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L’AI alleata fondamentale per il futuro della mobilità

Alessandra Romano (Autostrade per l'Italia), spiega il ruolo cruciale di mobilità e rivoluzione digitale nell'ambito della mobilità.
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La digitalizzazione e la sostenibilità ambientale sono solo alcune delle sfide che il mondo della mobilità deve affrontare in questi anni. Un mondo che si evolve in fretta e nel quale risultano cruciali le nuove tecnologie per rendere ancora più saldo il rapporto tra passeggeri e gestori. Ne abbiamo parlato con Alessandra Romano, responsabile delle relazioni istituzionali di Autostrade per l’Italia.

Il settore in cui opera è essenziale per il nostro Paese. Quali sono gli aspetti che andrebbero migliorati in Italia?

La mobilità su gomma è e resterà, anche per i prossimi decenni, la modalità prevalente di trasporto delle merci e dei passeggeri. È quindi fondamentale che questo settore sia protagonista della transizione ambientale e digitale, e che allo stesso tempo riesca a rigenerarsi, soprattutto per quanto riguarda gli asset autostradali. Oggi ci troviamo di fronte a sfide senza precedenti dal punto di vista tecnologico. Penso alla guida connessa e autonoma, ma anche alle infrastrutture, che non devono essere solo un motore di crescita economica per il Paese, ma anche un elemento chiave per la mobilità delle persone e delle merci. Quello che sarebbe auspicabile è creare un sistema integrato tra il mondo delle imprese, le istituzioni e il mondo accademico per riuscire a soddisfare tutti questi obiettivi e rispondere alle nuove esigenze di mobilità.

L’Italia sotto questo punto di vista come si colloca rispetto agli altri Paesi?

L’Italia sta sicuramente facendo grandi passi in avanti. Oggi, ad esempio, il trasporto intermodale, cioè la possibilità di integrare diverse modalità di trasporto, è un obiettivo molto chiaro e presente. Tuttavia, la mobilità su gomma rimane la componente principale, anche perché rappresenta un contributo significativo verso gli obiettivi di decarbonizzazione. Proprio per questo, è un settore che necessita di maggiore attenzione e focus per migliorare ulteriormente.

L’intelligenza artificiale come può aiutare il vostro settore?

L’intelligenza artificiale nel nostro settore è già realtà. Se penso alle infrastrutture del futuro è evidente quanto questa nuova tecnologia sarà un alleato fondamentale. Non solo per il monitoraggio e il miglioramento dei servizi autostradali e delle infrastrutture, ma anche per la sicurezza stradale. La digitalizzazione e l’AI permetteranno una comunicazione sempre più efficiente tra i gestori e i viaggiatori, consentendo così di offrire nuovi e migliori servizi.

Come si può incrementare uno sviluppo più sostenibile della mobilità?

Sicuramente, come dicevo, la digitalizzazione e l’utilizzo delle tecnologie sono fondamentali. Oggi, anche i criteri con cui vengono progettate le autostrade o rigenerate sono sempre più calibrati al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità, anche ambientale. Poi credo che sia molto importante anche incentivare comportamenti che mirino alla decarbonizzazione. Un altro aspetto cruciale, inoltre, è la diffusione di combustibili alternativi. Questo per dire che il tema del fare sistema oggi è più che mai fondamentale perché questa transizione coinvolge più fronti e di conseguenza più settori.

In Italia abbiamo ancora pochi modelli femminili a cui le nuove generazioni possono fare riferimento. Secondo lei perché?

È vero, ci sono pochi role model in Italia. Probabilmente esiste un tema culturale. Oggi, rispetto al passato, le donne sono messe nelle condizioni di conciliare meglio le loro aspettative personali con quelle professionali, ma probabilmente non sono ancora abbastanza incentivate, anche a partire dalla scuola, ad intraprendere percorsi professionali di carattere scientifico. Penso, ad esempio, alle lauree Stem, che spesso vengono tutt’oggi percepite come competenze prevalentemente maschili. A mio avviso, sarebbe importante che si incoraggiassero le giovani a esplorare anche percorsi universitari in questi ambiti. Le professioni del futuro saranno sempre più legate alla tecnologia e alla digitalizzazione e i percorsi saranno centrali.

Cosa manca in Italia per colmare il gender gap?

Credo molto nel trinomio cultura, formazione e sistema. La cultura, che è influenzata da famiglie, scuole e società, e la formazione, che vede coinvolte le aziende, sono essenziali per colmare il gender gap. Ad esempio, nella mia azienda vengono fatte molte cose per sostenere la genitorialità, non solo delle madri, ma anche dei padri. Fare sistema è fondamentale: una società in cui le donne sono consapevoli e in grado di realizzare i propri obiettivi è una società che può funzionare meglio. Quindi, il cambiamento culturale è fondamentale per superare il gender gap.

Cosa consiglierebbe alle nuove generazioni?

Consiglierei di crearsi un solido bagaglio di competenze perché studiare e avere competenze ben consolidate è fondamentale. Senza contenuti, non si va lontano. Poi credo che sia importante aprirsi al mondo, allargare gli orizzonti culturali e fare esperienza all’estero. Questo non significa abbandonare l’Italia, ma attingere dalle esperienze internazionali per poi riportare le migliori competenze nel nostro paese. Inoltre, la condivisione delle esperienze e l’apertura a culture diverse sono un bagaglio essenziale per arricchire il nostro Paese e il nostro futuro.

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