Potrebbe essere la forza di pregiudizi inculcati fin dalla scuola elementare a tenere lontane le ragazze italiane dalle materie Stem. Il tutto mentre in Medicina il sorpasso è cosa fatta da tempo e tra i 40 e i 49 anni quasi due terzi dei medici sono donne.
L’8 marzo è un’ottima occasione per fare il punto sulle professioni della scienza declinate al femminile, tra novità e ritardi. Con l’aiuto di una serie di report e di un lavoro firmato da studiosi del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr).
La forza dei pregiudizi
Ancora oggi, infatti, più della metà dei bambini e delle bambine delle elementari è convinta che, nella vita, uomini e donne abbiano ruoli sociali distinti: i primi di potere e comando, le seconde di cura e accudimento (adesione medio-alta al ruolo stereotipato maschile, 58,6%; femminile, 52,9%). I dati, resi noti dal gruppo Mutamenti Sociali, Valutazione e Metodi (Musa) dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Cnr-Irpps, sono solo leggermete migliori tra gli adolescenti.
L’adesione al ruolo stereotipato fra i teenager è del 28,3% trai maschi e sale al 30,8% tra le ragazze. “Moltissimi adolescenti italiani approvano esplicitamente la violenza e la discriminazione: 2 su 10 si dichiarano apertamente omofobi e 1 su 10 è razzista e sessista”, ha affermato Antonio Tintori, ricercatore Cnr-Irpps e coordinatore del team MUSA. Inoltre circa 3 su 10 non sono in grado di riconoscere come violenti insulti, costrizioni, minacce. E, soprattutto. non sanno riconoscere uno stereotipo di genere.
In area Stem le donne ferme al 19%
Così le ragazze ancora oggi si tengono lontane dalle materie Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica). Tra gli occupati in Italia solo un quinto è rappresentato dalle donne (19,1%), secondo l’ultimo Rapporto Cnel-Istat.
La presenza è maggiore nelle scienze matematiche, chimiche fisiche e naturali (un terzo degli occupati), per scendere tra ingegneri e architetti (23,6%) e precipitare nelle scienze informatiche e tecnologiche (Ict al 17,8%) e fra le professioni tecniche in ambito Stem (17,0%).
Lontanissime dalla parità anche le generazioni più giovani, sebbene la quota di donne 25-39enni nel settore sia di quasi 10 punti più alta che a 55-69 anni: 22,3% contro 13,2%. Considerato che questi settori oggi stanno plasmando il futuro, la cosa merita qualche pensiero.
Intanto in medicina…
È invece molto diversa la realtà della medicina. Sotto i 50 anni sei ‘camici bianchi’ su dieci sono donne. E i dati del Ced della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo) mostrano nelle fasce d’età più giovani un leggero incremento della forbice a favore della quota al femminile, rispetto a un anno fa.
I medici under 50 però sono solo il 42% dei 422.511 iscritti al loro Albo. Percentuale, questa, che fa il paio con i dati Eurostat, che indicano l’Italia come il Paese europeo con i medici ancora attivi più anziani per età. Se consideriamo la platea dei medici con meno di 70 anni, potenzialmente ancora in attività anche all’interno del Servizio sanitario nazionale, il quadro cambia di poco: le donne sono il 53%.
La femminilizzazione è recente
L’onda rosa nella professione è una relativa novità: se guardiamo al totale dei medici iscritti agli Albi gli uomini sono ancora il 53% (inclusi i pensionati, dunque). Percentuale che scende al 76%, rimanendo comunque elevata, se consideriamo tutti i medici con più di 70 anni.
Le prime donne laureate e le sfide moderne
Giova forse ricordare che solo cento anni fa le donne medico in Italia erano circa duecento, per diventare 367 nel 1938. Nel 1914 Adelasia Cocco divenne la prima donna medico condotto del nostro Paese, su 11.554 uomini. Mentre Ernestina Paper, originaria di Odessa, discusse la sua tesi in Medicina all’Università di Firenze nel 1877, seguita, l’anno dopo a Torino, da Maria Farné Velleda, seconda laureata d’Italia.
Ma torniamo ai giorni nostri. “Nel nostro Servizio sanitario nazionale le colleghe sono ormai, da almeno cinque anni, la maggioranza, soprattutto nelle fasce di età dove va costruita la carriera e in cui aumentano le responsabilità professionali e quelle familiari. I modelli organizzativi, gli orari di lavoro devono tener conto di questa realtà, prevedendo modelli organizzativi che permettano a donne e uomini di conciliare i tempi di lavoro con quelli della vita privata e della famiglia e che tengano in debito conto, non facendole pesare sugli organici già ridotti, le possibili assenze per maternità”, sottolinea il presidente della Fnomceo Filippo Anelli.
Il numero uno dei medici italiani invita a “investire sulla sicurezza. Il 12 marzo, a Foggia, celebreremo la Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e sociosanitari e chiederemo politiche di prevenzione”.
Il caso dei dentisti
Diversa la situazione per gli odontoiatri: gli uomini sono il 70% dei 64.690 iscritti all’Albo ma tra i 25 e i 29 anni sono in lieve maggioranza le professioniste. “La professione è sempre più scelta dalle giovani donne – afferma Andrea Senna, presidente della Commissione Albo Odontoiatri – probabilmente anche perché permette di conciliare gli orari di lavoro con la vita familiare. Il dato è in linea con l’aumento delle donne medico che scelgono le specialità chirurgiche, un tempo appannaggio quasi esclusivamente maschile”.
Colmare in gender gap nelle materie Stem
Se nel caso della medicina parliamo pur sempre di una professione di cura, come colmare il gap nelle materie Stem? Per gli esperti è il caso di puntare sui più piccoli, con l’aiuto di genitori e docenti.
Gli stereotipi di genere si alimentano di simbolismi diffusi, apparentemente innocui ma che in realtà determinano il radicamento precoce dei ruoli: i colori (rosa e celeste), i giochi (le armi e le bambole), i falsi miti (il principe azzurro e la principessa da salvare), gli sport distinti (il calcio e la danza). Simboli disseminati ovunque.
Per questo il team del Cnr ha realizzato uno strumento per sensibilizzare ed educare le nuove generazioni a superare questi stereotipi.
Si tratta di una Guida rivolta a giovani, insegnanti e genitori e pensata per catturare l’attenzione e aiutare a riconoscere le trappole che rischiano di condizionare fin da bambini il futuro e il lavoro delle donne, ma anche degli uomini.