PGIM_970x250_HEADER

Cina, strada segnata per raggiungere gli obiettivi di crescita

PGIM_970x250_ARTICOLO
Velasco25 Articolo

Oggi tutti guardano con attenzione alla crescita economica della Cina, e a ragione. A seconda del metodo di misurazione, l’economia cinese è la più grande o la seconda più grande al mondo. Nei mercati globali delle materie prime, è l’attore dominante. Visto sotto questa lente, tutti hanno un interesse nella crescita della Cina. Un anno deludente per l’economia cinese può avere conseguenze di vasta portata, sia a livello nazionale che internazionale.

La scorsa settimana, la leadership cinese ha rilasciato una dichiarazione sorprendentemente chiara sui propri obiettivi economici. Il premier Li Qiang ha annunciato un obiettivo di crescita annua del PIL reale del 5% per il 2025 e un obiettivo di inflazione annua del 2%. Questo implica che l’obiettivo di crescita del PIL nominale della Cina per il 2025 è del 7% annuo. Come interpretare questo target ambizioso?

Per determinare il reddito nazionale, teniamo d’occhio l’offerta di moneta. In altre parole, analizziamo l’andamento del PIL nominale attraverso il quadro della teoria quantitativa della moneta (QTM). Come scrisse Milton Friedman nella sua voce del New Palgrave Dictionary of Economics del 1987, la conclusione della QTM è che “cambiamenti sostanziali nei prezzi o nel reddito nominale sono quasi sempre il risultato di variazioni nell’offerta nominale di moneta.”

Testare il target

La versione della QTM relativa al reddito è espressa dall’equazione:

MV = Py,

dove M è l’offerta di moneta, V è la velocità della moneta, P è il livello dei prezzi e y è il PIL reale (reddito nazionale). La velocità della moneta indica quante volte, in un dato periodo, il denaro viene usato per acquistare beni o servizi in un’economia, ovvero il “tasso di turnover” del denaro. È importante ricordare che la teoria quantitativa della moneta è un’identità: il lato sinistro dell’equazione, MV, rappresenta la spesa totale in un’economia, mentre il lato destro, Py, rappresenta il reddito totale. Per definizione, devono essere uguali.

Per analizzare le variazioni percentuali a breve termine, possiamo riscrivere l’equazione nella forma differenziale:

%ΔM + %ΔV = %ΔP + %Δy

Poiché la crescita dell’offerta di moneta è (direttamente o indirettamente) sotto il controllo della banca centrale, un Paese può stimolare o frenare la crescita del PIL nominale (%ΔP + %Δy) modificando il tasso di crescita dell’offerta di moneta (%ΔM) per un dato tasso di variazione della velocità della moneta (%ΔV). Tuttavia, la QTM avverte che esistono ritardi lunghi e variabili tra le variazioni dell’offerta di moneta e i loro effetti sull’attività economica e sui prezzi. Se oggi la crescita dell’offerta di moneta cambia, possono volerci da sei a 24 mesi prima che si manifestino effetti sul PIL nominale.

Riorganizzando l’identità della QTM per risolvere M, possiamo valutare se l’obiettivo di crescita della Cina sia realistico. Considerando un tasso storico di variazione della velocità della moneta tra il 2019 e il 2023 pari a -3%, il tasso di crescita dell’offerta di moneta necessario per raggiungere un obiettivo di crescita del PIL reale del 5% e un’inflazione del 2% dovrebbe essere:

%ΔM = 2% + 5% – (-3%) = 10%

Quindi, affinché la Cina raggiunga i suoi obiettivi, la Banca Popolare Cinese (PBoC) dovrebbe orchestrare un tasso di crescita dell’offerta di moneta del 10% annuo.

Possiamo analizzare gli ultimi 24 mesi di crescita annuale dell’M2 della Cina (la misura più ampia della massa monetaria cinese) per capire se il Paese potrà raggiungere i suoi obiettivi nel 2025. A quanto pare, l’offerta di moneta non sta crescendo abbastanza rapidamente: da dicembre 2023, il tasso medio annuo di crescita dell’M2 è stato del 7,44%, con un picco del 9,7% a dicembre 2023 e un minimo del 6,17% a giugno 2024. Attualmente, il tasso di crescita dell’M2 è al 7,02% annuo.

Problema di deflazione

La situazione attuale dell’economia cinese è coerente con una crescita insufficiente della massa monetaria. Un’improvvisa impennata della crescita del PIL reale cinese nel quarto trimestre del 2024 ha permesso di raggiungere per un soffio l’obiettivo governativo del 5%, ma il livello dei prezzi (misurato dall’Indice dei Prezzi al Consumo – CPI) non è cresciuto affatto nel 2024, chiudendo l’anno ben al di sotto del precedente obiettivo di inflazione del 3%. Ancora più preoccupante, la Cina ha appena pubblicato il dato del CPI di febbraio: è entrato in territorio deflazionistico, segnando un clamoroso -0,7% annuo. Come se non bastasse, nei primi due mesi del 2025, le importazioni cinesi di petrolio greggio, prodotti petroliferi raffinati e minerale di ferro sono diminuite rispettivamente del 5%, 16% e 8% rispetto all’anno precedente. Mentre alcuni di questi sviluppi hanno scosso i mercati finanziari e delle materie prime, non hanno sorpreso chi applica la QTM.

Sfortunatamente per i cinesi, la massima leadership del Paese, il Politburo di 24 membri, non sembra tenere in considerazione la massa monetaria. Si sta concentrando solo sugli stimoli fiscali e sulla riduzione dei tassi di interesse. Sebbene abbia promesso di adottare una politica monetaria “moderatamente espansiva”, sembra non comprendere – come la maggior parte delle banche centrali oggi – che la politica monetaria non riguarda i tassi di interesse o gli stimoli fiscali, ma solo le variazioni della quantità di moneta in circolazione.

Infatti, la performance relativamente debole della Cina lo scorso anno è andata contro le aspettative legate ai vari pacchetti di stimolo fiscale, che si pensava avrebbero favorito la crescita e l’inflazione. Solo la scorsa settimana, il Politburo ha sbloccato ulteriori stimoli fiscali. Ora, la PBoC punta sulla riduzione dei tassi di interesse, dichiarando a gennaio che presterà “maggiore attenzione al controllo dei tassi di interesse”, in particolare al tasso di pronti contro termine a sette giorni, riducendo l’enfasi su misure quantitative basate sull’offerta di credito. Il fallimento di queste strategie nel rilanciare la crescita dev’essere un vero rompicapo per il Politburo. Per i monetaristi come noi, però, non c’è alcun mistero: i pacchetti di “stimolo” cinesi non sono mai stati davvero stimolanti, perché non hanno portato la crescita della massa monetaria a un livello coerente con gli obiettivi di crescita e inflazione.

Secondo la QTM, è chiaro che, a meno che la Cina non aumenti rapidamente il tasso di crescita dell’offerta di moneta nei primi mesi del 2025, l’obiettivo di crescita del PIL nominale del 7% si rivelerà solo un’illusione. In parole povere, la Cina sta cercando di percorrere 10 miglia con solo 7,44 miglia di benzina nel serbatoio.

Steve H. Hanke è professore di economia applicata alla Johns Hopkins University e autore, con Leland Yeager, di Capital, Interest, and Waiting. Caleb Hofmann è ricercatore presso il Johns Hopkins Institute for Applied Economics, Global Health, and the Study of Business Enterprise.

L’articolo completo è su Fortune.com

 

PGIM_300x600_ARTICOLO side
PS25 Box

Leggi anche

Ultima ora

Iscriviti alla nostra Newsletter

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.