Mentre l’Europa riflette su un futuro senza la garanzia di sicurezza degli Stati Uniti, vengono messi a fuoco i potenziali costi di una difesa senza l’alleato di lunga data.
Una considerazione ovvia riguarda la forza finale, ma secondo un report del think tank Bruegel e del Kiel Institute for the World Economy, le truppe americane hanno una potenza di combattimento significativamente maggiore rispetto a un numero equivalente delle controparti europee e non possono essere sostituite una per una.
Il vaglio di tali requisiti non è più solo un esercizio accademico. Gli sforzi del Presidente Donald Trump per migliorare le relazioni con la Russia e raggiungere un accordo per porre fine alla guerra di Vladimir Putin contro l’Ucraina hanno spinto gli alleati europei a pensare all’impensabile: la fine effettiva della Nato dopo quasi 80 anni.
Il report di Bruegel e del Kiel Institute sottolinea che le forze armate russe sono diventate molto più grandi, esperte e meglio equipaggiate da quando, tre anni fa, hanno invaso l’Ucraina, dando il via al più sanguinoso conflitto scatenatosi Europa dai tempi della Seconda guerra mondiale.
“Un attacco russo a un Paese dell’Unione europea diventa ora plausibile”, ha avvertito, citando le recenti valutazioni di intelligence Nato e di vari altri paesi.
In effetti, la Danimarca sta aumentando la spesa per la difesa del 70% dopo che la sua intelligence ha dichiarato in un rapporto di questo mese che senza un intervento degli Stati Uniti, la Russia potrebbe scatenare una guerra locale contro un paese confinante nel giro di sei mesi, una guerra regionale nei Paesi baltici entro due anni e un attacco su larga scala all’Europa entro cinque anni.
Colmare il divario senza il supporto statunitense
Nel caso di un altro attacco russo all’Europa, gli strateghi militari hanno stimato che i 100.000 soldati statunitensi già stanziati su suolo europeo sarebbero rapidamente raggiunti da un massimo di 200.000 rinforzi statunitensi.
Ma senza di essi, l’Europa deve fare calcoli differenti.
“Il potenziale di combattimento di 300.000 soldati statunitensi è sostanzialmente superiore al numero equivalente di truppe europee distribuite in 29 eserciti nazionali”, ha dichiarato il think tank.
“Le truppe statunitensi arriverebbero in grandi unità, coese e semi-permanenti, con un comando e un controllo unificato più stretto persino del comando congiunto della Nato. Inoltre, sarebbero supportate dall’intera potenza dei dispositivi strategici americani, tra cui l’aviazione strategica e i mezzi spaziali, che mancano ai militari europei”.
La necessità di un riarmo per l’Europa
Secondo il report, per colmare il divario in termini di potenziale di combattimento, l’Europa dovrebbe aumentare “significativamente” la propria forza finale di oltre 300.000 unità o migliorare rapidamente il coordinamento militare.
L’Europa per contrastare un potenziale attacco russo ha anche bisogno di più armi e di maggiori capacità logistiche, di comunicazione e di intelligence.
Naturalmente, aumentare il personale e l’equipaggiamento su larga scala costerà molto, e il report stima che l’Europa debba spendere 250 miliardi di euro in più ogni anno, pari a circa il 3,5% del Pil.
Nel breve periodo, questo denaro dovrebbe essere raccolto anche attraverso indebitamento, ma sarebbe necessario un meccanismo di finanziamento a più lungo termine.
Secondo il report, per i prossimi cinque anni potrebbero essere raccolti 125 miliardi di euro all’anno a livello Ue, man mano che i singoli stati membri aumentano la loro quota di spesa non finanziata dal debito.
I mercati hanno previsto un’impennata della spesa europea per la difesa, che ha aiutato gli appaltatori del settore come Bae Systems, Thales, Leonardo e Saab a decollare dopo l’elezione di Trump, superando colossi statunitensi come Lockheed Martin e Northrop Grumman.
Ma un massiccio sostegno fiscale potrebbe essere difficile, dato che la Germania ha una regola di “freno al debito” che limita i prestiti, mentre la Francia è già sotto pressione da parte del mercato obbligazionario per i suoi voluminosi disavanzi e l’elevato rapporto debito/PIL.
Philippe Legrain, ex consigliere economico del presidente della Commissione europea, ha suggerito che i governi europei potrebbero contrarre prestiti collettivi per un investimento una tantum nella difesa, citando come esempio il fondo Ue di risposta al Covid .
In un articolo pubblicato mercoledì su Project Syndicate, ha anche ventilato l’idea di accendere un prestito presso la Banca europea per gli investimenti, che già finanzia progetti sia civili che militari.
“L’Europa ha bisogno di riarmarsi ora, a prescindere dal modo in cui decida di finanziarsi”, ha aggiunto. “Aumentare la spesa per la difesa per evitare la sconfitta dell’Ucraina e scoraggiare una più ampia aggressione russa è molto meno costoso di combattere una guerra totale”.
Questo articolo è stato originariamente pubblicato su Fortune.com