L’attore statunitense premio Oscar Gene Hackman, 95 anni, e sua moglie, la pianista 63enne Betsy Arakawa, sono stati trovati morti nella loro casa del New Mexico, insieme al loro cane. A riportarlo sono i media statunitensi. Le causa del decesso non sono ancora chiare, ma – come ha spiegato alla Cnn il portavoce dell’ufficio dello sceriffo della contea di Santa Fe, Denise Womack-Avila – non si tratterebbe di un atto criminale. Hackman era nato a San Bernardino, California, il 30 gennaio 1930, ed è stato una delle star statunitensi più attive dalla metà degli anni Sessanta.
Vincitore di due statuette – nel 1972 come migliore attore per ‘Il braccio violento della legge’ di William Friedkin e nel 1993 come miglior attore non protagonista per ‘Gli spietati’ di Clint Eastwood – Hackman a 16 anni si arruolò nei Marines e dopo il diploma in giornalismo alla University of Illinois si trasferì in California per realizzare il suo sogno di diventare attore. Sin da bambino infatti aveva sviluppato una passione particolare per il cinema ed Erroll Flynn era tra i suoi idoli.
Si iscrisse così alla Pasadena Playhouse School quando aveva già 30 anni e divenne amico di Dustin Hoffman, suo compagno di corso. Gli inizi della sua carriera furono difficili: recitò in alcuni spettacoli off-Broadway mentre contemporaneamente lavorava per un’impresa di traslochi, poi come commerciante di calzature; autista di camion e cameriere. Esordì sul grande schermo nel 1964 con ‘Lilith, la dea dell’amore’ di Robert Rossen e fu al fianco di Robert Redford in ‘Gli spericolati’ (1969) – diretto da Michael Ritchie – e di Oliver Reed e Candice Bergen in ‘Il giorno dei lunghi fucili’ (1971) di Don Medford. Interpretò poi il suo ruolo più rappresentativo, quello dell’agente della narcotici Doyle, dai modi bruschi e risoluti in ‘Il braccio violento della legge’, del 1971, ripreso nel sequel ‘Il braccio violento della legge N° 2’ del 1975, di Frankenheimer.
Per il cinema hollywoodiano ha sempre interpretato ruoli negativi o ambigui, sapendo dar vita negli anni a uno stile di recitazione che univa un’estrema precisione nella costruzione del personaggio a un’istintività nervosa, in cui gli sfoghi violenti si alternano alla rabbia repressa. Il suo sguardo era in grado di lasciare affiorare immediatamente emozioni e cambiamenti di umore dei personaggi interpretati.
Il grande pubblico imparò a conoscerlo grazie al ruolo di Lex Luthor, antagonista di Superman in ‘Superman’ (1978) diretto da Richard Donner, ‘Superman II’ (1980) di Richard Lester e ‘Superman IV’ (1987) di Sidney J. Furie. Anche negli anni Ottanta l’attività di Hackman continuò senza soste. Dopo un ruolo secondario in ‘Reds’ (1981) di Warren Beatty, ha interpretato anche figure positive, tra cui quella del risoluto federale antirazzista in ‘Mississippi burning’, che gli valse l’Orso d’argento a Berlino nel 1989 come miglior attore. Si aggiudicò inoltre quattro Golden Globe, di cui uno alla carriera, e due Bafta.
Sulla sua morte sono in corso accertamenti: “Tutto quello che posso dire – ha dichiarato lo sceriffo della contea di Santa Fe, Adan Mendoza – è che siamo nel bel mezzo di un’indagine preliminare sul decesso, in attesa dell’approvazione di un mandato di perquisizione”.