Una vera e propria epidemia: anoressia, bulimia, binge eating e altri disturbi alimentari si sono riversati su giovani e giovanissimi come un’onda dopo la pandemia da Covid-19. A confermarlo sono gli ultimi dati dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, che stima in circa 3,5 milioni le persone affette da queste patologie.
Malattie complesse da riconoscere e soprattutto da trattare, che segnano il corpo e l’anima e colpiscono sempre prima: fin nell’infanzia. Anche se dalla ricerca arrivano – in occasione della Settimana del fiocchetto lilla – interessanti novità sul fronte del percorso riabilitativo nutrizionale di pazienti, in particolare quelli con anoressia nervosa. Ma vediamo prima gli ultimi dati.
L’impennata in età pediatrica e nell’adolescenza
Dal 2019 al Bambino Gesù le diagnosi annuali di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono aumentate del 64% circa, mentre in Italia siamo intorno a un +35%.
“I dati raccolti negli ultimi anni evidenziano un aumento dell’incidenza in età pediatrica e adolescenziale”, sottolinea Valeria Zanna, responsabile dell’Unità operativa semplice di Anoressia e Disturbi Alimentari dell’Ospedale. “Negli ultimi anni i pazienti più giovani presentano quadri psicopatologici più gravi, sia per la sintomatologia alimentare che per le caratteristiche psicologiche associate. Inoltre i nuclei familiari di questi pazienti risultano più sofferenti, con difficoltà comunicative, una maggiore fragilità emotiva e un funzionamento complessivo compromesso”, aggiunge la specialista.
L’identikit dei pazienti
Insomma, sta cambiando anche l’identikit dei pazienti. Se il 90% è composto da donne, ragazze e bambine, è anche vero che aumentano i giovani che si rivolgono a strutture specializzate: sono il 20% dei pazienti nella fascia di età 12-17 anni, secondo gli esperti Bambino Gesù. Ma, soprattutto, anoressia, bulimia e binge eating si manifestano sempre prima. Negli ultimi anni i disturbi alimentari aggrediscono bambini di 8/9 anni.
Un fenomeno legato “sia all’abbassamento dell’età puberale nelle bambine, che al sempre più diffuso impiego dei social network che facilitano confronti con modelli di bellezza irraggiungibili”, segnala il report dell’ospedale del Gianicolo.
Sia l’anoressia che la bulimia possono essere causa di complicanze mediche gravi, se non trattate tempestivamente e adeguatamente. Tanto che nel nostro Paese queste patologie causano ogni anno circa 4.000 morti.
I dati del Bambino Gesù
L’ansia e l’isolamento da Covid hanno giocato un qualche ruolo, dal momento che l’Unità operativa semplice di Anoressia e disturbi alimentari del Bambino Gesù di Roma dal 2020 ha registrato un incremento del 38% nell’attività clinica: i day hospital sono infatti passati da 1.820 a 2.420 del 2024.
L’andamento annuale per età e diagnosi dimostra un incremento significativo dei nuovi accessi tra le fasce d’età più giovani (<10 anni e 11-13 anni): dai 59 del 2019 agli 89 del 2024 (+50%). E l’incidenza di anoressia nervosa, aumentata del 68%, conferma la necessità di protocolli di intervento sempre più mirati.
I marcatori dell’anoressia
Se la terapia dei disordini alimentari è complessa e prevede l’intervento di diverse competenze specialistiche, uno studio condotto dal Centro di Villa Miralago (Varese) e dall’Università di Milano ha chiarito l’importanza di considerare alcuni marcatori nel percorso riabilitativo nutrizionale di pazienti con anoressia nervosa, indipendentemente dal loro genere.
Tra questi: peso, indice di massa corporea, massa grassa, massa magra, massa cellulare corporea, angolo di fase e marcatori di idratazione. Lo studio ha coinvolto un totale di 79 pazienti con diagnosi di anoressia nervosa, ricoverati per un periodo di almeno sei mesi presso Villa Miralago.
Non bastano le calorie
Il lavoro mette in luce la necessità di pianificare in modo dinamico e personalizzato l’assunzione di calorie e proteine, per garantire non solo il recupero del peso, ma anche una migliore composizione corporea, entrambi essenziali per il benessere delle pazienti.
Pubblicata su Nutrients, la ricerca di Ileana Terruzzi, professore associato in scienza dell’alimentazione dell’Università degli Studi di Milano (e responsabile della convenzione con Villa Miralago), ed Eugenia Dozio, responsabile nutrizione di Villa Miralago, fa luce su interessanti aspetti della riabilitazione nutrizionale nei pazienti con anoressia nervosa.
L’approccio personalizzato
“I risultati mostrano che l’apporto calorico ha influenzato prevalentemente il recupero precoce della massa grassa, mentre l’assunzione proteica – ha precisato Ileana Terruzzi – è risultata cruciale per preservare la massa magra e favorire la rigenerazione cellulare. Gli effetti dell’interazione tra assunzione calorica e proteica hanno rivelato cambiamenti dinamici nella composizione corporea, indicando che non esiste una strategia nutrizionale unica e statica, ma che il percorso deve essere adattato progressivamente”. Insomma, l’approccio a questi pazienti deve necessariamente essere ‘su misura’.
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