Il sogno di un gigante europeo nella produzione di batterie per auto elettriche è costretto a un duro dietro front. L’aziende svedese Northvolt, produttore di batterie agli ioni di litio, ha presentato istanza di fallimento presso il Tribunale distrettuale di Stoccolma, nella mattinata di Mercoledì 12 marzo, in seguito a una riunione del suo Consiglio di Amministrazione svoltasi il giorno prima.
Il fallimento è dovuto a un debito, quantificato tra i 5 e i 7,5 miliardi di euro, per il quale l’azienda non è riuscita a ottenere i finanziamenti necessari. Ora starà a un liquidatore giudiziale, nominato da un tribunale svedese, procedere alla vendita delle attività dell’azienda per soddisfare i creditori.
Lo riferiscono i media svedesi che riportano una nota diffusa dal gruppo in cui si parla dell’ “impatto significativo di questa decisione su dipendenti, fornitori e clienti” ma anche del lavoro “con le autorità competenti, i sindacati e i partner” per favorire una transizione “tranquilla”.
Sono oltre 5000 i dipendenti che rischiano di perdere il lavoro, di cui 3000 nei due stabilimenti principali di Skellefteå e Västerås e circa 1800 iscritti al sindacato IF Metall la cui responsabile Marie Nilsson ha dichiarato “Molte cose sono andate storte e ora il prezzo lo pagano i nostri membri”.
Le origini dell’azienda
Northvolt è nata nel 2015, come startup, da due ex dirigenti di Tesla. La sua ambizione è stata, fin da subito, quella di ridurre la dipendenza del settore automobilistico occidentali da giganti cinesi come Catl e Byd. Mentre i suoi principali stabilimenti si trovano in Svezia, i suoi Centri di Ricerca e Sviluppo sono negli Stati Uniti, in particolare in California.
Nell’arco di dieci anni, l’azienda ha raccolto circa 13 miliardi tra capitale di rischio e finanziamenti da colossi come Volkswagen, Bmw, Goldman Sachs, BlackRock e Fondaco, oltre che da realtà italiane come la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e dalla holding industriale Narval Investimenti, di proprietà delle famiglie Giubergia e Argentero.
L’inizio del trend negativo
I problemi dell’azienda sono diventati evidenti a partire dallo scorso giugno, quando è stato cancellato il finanziamento per la costruzione di una nuova fabbrica nello stabilimento di Borlänge. Successivamente, nello stesso periodo, Bmw ha annullato un ordine di celle batterie per i suoi veicoli elettrici, pari a 2 miliardi di euro, a causa di ritardi nelle consegne. Sempre a giungo, i media avevano riferito che Northvolt avrebbe iniziato la costruzione dell’impianto in Germania a metà 2025, quindi con due anni di ritardo rispetto all’obiettivo iniziale.
A settembre l’azienda ha licenziato 1600 dipendenti mentre a metà novembre, il Ceo Peter Carlsson aveva annunciato le sue dimissioni.
Sempre nel mese di novembre, Northvolt ha presentato istanza di fallimento negli Stati Uniti appellandosi al Chapter 11, una legge fallimentare statunitense che le avrebbe permesso di restare operativa concordando con un tribunale un piano di ristrutturazione dei debiti. Presentando la richiesta, l’azienda aveva dichiarato una liquidità disponibile di 30 milioni di dollari (corrispondenti a circa 28 milioni di euro). Un procedimento che le ha consentito di ottenere qualche mese di tempo per cercare nuovi partner industriali che la aiutassero a risanare le sue finanze, ma senza successo, questo mentre il governo svedese ha ripetutamente escluso la possibilità di aiutare finanziariamente l’azienda.
Quale futuro per l’industria europea delle batterie?
Nonostante il fallimento, c’è una speranza per la riorganizzazione o la vendita degli asset, dal momento che le attività di Northvolt in Germania, Polonia e negli Stati Uniti restano fuori dal procedimento fallimentare. Nel mentre, i dipendenti delle divisioni canadesi e tedesche continueranno a percepire i loro stipendi.
Tuttavia, il fallimento preoccupa l’industria automobilistica europea che ora si sente sempre più inerme davanti all’avanzata del Dragone sul continente. Catl, ad esempio, sta costruendo impianti in Germania, Spagna (in joint venture con Stellantis) e Ungheria.
Proprio per questo, molti in Europa si sono detti pronti a salvare l’azienda. Il vicepremier e ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck ha dichiarato di voler trovare nuovi investitori per la fabbrica nella città di Heide. Mentre Scania, azienda svedese produttrice di veicoli industriali e motori Diesel, ha detto di voler acquistare Northvolt Industrial, assicurando che la produzione dei suoi camion elettrici non sarà influenzata da un’eventuale acquisizione.