Quello che si scorda di dire quando si parla della necessità di costituire un esercito europeo è che le forze armate di una nazione – o di una federazione – non possono prescindere da una politica estera e di difesa comune. I militari possono agire soltanto in vista di obiettivi e norme condivise. Se hai un esercito, anche il meglio equipaggiato, ma non hai una visione condivisa sul conflitto in Ucraina o in Medioriente, i soldati resteranno immobili, paralizzati dai veti contrapposti e dall’assenza di una strategia condivisa.
Su quali basi si forma una visione comune? È partito da qui il vicepresidente Usa J. D. Vance nella sua ormai celebre allocuzione alla “Munich Security Conference” lo scorso 14 febbraio. Davanti agli alti ufficiali e tra pochi applausi, è calato il gelo quando Vance – già scrittore di successo, già militare in Iraq, già venture capitalist – ha rivolto un monito: cari europei, dovete investire di più in difesa, d’accordo, ma ancora prima dovete domandarvi per quali valori battervi nel mondo. Dai tempi della Guerra Fredda, l’Occidente è sempre stato il regno della libertà contro le dittature e le autocrazie. Oggigiorno, secondo Vance, l’Europa si è allontanata dal faro della libertà, non la considera più una priorità assoluta, anzi è disposta a limitarla dietro i diktat del politicamente corretto, in ossequio al mainstream, con la censura o con l’eccesso di norme scriteriate. In Europa, secondo Vance, la libertà resta un miraggio: si usano “formule dell’era sovietica” come “disinformazione” per annullare le elezioni in Romania, si costruiscono “cordoni sanitari” per far fuori dall’arena politica i partiti che non condividono le idee dell’establishment, i Commissari di Bruxelles informano i cittadini che i social media saranno chiusi nei periodi di disordini civili o in caso di “discorsi di odio”. Vance ha citato innumerevoli esempi della deriva tirannica delle democrazie europee: la Germania dove la polizia effettua retate contro cittadini sospettati di aver pubblicato commenti antifemministi online, come parte della “lotta alla misoginia” su Internet; in Svezia il governo condanna un attivista cristiano per aver partecipato ai roghi del Corano che hanno portato all’omicidio del suo amico; il Regno unito dove, due anni or sono, un cittadino cinquantunenne, veterano dell’esercito, viene arrestato per essersi fermato a pregare in silenzio, per tre minuti, a cinquanta metri da una clinica abortista. Che libertà è questa?
Vance riconosce i limiti alla libertà di espressione presenti anche negli Usa soprattutto durante l’amministrazione Biden (valga per tutti il caso di Meta – Facebook, con le pubbliche ammissioni di Mark Zuckerberg circa le ingerenze e le censure richieste dalla Casa Bianca). Ma con Trump la musica è cambiata, a Washington “c’è un nuovo sceriffo in città, potremmo non essere d’accordo con le vostre opinioni, ma combatteremo per difendere il vostro diritto di fare offerte nella pubblica piazza”. Sia chiaro: questo non significa negare i rischi connessi all’avanzata della Cina né la minaccia online della propaganda russa, ma una democrazia non risponde a queste minacce negando se stessa. “Se la tua democrazia – scandisce J. D. Vance – può essere distrutta con poche centinaia di migliaia di dollari di pubblicità digitale da un Paese straniero, allora non era molto forte”. E se si parla di democrazia il mandato popolare non può essere ridotto a un orpello, le idee e le opinioni dei cittadini, che trovano massima espressione nel processo elettorale, non possono essere ignorate soltanto perché si discostano dall’establishment. I cittadini europei, ragiona il vicepresidente Usa, non hanno votato i loro governanti per aprire le frontiere a milioni di immigrati non controllati. C’è un dato sconcertante che J.D. Vance fornisce all’audience: tra il 2021 e il 2022 il numero di immigrati entrati nell’Ue da Paesi extra Ue è raddoppiato. Da qui un riferimento al recente attentato di Monaco ad opera di un afghano sbarcato in Italia. “Europei, il popolo h una voce. Non dobbiamo avere paura del futuro. Accogli ciò che la tua gente ti dice, anche quando è sorprendente, anche quando non sei d’accordo. Se lo fai, puoi affrontare il futuro con certezza e con fiducia. Per me questa è la grande magia della democrazia”.