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La motosega di cui l’Europa ha bisogno

Milei e Musk al CPAC. La motosega che serve all'Europa.
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Velasco25 Articolo

Una motosega farebbe bene anche all’Europa, altroché.

In tempi in cui si cercano disperatamente risorse per riarmarsi, si discute di esercito comune europeo (sotto la guida di chi? con quale missione?) e si prospetta addirittura lo scorporo delle spese militari dal Patto di Stabilità (significativa la posizione favorevole espressa dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen), la “motosega”, in principio tra le mani di Javier Milei e oggi simbolo universale della lotta a sprechi e burocrazia, potrebbe produrre effetti insperati nel Vecchio Continente.

Quanti soldi dei contribuenti europei vengono sprecati nei mille rivoli della mega-macchina brussellese?

Di inchieste su spese improduttive e corruzione di marca europea esiste un ampio repertorio, eppure i vertici del Governo europeo (un’entità di difficile individuazione, divisa tra il motore dell’esecutivo, la Commissione, e l’organo politico, il Consiglio) non hanno mai assunto un vero impegno in tal senso.

Eppure oggigiorno, da Washington a Buenos Aires, da Musk a Milei, il taglio delle spese inutili e il contrasto dei fenomeni corruttivi sono diventati il copione della campagna più popolare di sempre.

I contribuenti di ogni parte del mondo vogliono sapere come vengono spesi i propri soldi e se potrebbero essere meglio impiegati. Per esempio, per finanziare il welfare o l’esercito europeo che verrà anziché essere convogliati in progetti astrusi in luoghi esotici dall’altra parte del globo.

Prima spendiamo in patria, poi si pensa al resto.

Che l’Europa sia poco sensibile se non refrattaria a questo messaggio, che è anzitutto un’istanza popolare, lo confermano le parole espresse oggi dal vicepresidente della Commissione europea, responsabile per l’Industria, Stéphane Séjourné: l’Europa vuole “semplificare” le sue regole e “sa riformarsi, senza motosega, ma con uomini e donne competenti, che ascoltano gli attori economici”. Sarà.

Negli Usa le pirotecniche iniziative del Dipartimento per l’efficienza amministrativa, guidato da Elon Musk, hanno intanto consentito una straordinaria operazione “trasparenza” portando alla conoscenza pubblica una serie di “investimenti” risalenti all’amministrazione precedente e assai discutibili: 50 milioni di dollari per la prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili in Mozambico; 69 milioni di dollari alla Fondazione Eurasia per svolgere “attività di trasformazione digitale” in Europa; 520 milioni di dollari per un consulente al fine di effettuare investimenti ESG in Africa e “mobilitare risorse e competenze del settore privato”; 25 milioni di dollari per “promuovere la conservazione della biodiversità e promuovere mezzi di sussistenza leciti” in Colombia; 40 milioni di dollari per “migliorare l’inclusione sociale ed economica dei migranti sedentari”; 42 milioni di dollari alla John Hopkins per ricercare e guidare il “cambiamento sociale e comportamentale” in Uganda; 32 milioni di dollari a Internews per programmi che includono “media che favoriscono la democrazia, l’inclusione e la responsabilità in Moldavia” e per la promozione di “media sostenibili”.

Chissà che cosa verrebbe fuori da un’attenta disamina delle voci di budget nei corridoi di Palazzo Berlaymont, sede della Commissione Ue.

Non solo i super stipendi e i trattamenti da nababbo dei funzionari ma anche le sovvenzioni e i programmi con budget ultramilionari (grazie alle tasse versate dai contribuenti) che presumibilmente non rispondono sempre alle priorità e ai bisogni dei cittadini europei.

Come ha ricordato il vicepresidente Usa J.D. Vance nel memorabile discorso di Monaco, per chi governa sintonizzarsi con le istanze popolari, rispettare e dare voce alle opinioni della gente non è uno sfregio ma l’essenza della democrazia.

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