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Satira e reputazione: sul web fa ancora più male

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Velasco25 Articolo

Ne uccide più la lingua della spada. A decine di secoli di distanza, non perde certo la sua attualità la frase del libro del Siracide, nelle Sacre Scritture. E anche se cambiano i mezzi, con la classica invettiva scritta che viene via via sostituita da reels, meme e filmati su Youtube o su altri social media, il peso delle parole è sempre importante. Anche e soprattutto se la semplice faccina che ride o, in modo più completo, un breve video satirico diventa strumenti per fare satira.

Ebbene, nell’epoca moderna dell’informazione immediata, capace di giungere a chilometri di distanza in un attimo e diffondersi viralmente a milioni di persone, la satira “virtuale” sarebbe ancor più pesante e difficile da sopportare per la reputazione delle persone, rispetto a quanto invece può avvenire dopo una critica diretta. Anche se magari il commento satirico, a prescindere dallo strumento, è apparentemente innocuo. A segnalarlo è una nota dell’American Psychological Association, che spiega quanto pubblicato sul Journal of Experimental Psychology: General. La ricerca è stata coordinata da Hooria Jazaieri, della Santa Clara University. 

Lo studio, in qualche modo, parte dalla vita vissuta. E da quello che ogni giorno, compulsando su smartphone, computer o tablet, facciamo ogni giorno osservando un video. In una prima valutazione sono stati seguiti oltre 1.300 soggetti che hanno guardato video di YouTube satirici o critici nei confronti di alcuni atleti famosi, musicisti, personaggi televisivi o personaggi del mondo degli affari.

Chi ha guardato sia video satirici che immagini relative alla critica nei confronti di protagonisti del mondo del business o dello sport, solo per citare qualche esempio, ha riportato percezioni più negative sulla reputazione dei diversi personaggi dopo le immagini satiriche. La stessa tendenza si è osservata quando un’altra popolazione ha osservato meme sull’incidente sugli sci di Gwyneth Paltrow, con annessa causa legale, e anche dopo che un meme satirico (rispetto alle foto), ha preso di mira un famoso allenatore che ha lasciato più spesso la panchina.

Si dirà: tutto questo accade per meccanismi psicologici legati alla presenza di protagonisti ben noti nel mondo. Ma non è così, anche meme che prendono in esame soggetti con vicende simili ma sconosciuti ai più hanno comunque un peso sulla reputazione maggiore. 

Capitolo contromisure

Se mai dovesse capitare una situazione di questo tipo, bisogna puntare sull’interazione positiva tra il bersaglio della satira e chi riceve il messaggio. L’umanizzazione rappresenterebbe una chiave per aumentare l’empatia nei confronti di chi si trova sotto tiro. Nella nota dell’American Psychological society l’autrice dello studio rileva che alla fine, il computo tra rischi e benefici può virare a favore di questi ultimi. 

Perché alla fine sorridere aiuta. Sempre. “L’umorismo, le risate e persino le critiche hanno benefici positivi e svolgono funzioni importanti nella società – è il commento di Jazaieri – Si spera che quando qualcuno è bersaglio della satira, ci accorgeremo se stiamo praticando una sorta di disumanizzazione o supposizioni sulla persona che potrebbero non essere vere”. Va detto infine, per dovere di cronaca, che la focalizzazione su quanto avviene in chiave visiva senza considerare testi scritti può rappresentare una variabile chiave. Tanto che i risultati ottenuti con video e meme potrebbero non essere adattati alla satira scritta o ai podcast. 

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