirne le complicanze. In più, permettendo all’organismo di tornare a ‘funzionare’, il ripristino dello stato nutrizionale è anche funzionale all’efficacia dell’intervento psicologico e psichiatrico. Per rispondere a queste sollecitazioni, il corpo deve prima saper produrre le giuste molecole, che determinano forza, umore, capacità di sentire fame, sazietà”, afferma Lezo.
I numeri
Negli anni qualcosa è cambiato in meglio in Italia sul fronte dell’offerta di cura. Ma il fatto è che anche i numeri di queste patologie sono esplosi. Anoressia e disturbi alimentari riguardano 3.600.000 persone in Italia. Di questi, 2 milioni sono adolescenti “eppure i disturbi alimentari possono riguardare anche gli adulti e i bambini”, ricordano da Comestai.
Le difficoltà degli adulti
Nel nostro Paese, comunque, circa il 35% dei casi registrati riguarda persone dai 25 anni in su. E circa il 56% delle persone che cominciano un percorso di cura in Comestai sono donne e uomini over 35.
“Siamo abituati a pensare che i disturbi alimentari affliggano solo gli adolescenti o persone molto giovani, in realtà il disturbo alimentare non fa distinzioni di età”, puntualizza Lucia Elisabetta Abate, dietista e referente area nutrizionale di Comestai.
Una ricaduta o anni di silenzio
“Molte delle persone che chiedono aiuto sono proprio gli adulti. Si tratta di persone che non hanno ricevuto il giusto supporto in passato, o che magari non hanno avuto consapevolezza del problema. Oppure che hanno avuto semplicemente difficoltà nel chiedere aiuto. Quello che è importante – raccomanda Abate – è accogliere la richiesta di aiuto a prescindere dall’età o dal momento in cui questa arriva: non c’è un momento giusto per in iniziare. Anche in età adulta si può accompagnare e guidare la persona, attraverso un approccio integrato, a ritrovare un rapporto sereno con cibo, peso e corpo”.
In occasione della 14° Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, Aurora Caporossi ricorda come “i disturbi alimentari non discriminano. È importante costruire dei sistemi di cura che vengano incontro alle esigenze delle persone, che sappiano raggiungere il paziente e offrano un trattamento etico, adeguato e tempestivo. Con Comestai e la sua equipe ci siamo resi conto di un sottobosco di persone che affrontano un disturbo del comporamento alimentare: gli adulti, che spesso non sanno a chi rivolgersi“. Ma anche per loro l’ascolto e la presa in carico sono fondamentali: l’anoressia uccide. E non è mai troppo tardi per chiedere aiuto.
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