L’integrazione nel mercato del lavoro dei rifugiati è “una scelta strategica per costruire un futuro più equo, innovativo e sostenibile”. Ne sono convinti in casa Pfizer: il colosso della farmaceutica dal 2021 ha lanciato a livello globale il Progetto Refugee Leadership Initiative (PRLI), mirato alla formazione e all’inserimento dei rifugiati presso le proprie sedi in tutto il mondo, Italia inclusa. Una dimostrazione che un’azienda può non solo adottare politiche inclusive, ma renderle strutturali e misurabili.
Se ne è parlato nel corso di un recente evento ospitato dalla Luiss Business School, dove è stato presentato il Position Paper sull’inclusione economica e lavorativa dei rifugiati nel territorio nazionale italiano. L’incontro ha coinvolto esperti, aziende e istituzioni per discutere delle migliori pratiche aziendali e delle strategie più efficaci. L’occupazione tra i rifugiati, hanno detto gli esperti, ha raggiunto il 78% in Italia, una percentuale in linea con la media europea, dimostrando il contributo all’economia e alla sostenibilità del welfare di queste persone.
” Nell’incontro – ha detto Matteo Caroli, Associate Dean for Sustainability and Impact, Luiss Business School – abbiamo presentato un paper che analizza in profondità un caso concreto: l’integrazione professionale dei rifugiati, evidenziando best practice e soluzioni applicabili per un mercato del lavoro più equo e inclusivo”.
“Lavorando a stretto contatto con Paesi dell’Est Europa coinvolti a loro volta in importanti flussi migratori, come Polonia e Grecia – ha aggiunto Massimo Visentin, Eastern Europe Cluster President Pfizer – abbiamo scoperto il ruolo fondamentale che le aziende possono giocare sull’integrazione economica dei rifugiati, così da trasformare una difficoltà in opportunità”.
Nonostante i benefici però, non mancano gli ostacoli burocratici e i pregiudizi. Per questo, è fondamentale una comunicazione chiara e mirata, capace di evidenziare il valore dell’inclusione per l’economia e la società, sostengono i promotori dell’evento.