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Il design dell’illuminazione tra democrazia e capitalismo

Il design dell'illuminazione di Nemo group.
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Velasco25 Articolo

Per Wikipedia il direttore operativo di un’azienda, ovvero il Coo americano, è “un dirigente posto alle dirette dipendenze dell’Ad che ha responsabilità di coordinamento e ottimizzazione delle attività operative e progettuali di un’azienda, al fine di renderle più efficaci e funzionali per il business”.

Perciò quando incontro Andrea Spallino, Coo di Nemo Group, mi aspetto l’uomo dei numeri per eccellenza, tutto fatturato e trend di crescita che sciorina successi e business plan senz’anima e cuore. Invece no, Spallino di numeri parla poco e si emoziona.

Parla di design d’Elite e democratico, di storie senza tempo e patrimoni preziosi da custodire. E lo fa con l’entusiasmo dell’artista che scolpisce o dipinge, che canta o scrive, che immagina e crea dal nulla.

“L’ambizione di Nemo Group è quella di diffondere cultura, di raccontare una storia, la nostra storia. Forse è presuntuoso, ma il business è questo: cerchiamo di trovare un equilibrio tra l’approccio business-oriented e il desiderio di trasmettere valori che fanno parte del nostro patrimonio culturale e artistico. Siamo un’azienda, è chiaro che dobbiamo far tornare i conti, ma mentre lo facciamo proviamo a lasciare qualcosa, un messaggio al mondo che ci ricordi chi siamo e da dove veniamo.”

Un obiettivo piuttosto ambizioso per le 5 aziende che fanno parte del gruppo, ovvero Nemo Lighting, Ilti Luce, Reggiani, FontanaArte e Driade. L’azienda conta 250 dipendenti e ha chiuso il 2024 con un fatturato consolidato di circa 70 milioni di euro, di cui il 75% all’estero e il 25% in Italia.

“Nemo Group non è solo una piattaforma nel mondo dell’illuminazione. Cerchiamo di offrire soluzioni di design che mettano insieme la tecnologia, oggi essenziale in questo settore, e l’estetica. Cerchiamo di fare business tramite una ricerca che valorizzi l’heritage culturale dei nostri prodotti, interpretandoli attraverso lo storytelling. Proponiamo i prodotti disegnati dai grandi maestri dell’architettura del Novecento – quelli che hanno scritto la storia del design – e li facciamo rivivere in questo tempo, in uno spazio nuovo”.

È un equilibrio instabile, dice Spallino, che ha l’obiettivo di valorizzare la storia autentica dei singoli prodotti, combinando principio di economicità e democrazia. Ma come?

“La democratizzazione del design è strettamente legata alla produzione in serie, abbattendo i costi unitari e consentendo ai prodotti di entrare nel quotidiano di ciascuno di noi.
In sintesi: il design è il sottile equilibrio tra funzione ed estetica. Non vogliamo creare un prodotto che sia elitario, ci allontaniamo dall’idea del bello per pochi o del prodotto costoso perché legato a un nome eccellente. Vogliamo sviluppare concetti di design democratico, cioè aperto e disponibile a tutti. Vogliamo portare la bellezza e le storie dietro i nostri prodotti nelle case di chiunque abbia la sensibilità culturale di capire cosa sono e che valore hanno. Serve intelligenza emotiva, estetica ed interpretativa”.

Insomma, Nemo Group non si limita a commercializzare soluzioni di illuminazione, ma racconta la storia autentica della luce che emanano. E la fa diventare poesia. La luce come ponte, come cavalcavia di spazi e tempi diversi che si avvicinano, di vite separate che si incontrano e rinascono.

“La luce può definirsi come la quarta dimensione dell’architettura. È per noi assimilabile alle grandi arti, come la poesia e la pittura. Non è solo un mezzo per illuminare acriticamente gli spazi, ma un modo dinamico di trasformare l’ambiente. La luce è capacità di vedere quello che abbiamo intorno, di creare atmosfere e definire spazi esperienziali nel buio. E dato che non c’è luce senza oscurità, il nostro compito è trovare un equilibrio fra questi due elementi”.

Ma come si sposa il suo romanticismo, il ‘capitalismo’ idealistico e visionario, con la guerra dei dazi che si staglia all’orizzonte?

“Viviamo in un’epoca di grandi nazionalismi, c’è grande interesse per il proprio giardino, la politica è mossa dalla corsa all’elezione successiva. Ma mettere briglie al commercio internazionale non conviene a nessuno. Il mondo del design al momento non subisce grossi scossoni, ma è chiaro che un problema serio lo crea. Per l’America imporre dazi, considerando che il suo è un mercato in crescita oggi, vuol dire subire contrazioni importanti e perdere un prodotto unico come quello made in Italy. Con grande rispetto verso le aziende americane del design, non si può competere con l’heritage italiano, perché è semplicemente non riproducibile.”

Quanto vale oggi il made in Italy?

“Il made in Italy è il brand italiano per eccellenza: una volta sotto cui troviamo riferimenti alla cultura, alla storia e all’eccellenza artigianale del nostro Paese, che influenzano diversi settori industriali, dalla moda, all’architettura, al food, al turismo e al design.

Il made in Italy è uno dei nostri più grandi tesori che non andrebbe protetto, ma alimentato, nutrito. Non crediamo che il sistema Paese debba concentrarsi solo sulla tutela del made in Italy, ma piuttosto supportare la sua competitività sullo scacchiere internazionale. Il resto del mondo non sta fermo a guardare, bisogna prendere coscienza che la globalizzazione è un meccanismo a doppio senso”.

Andrea Spallino

Studia Finanza e International Management a Milano. La passione per il design lo spinge a esplorare il mondo dell’illuminazione dove sviluppa importanti esperienze tecnico-commerciali ricoprendo ruoli con responsabilità crescenti. Nel 2017 incontra Federico Palazzari ed entra in Nemo come Chief Commercial Officer, oltre che membro del Board of Directors.

Nel 2020 partecipa all’acquisizione della Ilti Luce srl, azienda architetturale fondata a Torino nel 1990, diventandone Ad e socio.

Nel 2022 viene coinvolto nell’acquisizione di Reggiani Illuminazione, un’eccellenza nel settore dell’illuminazione architettonica.

Nel 2024 diventa Coo di Nemo Group, a seguito dell’acquisizione di FontanaArte e Driade, due icone del design italiano.

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