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Bbc sotto accusa per un documentario su Gaza

bombardamenti su Gaza
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Velasco25 Articolo

Abdullah è un ragazzino palestinese di 13 anni, indossa una polo verde ed è seduto a un tavolino mentre prende appunti su un quaderno, quando a un certo punto si volta verso il pubblico e lo interroga: “Vi siete mai chiesti cosa fareste se il vostro mondo venisse distrutto?”

Questo è l’inizio del documentario “Gaza: How to survive A warzone“, girato dalla Bbc che lo ha trasmesso lo scorso 17 febbraio sulla piattaforma iPlayer, frutto di nove mesi di riprese per raccontare le drammatiche conseguenze dei bombardamenti israeliani in vista del cessate il fuoco per un costo totale di 400.000 sterline, secondo quanto riportato dal quotidiano The Sun.

Un documentario che la popolare emittente pubblica britannica ha dovuto immediatamente ritirare dalla piattaforma. Abdullah, infatti, non è un normale bambino palestinese a cui le bombe hanno portato via tutto, costretto a vagare tra le macerie fumanti della sua casa o a riconoscere i corpi dei suoi genitori. Il piccolo narratore è figlio di Ayman Alyazouri, ex viceministro dell’Agricoltura dell’Autorità palestinese, nonché esponente di Hamas della prima ora.

A scoprirlo è stato il giornalista, politologo e attivista David Collier, che ha descritto il giovane narratore come “un figlio della famiglia reale di Hamas”, sottolineando come questa parentela non fosse stata esplicitata nel documentario.

La scoperta di Collier ha portato alla stesura di una lettera per chiedere la rimozione del documentario, che ha raccolto 45 firme di importanti giornalisti operatori dei media di religione ebraica, tra le quali figurano quella dell’ex responsabile della Bbc Danny Cohen, di Ruth Deech (altra ex dirigente dell’emittente), dell’attrice Tracy-Ann Oberman e del produttore Nike Blair.

“La Bbc deve rendere conto di ogni centesimo speso per questo documentario”, ha dichiarato Cohen. “400.000 sterline sono un sacco di soldi per chi paga il canone”.

Immediata la risposta della Bbc, che ha sostenuto di aver saputo del legame di parentela tra Abdullah e Alyazuri solo in un secondo tempo, ma a nulla è valsa contro le critiche da parte di Israele e della leader conservatrice Kemi Badenoch, salita lo scorso novembre ai vertici dei tories e a capo dell’opposizione alla Camera dei Comuni.

Ma questo non è l’unico punto critico che caratterizza il documentario. Hatem Rawagh, uno dei cameraman che vi ha lavorato, aveva inneggiato sui social al mercato del 7 ottobre e aveva condiviso la foto di un uomo armato mentre uccideva un israeliano, commentando: “Tornerai a vedere questo video un milione di volte”.

Proprio la Badenoch, in una lettera diretta al direttore dell’emittente, ha chiesto che venga avviata un’inchiesta indipendente per capire se Abdullah abbia ricevuto un qualche compenso che, inevitabilmente, si tradurrebbe in un finanziamento all’organizzazione terroristica.

“La Bbc sostiene di aver seguito le dovute procedure precauzionali nella produzione del programma, ma mi domando se filmare dentro Gaza non richieda qualcos’altro che va aldilà dei controlli abituali”, ha affermato la leader conservatrice che ha definito la copertura della Bbc come “inattendibile”.

Il documentario, diretto da Jamie Roberts e dal giornalista palestinese Yussuf Hammash, getta un’ombra sulla credibilità dell’emittente che ora si trova a fare i conti col sospetto di aver finanziato, più o meno consapevolmente, Hamas: l’organizzazione terroristica autrice del massacro del 7 ottobre, che domina incontrastata su Gaza.

 

 

 

 

 

 

 

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