“Un anno indubbiamente positivo”. È il 2024 dei record targato Menarini, che cresce del 5,2% rispetto all’anno precedente e guarda con molto interesse agli Stati Uniti, ormai secondo Paese per fatturato (450 mln di euro) per il gruppo farmaceutico italiano caratterizzato da “una solidità lontana da speculazioni finanziarie”. Parola di Lucia Aleotti, azionista e membro del Board di Menarini, che ieri sera a Firenze ha illustrato i numeri portati a casa nel 2024 dall’azienda di famiglia, con un occhio all’Europa – che “si fa male da sola” – e uno alle meraviglie dell’AI.
Ma anche con una grande attenzione all’evoluzione della farmaceutica, che sta raccogliendo i primi frutti di quello che si prospetta come un nuovo rinascimento.
Perchè Menarini “vuole crescere ancora”, ma senza cambiare strategia. Questo vuol dire “un continuo autofinanziamento: pensate – ha scandito Aleotti – che sono 20 anni che l’azienda non distribuisce gli utili”, ma li reinveste. Destinando 500 milioni l’anno alla Ricerca & sviluppo (“come se comprassimo una grande azienda innovativa”). Una “scelta di indipendenza” che oggi accompagna l’area storica – primary e secondary care – al cardiovascolare, “con un nuovo farmaco che si affaccia all’autorizzazione europea” e all’oncologia. Senza escludere “qualche altro accordo su nuovi farmaci, fatto in maniera smart”.
Il fatturato Menarini cresce e decolla in Usa
Ma vediamoli questi numeri: dopo anni complessi, in cui il gruppo ha dovuto affrontare “la sfida della scadenza dei brevetti di farmaci importanti, ho la soddisfazione di dire – ha detto sorridendo Aleotti – che abbiamo recuperato: il fatturato sale a 4,603 miliardi di euro (contro i 4,37 mld del 2023), mentre le confezioni prodotte sono state oltre 609 milioni di unità in 18 stabilimenti”.
Forte di un EBITDA di 430/460 milioni di euro, l’impresa farmaceutica tricolore dal cuore europeo rivendica il successo in Stati Uniti, Turchia e Africa. “Nel primo caso siamo arrivati nel 2020”, ha ricordato Aleotti.
Un’operazione – quella che ha portato l’acquisizione di Stemline – che ha segnato anche il debutto, vincente, del gruppo italiano in oncologia. A dirlo è il fatturato, passato dai 314 mln del 2023 ai 530 del 2024. Quello americano è un panorama integrato, dove “accademia, imprese, venture capitalist e biotecnologie costituiscono un ecosistema attrattivo. Il problema è cosa accadrà in Europa”, ha aggiunto la Ceo Elcin Barker Ergun.
I dazi, l’Europa e la ragnatela di obblighi
Il gruppo con base a Firenze non è particolarmente preoccupato per i dazi annunciati da Trump: negli Usa ha un piccolo stabilimento produttivo e lavora con aziende americane che producono in conto terzi, “dunque dal nostro punto di vista non temiamo i dazi”, ha detto ai giornalisti Aleotti.
E l’Europa? “L’Europa si fa male da sola. Non a caso Mario Draghi ha parlato di dazi autoinflitti imponendo regole e obblighi”, ha aggiunto l’azionista e membro del Board Menarini. “L’Ue ha voluto imprigionare lo spirito imprenditoriale, e non c’è niente di peggio di una ragnatela di obblighi che non tengono conto dell’importanza di un settore ricco di scienza e benefici per il mondo”.
Bene Spagna e Polonia, Germania in ripresa
Tornando a Menarini, “abbiamo superato numerose sfide in Europa”, ha ricordato l’imprenditrice, sottolineando le ottime performance di Spagna e Polonia. Quanto alla Germania, dopo un 2023 difficile, “il trend nell’anno passato è stato in ripresa: il fatturato è in crescita – ha detto Aleotti rispondendo a una domanda di Fortune Italia – come pure la parte oncologica. Siamo abbastanza ottimisti per il 2025 e gli anni a seguire”.
Accesso all’innovazione
“Ci aspettiamo che nel 2025 continuerà la crescita in volumi e valori negli Usa”, ha aggiunto la Ceo Elcin Barker Ergun.
Menarini oggi dà lavoro a 17.800 persone (erano 16.750 nel 2020), di cui 91% laureati e tecnici. Nei 9 centri dedicati alla ricerca e sviluppo di nuovi farmaci sono allo studio terapie contro i tumori (solidi e del sangue), ma anche anti-infettivi e prodotti per l’area cardio-metabolica.
C’è fermento e grande attenzione all’innovazione, “ma non possono non sottolineare la differenza tra Stati Uniti ed Europa proprio in termini di accesso all’innovazione. Penso alla mancanza di diagnostica per le terapie di precisione. Dal canto nostro, se tutto procede bene ci aspettiamo per l’anno prossimo la registrazione della nuova pillola nell’area cardiovascolare, mentre verso fine anno avremo i risultati del farmaco per il mieloma multiplo”, ha detto la Ceo.
Menarini punta sull’AI e sul rinascimento del pharma
Quanto alle nuove tecnologie, “credo che la scoperta di nuove molecole sia fondamentale nel pharma, ma se non ci si muove nella direzione dell’AI si rischia di non essere più competitivi”, ha sottolineato Ergun preannunciando “un nuovo rinascimento per il pharma. Come Menarini siamo ben posizionati”.
Questo anche grazie alla partnership con Insilico Medicine, azienda biotech impegnata nello sviluppo di soluzioni per accelerare la scoperta di farmaci innovativi mirati a un vasto range di patologie. Il futuro del gruppo presente in 140 Paesi poggia su una pipeline articolata, con numerose molecole nelle fasi finali di sviluppo (incluso un nuovo antibiotico). Un anno importante e alle spalle, ma quello nuovo è appena iniziato.