I Paesi con bassa fecondità presentano una differenza fondamentale rispetto a quelli con tassi di natalità ancora più bassi, secondo l’economista Premio Nobel Claudia Goldin, che ha sottolineato le ore extra che le donne dedicano all’educazione dei figli e alle faccende domestiche rispetto agli uomini.
I tassi di fecondità in calo in tutto il mondo hanno allarmato governi, dirigenti tecnologici come Elon Musk ed economisti. Sebbene siano state impiegate numerose politiche e incentivi finanziari, poche di queste misure hanno dimostrato di aumentare in modo affidabile la fecondità.
Ora un nuovo studio di Claudia Goldin accende i riflettori sulle ore extra che le donne dedicano all’educazione dei figli e alle faccende domestiche rispetto agli uomini.
L’economista ha scoperto che questa è una differenza importante tra i Paesi con bassa fecondità e quelli con tassi ancora più bassi. In Svezia, ad esempio, le donne trascorrono solo 0,8 ore in più degli uomini ogni giorno in casa e il tasso di fecondità del Paese è di 1,7 figli per famiglia. Idem in Danimarca, dove le donne lavorano 0,9 ore in più.
Di sicuro, entrambi i valori sono al di sotto del cosiddetto tasso di sostituzione di 2,1 figli per famiglia, che è necessario affinché un Paese mantenga una popolazione stabile. Ma superano quelli di Paesi con una fecondità ancora più bassa. In Corea del Sud, dove il tasso è di 0,9 figli, le donne lavorano 2,8 ore in più degli uomini in casa e in famiglia ogni giorno. E in Italia, dove il tasso di fertilità è 1,3 (per la precisione 1,24, ndt), le donne lavorano 2,9 ore in più.
Gli Stati Uniti, nel frattempo, hanno un tasso di fertilità simile a quello scandinavo di 1,7, anche se le donne lavorano 1,8 ore in più a casa. In un’intervista alla editorialista del Washington Post Heather Long, Goldin ha affermato che le ipotesi degli uomini su ciò che fanno gli altri padri sono importanti. Le cose non cambieranno “a meno che non cambino le aspettative dell’uomo su ciò che ‘dovrebbe fare'”, ha spiegato.
“Ci sono alcune prove secondo le quali che i singoli uomini credono nell’equità di coppia più di quanto non agiscano in base a essa, perché pensano che gli altri non la pensino così”.
Con lo sviluppo rapido delle economie o la ripresa del dopoguerra, le donne sono entrate a frotte nella forza lavoro, scontrandosi con alcune norme culturali.
“Quando si ha una crescita rapida, non si dà alle generazioni abbastanza tempo per abituarsi alla modernità. Le si spinge nella modernità”, ha affermato Goldin.
Sebbene il suo articolo non sostenga una soluzione politica specifica, il Premio Nobel ha detto al Post che i legislatori statunitensi potrebbero fornire un servizio di assistenza all’infanzia sovvenzionato dal governo, affermando che questo è più critico del congedo parentale.
Lo studio arriva mentre altri dati indicano il peso schiacciante dell’assistenza. Nell’ultimo rapporto Cost of Care di Care.com, il 90% dei genitori ha perso il sonno, l’80% ha pianto (con un numero che sale al 90% per le madri), l’85% ha sacrificato altri obiettivi di vita, il 73% si è scagliato contro i propri cari, il 71% ha sofferto di problemi di salute e il 29% ha pensato al suicidio o all’autolesionismo.
Genitori sotto stress tra spese, insonnia e pensieri di suicidio
Nel frattempo, un recente studio del McKinsey Global Institute ha affermato che gran parte del mondo sta affrontando un “deficit di giovani” poiché le persone hanno meno figli, predisponendo le principali economie al collasso demografico.
Alcune di queste economie sono sulla buona strada per vedere un calo demografico del 20-50% entro il 2100, il che richiede grandi cambiamenti nelle società e nel funzionamento dei governi.
Ma se i trend demografici continuano, i giovani sopporteranno una crescita economica più lenta, sostenendo al contempo coorti più grandi di pensionati, ed erodendo i flussi storici di ricchezza generazionale, ha avvertito lo studio.
L’articolo originale è su Fortune.com